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Deficit al 3%: un traguardo importante ma è presto per cantar vittoria | L’analisi di Giampaolo Galli

La riduzione del deficit al 3% del Pil è un traguardo importante, perché contribuisce ad abbassare lo spread e dunque il costo degli interessi sul debito pubblico e anche il costo dei finanziamenti per imprese e famiglie.

È presto però per cantar vittoria. Dall’inizio dell’Unione Monetaria il deficit dell’Italia è stato quasi sempre sotto o in prossimità del 3%.

È stato sotto questa soglia per tutto il decennio 2011-2020, ossia fino alla pandemia ed era stato al 3,5% nel 2011, l’anno della grande crisi dell’Italia.

Il punto è che bisogna ridurre il deficit rispetto al Pil in misura tale da ridurre anche il rapporto debito su Pil.

E ciò non è avvenuto.

Dalla prima grande manovra di risanamento, quella del 1992, sono passati oltre tre decenni e il debito è più alto di allora (136% contro il 104% di allora), l’avanzo primario è risicatissimo, come allora, e si sono verificati alcuni ovvi cambiamenti in peggio: la crescita economica si è quasi azzerata e in più ha preso avvio un drastico calo demografico che pesa come un macigno sulla sostenibilità del welfare e dunque del debito.

Fra tre decenni il problema del debito sarà risolto?

O saremo ancora alle prese con una cronica insufficienza di risorse da dedicare a beni pubblici meritevoli, sanità e scuola in primis, ma, purtroppo, anche difesa?

Guardando le proiezioni a lungo termine delle istituzioni internazionali, sappiamo che il debito è destinato a crescere ancora, a meno di ulteriori misure restrittive.

Alcuni cambiamenti in atto o comunque possibili possono alleggerire il compito del risanamento: un aumento dell’occupazione femminile, che è ai minimi in Europa, la diffusione di pratiche di invecchiamento attivo, un aumento dei flussi migratori regolari.

Soprattutto, occorre trovare il modo di ridare fiato alla crescita economica.

Con tutta evidenza non è un compito facile, ma è difficile credere che l’Italia sia condannata ad aeternum ad una crescita tanto più bassa di quella degli altri paesi europei.

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