Giovanni Legnini, Commissario Straordinario del Governo per gli interventi a Ischia, è intervenuto agli Stati Generali della Ripartenza organizzati dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia il 29 e 30 novembre 2024 a Bologna.
Ecco le sue dichiarazioni prima di intervenire al panel centrato sul tema “Cambiamenti climatici, inquinamento atmosferico e disastri ambientali: sulla necessità di un mutamento di approccio“, moderato dal presidente dell’ISPRA Stefano Laporta.
“Ad Ischia, a fine anno si conclude la fase di emergenza, la ricostruzione è stata già avviata, procede con molta criticità, difficoltà, perché si tratta di un territorio, l’unico nella storia delle catastrofi nel nostro paese, nel quale si sono sovrapposti terremoto, frana, alluvione, vincoli di ogni sorta, rischi di ogni sorta, e quindi lo sforzo compositivo di un processo virtuoso finalizzato a mettere in sicurezza il territorio e ricostruire in funzione della messa in sicurezza è stato difficile, ma ormai ci siamo.
Per costruire meglio e mettersi in sicurezza per il futuro occorre coltivare un approccio nuovo. Nel mentre si gestisce l’emergenza, l’assistenza alla popolazione, i ripristini, occorre predisporre le condizioni per ricostruire, per mettere in sicurezza il territorio, e la messa in sicurezza del territorio deve acquisire il criterio, il paradigma dell’adattamento ai cambiamenti climatici.
La visione del passato, quella in base alla quale si ripristinava ciò che c’era, va superata, va spinta in avanti, perché non si tratta dopo queste catastrofi di ripristinare solo ciò che c’era, ma si tratta di creare le condizioni per la sicurezza del futuro, quella che si renderà necessaria alla luce della crisi climatica.
I cittadini non devono rassegnarsi, ai cittadini bisogna garantire il rispetto dei loro diritti, perché nella maggior parte dei casi gli edifici sono stati legittimamente costruiti, sono muniti di titoli e bisogna dare risposte concrete. Ciò che va fatto evolvere nel dibattito pubblico, ma soprattutto nell’ordinamento e nelle azioni concrete, è che non sempre si può ricostruire, come si diceva una volta, dov’era e com’era.
A volte bisogna delocalizzare, perché alcuni eventi, come a noi la cronaca ci dimostra, possono ripetersi e questa possibilità di ritorno di eventi catastrofici è più accelerata che nel passato, in virtù dei fenomeni che conosciamo. Quindi il tema, ad esempio, della disciplina delle delocalizzazioni dalle aree a rischio a quelle meno a rischio, quelle più sicure, è un grande tema delle ricostruzioni post-catastrofe nel nostro Paese e bisogna affrontarlo con determinazione”.








