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Andrea Crisanti (virologo): «Ora tamponi a tutti gli stranieri. Messaggi sbagliati ai giovani»

È normale che i contagi risalgano ma non ci sarà un nuovo lockdown. Però ora bisogna fare i tamponi a tutti gli stranieri, inoltre sono stati dati messaggi sbagliati ai giovani. Lo afferma il virologo Andrea Crisanti intervistato da Chiara Baldi per ‘La Stampa’.

Quella di ieri è stata una giornata negativa per quanto riguarda numeri e indice Rt. Ci dobbiamo preoccupare? «Direi di no. Il quadro di questi giorni fa parte della dinamica epidemiologica di questo momento. Penso che quelli di ieri siano numeri che rientrano nella dimensione dell’epidemia a livello mondiale. In più, in Italia non siamo mai arrivati a zero contagi per cui non dobbiamo essere troppo sorpresi da questi numeri. A una analisi più approfondita, poi, emerge che questi nuovi contagi sono casi importati da altri paesi, focolai da rientro che sono una minaccia vera e propria. E per i quali vanno presi dei provvedimenti».

Di che tipo? «Per esempio sul modello di quello che stanno facendo in Germania e che io ho consigliato molto tempo fa. Di ogni viaggiatore si ricostruisce l’itinerario, lo si sottopone a tampone e poi lo si mette in isolamento. È un lavoro enorme, molto faticoso, ma necessario. Credo che anche noi arriveremo a elaborare un piano del genere per chi arriva da fuori dell’Italia».

Rischiamo un nuovo lockdown nazionale? «No, non credo proprio. Quella italiana è una situazione sotto controllo, tutti i focolai presenti sul nostro territorio vengono oggi gestiti in modo corretto, puntando al contenimento e facendoli estinguere nell’arco di pochi giorni. Certo è che mi aspetto un ulteriore aumento dei casi e quando questi focolai dovessero aumentare nei numeri e nelle dimensioni tanto da sopraffare il sistema, allora sì, dovremo pensare a lockdown localizzati, zone rosse ristrette per tenere sotto controllo la situazione. Non dimentichiamo però che l’Italia, in una situazione in cui non erano presenti farmaci e soprattutto senza vaccini, è stata la prima nazione a scoprire quale fosse il modo giusto di testare i contatti, per cui mi sento di dire che stiamo facendo le cose giuste. Soprattutto ora che il “Modello Veneto” viene finalmente applicato su scala nazionale».

C’è una corrente di pensiero che ritiene i giovani responsabili dell’aumento dei contagi. La movida è un problema? «È indubbio che il virus sfrutti il comportamento sociale degli individui, come abbiamo avuto modo di vedere nei mesi scorsi. Ma trovo curioso questo scaricabarile fatto sui giovani: in fondo, siamo noi che abbiamo dato a loro insegnamenti e messaggi che, forse, in alcuni momenti sono stati anche sbagliati. Per cui ce ne dobbiamo assumere la responsabilità.»

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