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Al centro non basta una tenda | L’analisi di Paolo Mieli

Paolo Mieli sul Corriere torna sull’analisi della sconfitta del centrosinistra nelle Marche: “La verità, restando all’opposizione, è che questa sinistra non appare in grado di convincere gli elettori di essere proiettata in modo adatto a potersi presentare alla stregua di una credibile alternativa di governo. Si è confermato ancora una volta, come ha scritto due giorni fa su queste pagine Massimo Franco, che «mettere insieme tutti» non basta a «fare la forza». Neanche se tutti, come in questo caso, sono davvero tutti.

Il problema, sostengono quasi tutti, è che Schlein e Giuseppe Conte competono per chi sarà il candidato alla guida del governo. E che, per questo, il M5S si tenga le mani libere in modo eccessivamente ostentato. Spalleggiato in ciò da Bonelli e Fratoianni. A noi non sembra essere questo il punto centrale della questione.

Il fatto che, pur essendo alla guida di un partito che conta molti più elettori degli altri che fanno svogliatamente parte della coalizione, debba essere «testarda» nel compiere la sua missione ci dice già quale sia una parte del problema. Forse gli altri dovrebbero essere testardi al pari di lei. Comunque, è affar loro. Anche se dovrebbe insegnare qualcosa il fatto che dalla parte dei loro avversari non c’è bisogno di tutta quella testardaggine”.

Quanto al centrodestra, aggiunge: “Litigano, se ne dicono di tutti i colori, ma, quando arriva il momento della verità, puntualmente si ritrovano uniti. Ed è la Meloni che tira le fila. A sinistra non c’è niente di analogo. E non perché Conte, Bonelli e Fratoianni abbiano un carattere peggiore di quello di Salvini, Tajani e Lupi. Ma per il fatto che manca un contrappeso sull’altro versante, quello riformista. Cioè, un partito portatore di criteri credibili sotto il profilo economico capace di battersi e di far valere i propri valori. E che sia in grado di dire di no a quelle che considera derive eccessivamente radicali.

Capita anche alla destra. Ma questa, come si è detto, al momento delle decisioni che contano risponde con senso della disciplina. A sinistra, invece – conclude – ognuno fa quello che gli pare. Dopo aver oltretutto perso un tempo interminabile in dibattiti definibili eufemisticamente estenuanti”.

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