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Giuseppe Argirò, AD CVA: “L’emergenza climatica continua e le rinnovabili sono la soluzione più efficace”

Giuseppe Argirò, Amministratore Delegato di CVA Spa – Compagnia valdostana delle acque, è intervenuto agli Stati Generali della Ripartenza organizzati dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia il 29 e 30 novembre 2024 a Bologna.

La sua partecipazione è avvenuta al panel dal titolo “Il ripensamento delle fonti energetiche (anche) in una prospettiva geopolitica: quali gli investimenti su cui puntare“, moderato dal giornalista Maurizio Ricci.

Riportiamo di seguito il testo integrale del suo intervento:

“Secondo me non c’è la ritirata di massa degli ambientalisti. È sufficiente, parlando per l’Italia, analizzare i piani industriali delle principali aziende del Paese. Poi il collega Fabrizio Iaccarino che è appena stato protagonista con la sua azienda, con Enel che è la principale azienda del Paese e della presentazione del piano ci dirà qualcosa per quanto riguarda Enel.

Ma certamente non c’è nessuna ritirata di massa perché tutti i piani industriali delle aziende hanno come principale target di investimento, per quanto riguarda la generazione, certamente le fonti rinnovabili. E lo fanno non per spirito nobile e ambientalista ma lo fanno per ragioni industriali importanti. E’ chiaro che esiste un problema complessivo che si chiama cambiamento climatico di cui ancora purtroppo molti tendono a inficiarne la verità scientifica.

Stamattina alle 7 guardavo il telegiornale su un canale nazionale un giornalista con una platea enorme dice “io non sono assolutamente negazionista del cambiamento climatico, ma è sempre cambiato il clima”, e dicendo questa cosa ha evidentemente posto un tema di negazione, cioè la negazione del fatto che l’economia attuale è basata sul fossile che ha dato tantissimo all’umanità, che nessuno deve rinnegare in termini di progresso di valore e di ricchezza che ha prodotto, ma l’economia basata sul fossile determina una situazione rispetto al cambiamento climatico estremamente grave. Lo dico a Bologna dove credo che negli ultimi anni abbiano toccato con mano quali sono i potenziali effetti che ancora si devono vedere nella realtà, perché il clima ha una inerzialità per cui la situazione che oggi stiamo vivendo sotto il profilo dell’aumento medio delle temperature a livello globale ancora non ha prodotto gli effetti per la sua inerzialità che produrrà già nei prossimi anni.

Se anche qui si stabilizzasse la situazione, e non si stabilizzerà, per darvi un dato, e poi posso ritornare al tema industriale, oggi la massa glaciale, e lo dicono tutti i grandi centri di ricerca mondiali, la massa glaciale a livello certamente alpino ma anche globale è superiore del 30% rispetto alle condizioni climatiche che stiamo vivendo, il che significa che se da domani questo aumento di temperatura si stabilizza completamente, noi comunque nei prossimi anni perderemo il 30% della massa glaciale, perché c’è un’inerzialità degli effetti dell’aumento delle temperature.

Allora, al di là di questo aspetto che ci tenevo a puntualizzare, che è sullo scenario di fondo, l’altro aspetto l’hanno puntualizzato meravigliosamente stamattina in modo chiarissimo, prima il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il Generale Masiello, e poi il Presidente Casini con la sua cultura geopolitica. Ci hanno detto che l’Africa è il continente che sta per essere sostanzialmente conquistato dalla Cina, dalla Russia, dalla Turchia, paesi del Nord Africa che sono totalmente instabili, e ce lo hanno spiegato benissimo questa mattina. Bene, allora noi a seguito dello shock del gas russo, come molto bene ha detto il Presidente Besseghini, che cosa abbiamo fatto per garantire la sicurezza nazionale in termini energetici per quanto riguarda la diversificazione degli approvvigionamenti del gas? Abbiamo redistribuito quella offerta di gas con l’Algeria, con la Libia, con la Zerbaijan.

Allora, se qualcuno pensa che nel lungo periodo queste non siano fragilità, allora probabilmente non abbiamo capito bene qual è stata la lezione del gas russo. E allora, a fronte di questo stato di cose, dando per ineludibile, e ho apprezzato moltissimo, come sempre, le parole del Presidente Besseghini, dando per ineludibile che anche l’energia elettrica prodotta dal gas debba essere decarbonizzata, e Snam, qui abbiamo un’azienda in Italia meravigliosa che fa un lavoro straordinario, ma certamente deve essere decarbonizzata, ed è un processo. Io vedo il gas come un’infrastruttura di accompagnamento, oltre che di sicurezza nazionale, al processo di sviluppo delle rinnovabili.

Perché le rinnovabili sono nei piani industriali e devono rimanere la centralità del nostro sviluppo energetico? Perché sono la fonte economica di approvvigionamento energetico in termini economici, più economica che c’è in questo momento in termini di tecnologie. In passato sono costate molto, sono costate molto anche di risorse pubbliche, non ci sono tecnologie energetiche che non sono costate molto alle risorse pubbliche, pensiamo al nucleare francese che è stato tutto pagato dallo Stato. Oggi queste tecnologie consentono due cose, uno di avere approvvigionamento energetico a costi molto competitivi, i più competitivi in assoluto.

Due, migliorano l’autonomia energetica nazionale. Qualcuno eccepisce che i pannelli e gli aerogeneratori ce li vendono i cinesi. Voglio ricordare, se in sala non è noto, mi perdonerà la Presidente di Snam, che i cinesi ce li abbiamo in casa da molti anni, perché forse non sapete che Cdp Reti, che ha la proprietà di Snam, Italgas e Terna, ha un terzo del capitale di proprietà di China State Grid.

Quindi quando io sento dire che stiamo minando la nostra autonomia comprando un pannello cinese, come dire forse qualcuno non si è accorto che da molti anni abbiamo già lo Stato cinese dentro le nostre reti nazionali. Lo so che mi sto dilungando, ma poi magari salto al secondo intervento. Questo per dire che le rinnovabili costituiscono una tecnologia straordinariamente importante, perché per la prima volta il Paese ha a disposizione materia prima energetica, l’acqua, il sole e il vento.

Puntiamo sulle rinnovabili e miglioreremo la nostra sicurezza nazionale e il modello di approvvigionamento industriale. Io sono stato troppo pessimista. Volevo chiedere all’ingegnere Bernardi, che è Presidente onorario ma anche fondatore di Illumia, che è il più grosso family business nel campo dell’energia in Italia, un miliardo rifatturato, e che forse l’ho detto è un ex ingegnere nucleare, se non sbaglio, se è d’accordo anche lui pensa che ci siano delle ragioni industriali cogenti per lo sviluppo e la prevalenza delle rinnovabili”.

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