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Arturo Cirillo (regista): «Non sono d’accordo con Franceschini: il futuro del teatro è dal vivo, non dentro una piattaforma digitale»

«Il teatro è quella cosa che si fa dal vivo, con attori e pubblico presente nello stesso momento. Se si porta in tv o in internet va benissimo, ma non può essere l’alternativa. Non sono d’accordo con il ministro Franceschini, il futuro del teatro non è dentro una piattaforma digitale». Così Arturo Cirillo si esprime riguardo la cultura, più precisamente i teatri, e lo stop dovuto alla pandemia, ai microfoni dell’Ansa.

Il regista-attore napoletano, che sabato 27 gennaio sarà in prima serata su Rai5 (ore 21.15) con lo spettacolo “La scuola delle mogli” di Molière, si esprime anche riguardo il ruolo del Servizio pubblico televisivo per trasmettere durante questi periodi di chiusura dei teatri. «È meritorio che la Rai torni ad offrire alle compagnie occasioni di lavoro, documentazione e divulgazione. Però il teatro in tv non risolve i problemi di esistenza del teatro, il teatro può essere trasmesso dopo l’incontro con il pubblico».

Anche per una questione economica. «Cinque giorni di prove in tv non potranno mai compensare quattro mesi di tournée annullati. Dobbiamo fare in modo che i teatri riaprano il prima possibile, si può tornare a fare spettacolo in sicurezza».

Arturo Cirillo è al lavoro al Teatro delle Muse di Ancona, che con Marche Teatro continua a produrre. Sospese le tournée, vuota la sala, il palcoscenico è ora il set per il riallestimento tv di “La scuola delle mogli” con la regia televisiva di Francesca Taddeini. Cirillo, che ne è anche regista, è in scena con Valentina Picello, Rosario Giglio, Marta Pizzigallo, Giacomo Vigentini; scene di Dario Gessati, costumi di Gianluca Falaschi. Prodotto nel 2018 da Marche Teatro, Teatro dell’Elfo e Teatro di Napoli, lo spettacolo ha avuto oltre 100 repliche dal vivo.

Uno spettacolo che però, nonostante la trasmissione in televisione, non è la stessa cosa come pubblico. «Non fingiamo di avere il pubblico in sala, le telecamere offrono punti di vista diversi da quello frontale. Tutto questo, però, non sarebbe possibile se non avessimo alle spalle un rapporto rodato con gli spettatori».

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