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Gabriele Fava, presidente INPS: “Per sostenere il sistema pensionistico bisogna promuovere il dialogo con tutti i giovani per orientarli sul loro futuro”

Gabriele Fava, Presidente INPS, è intervenuto agli Stati Generali della Ripartenza organizzati dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia il 29 e 30 novembre 2024 a Bologna.

Ecco le sue dichiarazioni prima di intervenire al panel centrato sul tema “Le pensioni del futuro e la denatalità“, moderato dal giornalista Luca Telese.

In generale molte persone si lamentano della propria situazione economica e fan fatica a vedere un futuro sostenibile o di tranquillità nella vecchiaia.

L’ho detto tante volte e lo ribadisco ancora di più oggi a distanza di quasi sei mesi, sette mesi dall’insediamento. Il sistema pensionistico è in equilibrio ed è sostenibile, ma ben consapevoli delle preoccupazioni che esistono e quali sono.

Sono sicuramente l’aumento dei pensionati, in contrapposizione ai lavoratori, la demografia, quindi la denatalità, ma ben consapevoli di queste situazioni, queste preoccupazioni, assolutamente legittime, stiamo lavorando proprio per scongiurare l’eventualità. Ad oggi sono preoccupazioni eventuali, non sono certezze, abbiamo tutto il tempo per lavorare nel senso di scongiurare, di evitare, di superare queste preoccupazioni.

Quindi la ricetta qual è?

Anche questa l’ho detta, ma ancora di più la ribadisco.

Se vogliamo arrivare a questo sistema pensionistico sostenibile, quindi sostenibilità in senso lato, c’è un’unica ricetta, l’aumento delle basi occupazionali. Perché? Perché i pensionati sono questi. Se vogliamo ribilanciare i pensionati con i lavoratori, dobbiamo avere maggiori contribuenti, quindi che portano maggiori contributi.

Quindi andare verso politiche attive e un nuovo patto, questo sì sicuramente col tessuto produttivo, cioè con le imprese, le quali assumono i lavoratori, coloro le quali creano all’Inps e allo Stato e al Paese i futuri contribuenti e contributi. Quindi da questo punto di vista io non mancherò di fare la mia parte, la parte dell’Inps e sollecitare e certamente augurare che questo nuovo patto sia fatto in maniera, in termini virtuosi, ossia io Inps, noi Stato, ci siamo di fianco alle imprese nei limiti in cui assumeranno, daranno migliori stipendi coerentemente alla produttività. Questo avrà l’effetto virtuoso di produrre più contribuenti, più contributi e quindi andare ancor più verso la sostenibilità del sistema.

Lei ha toccato un tema delicatissimo, quello dei salari troppo bassi in Italia e del precariato. Come Inps siete preoccupati?

Non compete all’Inps, è legislatore, lei sa perfettamente che noi siamo soggetto a ma ciò non di meno, quello che sto dicendo va incontro anche a questo perché nel momento in cui si aiuta l’impresa, in senso lato, a essere competitiva non soltanto a livello domestico ma anche a livello globale, questo di conseguenza aiuterà ad andare incontro a salari, quindi a retribuzioni più accettabili, più ragionevoli, più coerenti. Perché? Perché è un win-win, se rendiamo forti le imprese automaticamente rendiamo forti i lavoratori, è sempre un rapporto a due.

Il lavoro nero però è quello dove i contributi non arrivano, ci sono i lavoratori ma non ci sono i contributi. Sotto questo punto di vista avete una idea di quanto potrebbe essere rilevante l’apporto ai compiti dell’Inps?

Noi come Inps siamo in prima linea contro il lavoro nero, il lavoro irregolare, il caporalato, non a caso ho introdotto io un nuovo concetto di vigilanza, una vigilanza più matura, una vigilanza che non sia esclusivamente e meramente repressiva, bensì collaborativa con le imprese che vogliono, con il tessuto produttivo che vuole fare impresa sana, cioè verso il lavoro regolare. Queste dobbiamo aiutarle, dobbiamo incoraggiarle a essere competitive come ho appena detto.

Al tempo stesso chi utilizza il lavoro nero, il lavoro irregolare e quindi il caporalato, su questo fronte l’Inps è assolutamente in prima linea per stroncare questo fenomeno che va contro i lavoratori, va contro il miglioramento dei pacchetti retributivi e va contro le imprese che vogliono lavorare in maniera regolare.

Ci vogliono pene più severe a suo avviso per il lavoro nero?

È di competenza del legislatore.

È il legislatore che deve, è competenza del legislatore eventualmente inasprire le pene che ci sono o trovare altri modelli di successo che possano performare e aiutare sempre più il lavoro regolare e la competitività delle imprese che vogliono stare in piedi e essere competitive anche a livello globale ma con il lavoro regolare.

E la nuova sfida è portare dentro i giovani sul tema pensione?

Grazie, assolutamente sì. I giovani sono il nostro futuro e il futuro anche del Paese a cui passare il testimone sono i futuri contribuenti e da mio punto di vista i futuri contributi, quindi da questo punto di vista abbiamo inaugurato una nuova stagione che ha d’oggetto a una campagna di educazione previdenziale proprio rivolta ai giovani.

Perché? Perché i giovani non hanno ad oggi la consapevolezza di iniziare subito a costruire e pianificare il loro futuro professionale e personale. Dalla pensione e dal loro sabato annuale dipende molto, dipende anche dalla loro vita personale ma da subito devono iniziare. Si troveranno con il contributivo pieno sostanzialmente che è molto facile, tot contributi, tot pensione, cioè salvadanaio.

Ma la cosa importante è questo che ci teniamo per il loro futuro e per il futuro del Paese e che inizino da subito. Ecco perché andremo in tutte le scuole a cercare di trasferirli e fargli maturare la consapevolezza di iniziare da subito a pensare al loro futuro attivando l’estratto conto previdenziale.

Per chi lo avesse perso, pubblichiamo anche interamente il Panel che ha visto come protagonista il presidente dell’INPS Gabriele Fava.

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