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Claudio Franchini (docente Diritto Amministrativo all’Università Tor Vergata): «Certe misure emergenziali sono importanti, ma non bastano»

I RELATORI

Claudio Franchini, docente ordinario di Diritto Amministrativo all’Università di Roma Tor Vergata e autore del libro “L’intervento pubblico di contrasto alla povertà”, ha rilasciato una serie di dichiarazioni, in occasione del webinar online organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna, in collaborazione con l’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia, dal titolo “La Povertà”.

Dopo i saluti del Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche, Michele Caianiello, e l’introduzione del professore ordinario Carlo Bottari, l’evento ha visto tra gli ospiti anche il cardinale e arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, e il professore di Diritto Costituzionale, Luca Mezzetti.

Mi sembrano ci siano più livelli di povertà. C’è la povertà individuale, ma poi c’è la povertà istituzionale. C’è la povertà delle persone, ma c’è anche una povertà della politica e dei politici. La povertà è un tema emergenziale. L’emergenza ha ulteriormente accentuato la povertà, ma è un dato storico che ha attraversato tutte le realtà. La politica, lo Stato, l’intervento pubblico, non può farsi trovare impreparato, perché non è un tema nuovo. Purtroppo, è un tema storico e forse endemico.
Ci ricordava sua eminenza l’importanza dell’etica nell’economia. Questa è un’aspirazione che purtroppo la storia non ha raccolto sempre molto efficacemente. Ci sono stati momenti e fasi ondivaghe su questi temi. Però la povertà più o meno acutamente ha sempre attraversato il corso della Storia. Non è ammissibile che la politica si faccia trovare impreparata, addirittura preparata ma inefficace (non so quale delle due declinazioni sia peggiore). Su questo mi sembra che lei abbia un’idea decisa, laddove conclude dicendo che probabilmente sarebbe addirittura auspicabile nella valorizzazione del terzo settore un intervento dello Stato che, da fornitore diretto nel servizio diventi coordinatore dell’intervento privato. Ho interpretato bene il suo pensiero?

«Non c’è molto da aggiungere, perché in realtà non è una domanda sono affermazioni condivisibili. È un tema storico, è un tema endemico. Che cosa ha fatto la politica di fronte a questo? Che cosa dovrebbe fare? È soltanto assente o anche inefficiente? A me sembra che il vero problema sia quello di intervenire in modo saltuario, in modo non programmato, non globale. Ma soprattutto sia l’intervento indirizzato a sopperire sul piano economico, mentre invece non si capisce che bisogna fare qualcosa di più. E questo è scritto nella Costituzione».

«Non c’è niente da fare, i nostri studenti sono sui banchi perché, chi più chi meno, hanno la possibilità di starci. Ma una persona che sta in un campo rom, una persona che è immigrata, una persona che non ha le possibilità, non ci arriva all’università. Perché non ha le risorse familiari ed economiche per poterlo fare. Una persona che non ha le risorse economiche non si cura, e quindi permane in una condizione di diseguaglianza. Quindi, non ci si può limitare a dire “do un reddito di emergenza” o “do un reddito di cittadinanza” e così via. Bisogna fare qualcosa di più».

«Certo quelle sono misure importanti, vanno adottate. Soprattutto in momenti emergenziali, quali stiamo vivendo. Ma non basta questo. E allora bisogna partire da lontano. E ho l’impressione che, purtroppo, questa capacità di partire da lontano negli ultimi anni le varie classi politiche che si sono susseguite al governo o in Parlamento non l’abbiano dimostrato».

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