Elisabetta Gualmini, Deputata Europea, è intervenuta agli Stati Generali della Ripartenza organizzati dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia il 29 e 30 novembre 2024 a Bologna.
Ecco le sue dichiarazioni prima di intervenire al panel centrato sul tema “Stato, mercato e competitività del sistema imprenditoriale italiano: quali scelte per il futuro?“, moderato dall’economista Giuseppe Coco.
L’ex premier Giuseppe Conte ieri proprio da qui ha bacchettato il PD dicendo che è poco democratico votare per von der Leyen 2, lei in Europa ha preso parte a questo voto, come replica?
Io replico in modo molto convinto e devo dire la verità anche un po’ infastidito perché non capisco il senso di non votare il governo dell’Unione Europea. Qui non parliamo di un voto di coscienza, di un voto che tocca le corde individuali di ognuno di noi, parliamo del fatto di avviare o non avviare l’attività della Commissione Europea.
E’ chiaro che anche a noi sarebbe piaciuto avere la stessa maggioranza di luglio, quindi una maggioranza super progressista, ma bisogna fare i conti con la realtà, ci vuole anche un po’ di pragmatismo in politica, come socialisti democratici abbiamo fatto un accordo, abbiamo scritto un patto secondo il quale verrà confermato l’impegno sul Green Deal, sui diritti, sulla dimensione sociale.
L’allargamento della maggioranza ai conservatori europei è un fatto, io penso che Fitto sia la migliore scelta che Meloni potesse fare, è un uomo europeo, mi auguro che il suo tasso di europeismo cresca ancora di più, lo dice oggi Romano Prodi in un’intervista, dice “la vicepresidenza, io non mi ricordo neanche che fossero i miei vicepresidenti”.
Quindi un segnale di responsabilità, possiamo noi con Trump allergico alla democrazia, pronto a metterci le tariffe, aspettare ancora? Sono sei mesi che noi stiamo negoziando sul futuro governo dell’Unione. Non è il governo migliore possibile? Può essere, paradossalmente da una spinta alle forze politiche in Parlamento per poter incidere ancora di più, ma è una scelta di responsabilità, l’Unione Europea deve partire con forza. Quale sarebbe stata un’alternativa? Io non lo so.
Lui dice che il problema non è stato tanto di trovarsi a votare con Meloni e Fratelli d’Italia, è un errore di prospettiva politica che pagheremo tutti, perché avevamo i numeri per riorientare e continuare a fare il lavoro svolto in Europa.
No, questi numeri francamente non mi tornano. Secondo, non è che mercoledì si è chiusa una storia, mercoledì è iniziata una storia, la storia dell’Ursula 2 e paradossalmente, ripeto, anche una commissione un po’ più debole, dobbiamo dircelo, rende l’impegno e il doversi dare una mossa da parte delle forze politiche europeiste e progressiste ancora più urgente e necessario. E questo è quello che noi dobbiamo fare. Poi c’è anche un dato di realtà, spiace ricordarlo, ma la situazione del Parlamento Europeo non è quella di 5 anni fa, la terza forza politica in Parlamento per la prima volta nella storia è quella dei patrioti, non è più quella dei liberali, quindi la triplice europeista si è molto indebolita.
Noi non vinciamo le elezioni in giro per il mondo se abbiamo 4 commissari in questo giro invece che 9 della volta scorsa, quindi è evidente che c’è un vento che soffia verso destra. Vogliamo urlare allo scempio e stare alla finestra? No, diamoci da fare per poter noi con forza reggere il timone e guidare la stessa Ursula von der Leyen.
Sul discorso della censura a Scholz a proposito della telefonata a Putin, anche su questo Conte è stato molto duro, lei l’ha votata?
