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Banca Mediolanum rafforza la crescita nell’industria del risparmio | L’analisi

In un paese in cui le imprese famigliari restano il motore dell’economia ma scivolano spesso su insidiosi problemi di governance e faticano a rinnovarsi, Mediolanum è una storia in controtendenza.

A oltre due anni dalla scomparsa di Ennio Doris per il gruppo di Basiglio il passaggio alla seconda generazione è ormai ampiamente consolidato e la crescita nell’industria del risparmio sta accelerando.

Al punto che in borsa il titolo ha recuperato le perdite incassate a fine 2021 e ha toccato negli ultimi mesi nuovi massimi storici.

Il verdetto è praticamente unanime: con 14 raccomandazioni di acquisto, solo una di neutralità e nessuna di vendita, l’azione della banca specializzata in risparmio gestito è giudicata dagli esperti mercato come un indiscusso must-have di Piazza Affari.

Secondo gli analisti, scrive MF-Milano Finanza, Massimo Doris ha fatto bene i compiti a casa proseguendo in quel solco di visione dei trend di mercato che aveva contraddistinto l’attività del padre.

Ennio Doris, quasi uno startupper ante-litteram, convinse gli investitori (primo tra tutti Silvio Berlusconi, storico alleato e azionista di Mediolanum), che l’Italia era pronta per imparare a investire all’americana, con il pionieristico – per l’epoca – strumento del risparmio gestito.

Allo stesso modo l’attuale ceo Massimo ha capito che in un contesto di mercato in cui gli italiani, alle prese con inflazione, perdita del potere di acquisto, rischio di recessione, tornano in massa sui titoli di Stato, la strategia vincente è accoglierli con prodotti di deposito della liquidità ad alto rendimento per un certo periodo di tempo, e poi cercare di spostarli verso il risparmio gestito.

Dalla morte di Ennio Doris, e con in mezzo la fase più dura per i mercati post-guerra in Ucraina, il titolo Banca Mediolanum ha portato in dote agli azionisti un total return (performance di borsa comprensiva dei dividendi) del 25%.

Attualmente il titolo prezza circa 9,9 euro, ma gli analisti prevedono un target price medio di 11,2: il potenziale di crescita è quindi nell’ordine del 13%.

La fiducia di analisti e investitori non deriva solo dalla solidità del business, ma anche da un modello di governance che si è dimostrato molto più solido rispetto a quello di tante imprese famigliari italiane.

La forza industriale e quella patrimoniale (il Cet 1 è al 22,3%) rendono Mediolanum un candidato naturale di quel consolidamento che analisti e investitori prevedono per il sistema finanziario italiano.

Anche se Massimo Doris ha sinora smentito scenari di aggregazione, i rumor in questo senso non si sono mai placati.

C’è chi guarda in direzione di Mediobanca, di cui Basiglio è storico azionista e pattista dal 1999 e che con i Doris condivide il forte interesse strategico per il gestito di alta gamma.

C’è invece chi vede nel futuro di Mediolanum l’alleanza con una grande banca commerciale come Intesa Sanpaolo, l’istituto che il ceo Carlo Messina ha trasformato in una wealth management company.

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