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Jonathan Pacifici (Presidente Jewish Economic Forum e General Partner di Sixth Millennium Venture Partners): «Nel mondo del post-Corona, l’economia di Israele è più forte che mai»

Su MF – Mercati Finanziari Jonathan Pacifici, presidente del Jewish Economic Forum e general partner di Sixth Millennium Venture Partners, racconta come Israele non solo abbia sconfitto il virus, ma abbia anche rinforzato significativamente la propria economia.

«“Cosa succede se vacciniamo tutti?” si sente spesso chiedere in Italia. Guardare a Israele è un esercizio utile. Nell’ultima settimana si sono registrati circa 80 (!) contagi al giorno. In tutto il Paese (popolazione 9,3 milioni) restano 140 malati in gravi condizioni di cui 76 intubati. Tutti non vaccinati. Dalla scorsa settimana ci siamo levati le mascherine e quasi tutte le restrizioni sono state rimosse. L’altra sera ho mostrato con piacere il QR code della app che mi certifica come vaccinato a un simpatico cameriere e, dopo oltre un anno, ho portato mia moglie a cena fuori».

«Salvo imprevedibili sviluppi qui la pandemia è finita, con buona pace dei no-vax. A 2021 avanzato possiamo affermare con certezza che Israele non solo ha sconfitto il virus ma si trova in pole position per il nuovo mondo dell’economia del post Corona, per dirla con Scott Galloway. E il post Corona è arrivato».

«Nel mio ultimo libro, Gli Unicorni non prendono il Corona, ho descritto le origini degli straordinari risultati del comparto tecnologico israeliano durante l’annus horribilis 2020. Oltre $10 miliardi investiti, 45 unicorni (il 10% della “popolazione” mondiale), IPOs, SPAC ed M&A che non si contano. Poi è arrivato il 2021 e stiamo assistendo a un salto quantico. Nel primo trimestre dell’anno il ritmo è raddoppiato con 5,3 miliardi di dollari di investimenti. Nello stesso periodo il solo secondario ha cubato 2 miliardi di dollari. Significa che centinaia di famiglie di normali impiegati nelle società tech hanno monetizzato opzioni vedendo arrivare sul conto il controvalore di un appartamento».

«Arriva aprile e in un solo giorno viene investito 1 miliardo di dollari in due operazioni: Trax Image Recognition (640 milioni in un round di finanziamento di serie E guidato da SoftBank Vision Fund 2) e Redis Labs (110 milioni in un round di serie G guidato da Tiger Global con partecipazione da SoftBank Vision Fund 2 e Tcv, più una transazione secondaria di 200 milioni)».

«Bisogna però scorrere le notizie dell’ultima settimana per capire l’entità del fenomeno. Il 22 di aprile un round da 156 milioni per Deel (piattaforma per assunzioni remote) dell’israeliano Alex Bouaziz mentre Similarweb (web traffic analytics) vola al Nyse con una valutazione tra 1.5 e 2 miliardi. Il 23 Exit da 500 milioni per Investing.com, round da 100 milioni per Deep Instinct (deep learning  cybersecurity), SPAC da 8 miliardi per Pagaya (fintech). 60 milioni a RapidApi (Api marketplace), 28 milioni a Perception Point (cybersecurity), 40 milioni (Ipo a 150 milioni) per Idomoo (soluzioni video personalizzate). Tutto in un giorno».

«Il 25 round da 30 milioni (valutazione 1,25 miliardi) per BigId (data protection), round da 16 milioni per Vessl Therapeutics (terapie cellulari). Oracle annuncia un nuovo datacenter a Gerusalemme con un investimento di 250 milioni. Il 26 il Blackstone annuncia l’apertura di un nuovo ufficio in Israele. Blackstone, che ha asset in gestione per un valore di 649 miliardi di dollari, è considerata una delle più grandi società di investimento privato al mondo. Fino a oggi era stata attiva in Israele solo attraverso investimenti occasionali».

«“Non appena abbiamo iniziato a investire in società in crescita, era chiaro che non potevamo continuare a essere attivi a livello globale senza essere in Israele”, ha detto al quotidiano economico Calcalist Stephen A. Schwarzman, Presidente, CEO e co-fondatore di Blackstone in un’intervista esclusiva. Fino a oggi “la maggior parte delle aziende in Israele erano troppo piccole per noi. Penso che il nostro arrivo, in questo momento, sia un segno della maturità dell’economia israeliana”».

«Lo stesso giorno la prestigiosa rivista Forbes ha inserito Israele per la prima volta nella top 20 mondiale per pil pro capite. Nel post-Covid israeliano cominciano a vedersi anche i primi risultati degli Accordi di Abramo. Delek Drilling del magnate di origine tripolina Yitzhak Tshuva ha firmato un Mou per la vendita della sua partecipazione del 22% nel giacimento di gas Tamar a largo delle coste israeliane a Mubadala Petroleum, di proprietà del governo di Abu Dhabi. Impensabile fino a pochi mesi fa. Ma del resto, ormai è chiaro, siamo in una nuova epoca».

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