Io non l’ho votata perché avevo un impegno qua, ma avrei votato come a luglio, come la volta scorsa. Devo dire che quella frase lì non mi è piaciuto, perché non ha senso andare in quel contesto lì andare a stigmatizzare la telefonata di Scholz. Però puntare il dito lì vuol dire perdere di vista il messaggio generale, qual è il messaggio di quella risoluzione? È un impegno dopo l’elezione di Trump negli Stati Uniti a confermare il nostro appoggio all’Ucraina, anche appoggio militare, un impegno ad andare verso una difesa comune europea, è un impegno a difendere non solo l’Ucraina, ma la democrazia in giro per il mondo, questo è il punto.
Quindi arrendersi a Putin vuol dire arrendersi ai regimi autoritari, semidemocratici o illiberali, è la fotografia d’insieme che va tenuta presente e io penso che il popolo ucraino vada aiutato e difeso fino in fondo, che non può andare a negoziare la pace in una condizione di totale sconfitta e debolezza, deve andare ad un tavolo di pace in una condizione tale per poter negoziare e ci auguriamo che questa pace arrivi.
Prima Casini che era ospite di un panel, proprio a proposito della questione Ucraina ha detto che la pace si ottiene con la deterrenza, non con le bandiere della pace, noi nel Mediterraneo non contiamo nulla, noi Europa e basta vedere come si comporta la Libia, cosa ne pensa?
E’ vero che l’Europa in giro conta molto poco, è vero che in Medio Oriente noi siamo andati come governi nazionali, quindi individualmente, Macron poi noi e non come Unione Europea, ma noi la vogliamo un’Unione Europea più coesa e più forte, il punto è le forze politiche che oggi sono al governo dell’Italia e che siedono al Parlamento Europeo, vogliono un’Unione Europea con una politica estera, forte, unita, coesa? O vogliono l’Europa delle nazioni e quindi tornare indietro rispetto al progetto di integrazione europea?
Abbiamo bisogno di essere più credibili e forti nel mondo, ma dobbiamo remare tutti nella stessa direzione, se alla Salvini o alla Le Pen urliamo al fatto che l’Europa è il peggior nemico possibile, si fa fatica ad essere credibili anche negli scenari di guerra.
Con Conte bisogna anche cercare delle alleanze, per esempio in Emilia Romagna si è vinto, non era necessario dal punto di vista dei numeri, però alla fine c’è stata un’alleanza e adesso forse ci sarà anche una giunta insieme, quindi vi dovete un attimo…
Distinguiamo le questioni locali dalle questioni europee, sono tra l’altro molto contenta che il Movimento 5 Stelle appartenga ad una forza politica in Parlamento Europeo, hanno fatto la scelta di collocarsi nel campo della sinistra con The Left, ma non c’è dubbio che in Emilia Romagna la coalizione è benvenuta e l’ingresso in giunta è assolutamente, non spetta a me, ma ben salutato. Io penso che in prospettiva bisogna lavorare sulla coalizione, non penso che il PD debba avere un ruolo egemonico, pari-centrico sì, ma deve avere anche degli alleati, altrimenti matematicamente facciamo fatica ad essere un’alternativa.
Sulla politica estera dobbiamo ovviamente trovare una strada più convergente, ma anche a destra le forze politiche hanno opinioni molto diverse, però riescono a stare insieme, speriamo di poterlo fare anche noi.
Ieri sono scese in piazza in 50.000 qui a Bologna contro la manovra, cos’ha che non va bene questa manovra?
Ma intanto veramente impressionante il numero delle persone scese in piazza, devo dire, su Bologna qualcosa di straordinario. Cos’ha che non va? E’ una manovra di breve respiro, di breve periodo, per un governo che invece ha una maggioranza politica notevole, che potrebbe avere una visione più larga. Sulla sanità, che è una delle questioni, la protezione sociale che interessa di più i nostri cittadini, non ci sono passi in avanti, tanto che c’erano anche i medici in piazza e quindi noi vorremmo una manovra che guarda di più ai bisogni di protezione delle persone e non stringa l’occhio alle categorie che sono vicine al governo”.








