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Gabriele Canè (Il Giorno): «Non sprechiamo le dosi di AstraZeneca»

Ammesso che non sia troppo tardi, forse è bene porsi qualche domanda. Perché in piena pandemia, quando c’è fame di dosi e di sicurezza, un vaccino non è un optional. Perché per i vaccini dovrebbe valere il vecchio concetto grillino che «uno vale uno». Come in effetti è certificato in coro per quelli in circolazione, senza stecche mediatiche, da tutti gli scienziati.

Per AstraZeneca, però, non ha funzionato e non funziona così. L’azienda è partita male dal punto di vista commerciale, è finita nel mirino sul fronte scientifico, ha ballato al di sopra e al di sotto di una mezza dozzina di soglie d’età e di genere e ha continuato ad essere in ritardo nelle forniture.

Per Astrazeneca non ha funzionato e non funziona così, tanto che la Ue ha fatto causa e adesso annuncia che da giugno non rinnoverà il contratto. Questione legale, senza dubbio, ma che aggiunge un ulteriore anello alla catena di comprensibili sospetti e diffidenze. «Astrazeneca? No, grazie». Infatti, ne abbiamo due milioni di dosi nei frigoriferi. Molte per le seconde dosi. Tante, troppe, per le prime che un po’ di gente rifiuta o rifugge. Uno spreco di medicine e di vite che non possiamo permetterci.

Quindi? Di sicuro non si potrà obbligare i dubbiosi, dopo che da mesi si sono alimentati i dubbi, rendendo incerti i confini contrattuali e sanitari, ma chiarissimo il fatto che «forse sarebbe meglio fare un altro vaccino». Nel frattempo, milioni di italiani hanno avuto dosi di AstraZeneca, e non si contano cataste di morti agli angoli delle strade. Niente.

Quindi? Prima di tutto bisogna garantire in sicurezza, anche psicologica, la seconda dose a chi ha fatto o sta facendo la prima. Poi bisognerà porre un rimedio a questo spreco di fiale «congelate». Facendo chiarezza. Ad esempio, spendendo un po’ di danari e di impegno in una campagna pubblicitaria che garantisca la qualità di AstraZeneca: rassicurazioni uniformi degli scienziati, vaccinazioni pubbliche di personalità del mondo politico, dello spettacolo, dei social. Nella civiltà della comunicazione, la fiducia corre sui media. Oppure, tagliare, chiudere: è un ottimo farmaco, ma preferiamo altri fornitori. Stop. Di sicuro nemmeno una di quelle dosi dovrà andare sprecata.”

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