Superare la tradizionale visione centrata sulla singola modalità di trasporto delle persone e delle merci e puntare su un sistema di mobilità integrato che coinvolga il mondo delle infrastrutture, dei trasporti e della logistica.
Le risorse economiche messe a terra grazie al Pnrr (194,4 miliardi) e al Pnc (30,6 miliardi) sono state importanti ma non basteranno.
Inoltre, con la scadenza del Pnrr entro un anno, sarà necessario un nuovo piano di lungo periodo e fondi aggiuntivi per completare la transizione.
Questo il focus del documento di posizionamento strategico di Federtrasporto, l’associazione di operatori e gestori di infrastrutture nel settore trasporti, logistica e turismo aderenti a Confindustria, presentato all’assemblea pubblica 2025.
Il rapporto “Priorità strategiche per i sistemi di mobilità delle persone e delle merci”, come una cartina tornasole, analizza diversi aspetti legati al sistema dei trasporti e traccia la strada da seguire: la priorità del Paese è essere al centro dei grandi flussi di traffico globali e promuovere il trasporto collettivo di persone rispetto al trasporto individuale.
Ma per farlo bisogna creare un sistema di mobilità che sia considerato nella sua interezza, un sistema che oggi appare frammentato e necessita quindi di interventi coordinati.
Cinque i principali driver su cui agire: infrastrutture, transizione ecologica, transizione digitale, competenze e formazione professionale, valichi alpini.
Merci: i numeri del traffico.
L’Italia, grazie alla sua posizione geografica, è connessa a tre continenti, Europa, Asia e Africa.
Il Mediterraneo ospita circa il 10% dei traffici marittimi mondiali.
Attraverso le Alpi, ogni anno, transitano circa 220 milioni di tonnellate di merci, movimentate da circa 12 milioni di mezzi pesanti e 130 mila treni.
Il trasporto merci su strada copre l’84% in t-km e la rete autostradale soddisfa circa il 25% della domanda di traffico nazionale.
Passeggeri: dominio dell’auto privata.
Nel 2019, oltre l’89% del trasporto è stato effettuato con automobili e autobus.
Questa quota è ulteriormente cresciuta oltre il 90% nel 2022.
In particolare, l’80% è stato coperto da veicoli privati, contribuendo al 69% delle emissioni nazionali su strada.
L’Italia mostra una maggiore incidenza del trasporto stradale per passeggeri rispetto alla media UE, dove la quota è del 72%.
Le rimanenti modalità tra cui il treno, il trasporto aereo e marittimo, si distribuiscono nel rimanente 10-11%.
“Questi dati suggeriscono azioni urgenti” – sottolinea Paolo Colombo, presidente di Federtrasporto. “Tra le tante, rendere strutturali gli incentivi Ferrobonus e Marebonus e aumentarli con risorse ben maggiori rispetto alle attuali (almeno 100 milioni di euro all’anno per ciascuna misura). Anche il Fondo dedicato all’autotrasporto, modalità strategica per primo e ultimo miglio, necessita di una riforma, sia nella dotazione finanziaria, circa 700 milioni di euro triennali per rottamare il 30% dei veicoli più inquinanti, sia nei meccanismi di attribuzione delle risorse.”
“Se poi – continua il presidente – vogliamo spostare quota dal veicolo privato a quello collettivo, sicuramente più sostenibile, dobbiamo ammodernare il parco mezzi del tpl, dove sono stati previsti finanziamenti ingenti ma non sufficienti. Per mantenere l’età media dei mezzi sotto i 10 anni serviranno 500 milioni annui post-Pnrr. Attualmente, l’età media è 10,5 anni (9,5 urbana, 11,3 extraurbana), contro i 7-8 anni europei. Il 43% degli autobus è ancora Euro V o inferiore, solo l’1,4% è a zero emissioni. Il Fondo nazionale tpl presenta un gap stimato in 800 milioni di euro l’anno.”
Per il trasporto ferroviario, occorrono investimenti per: adeguamento agli standard UE (treni da 740 metri, carichi da 2.000 tonnellate, sagome per semirimorchi con altezze da 4 metri), potenziamento dei terminal, specie a sud delle Alpi.
Federtrasporto sottolinea inoltre l’urgenza di investire in formazione e competenze digitali e green, includere i trasporti nei Piani nazionali energia e clima, finanziare la decarbonizzazione di settori hard-to-abate come mezzi pesanti, aereo e marittimo, promuovere tecnologie innovative, pratiche sostenibili e intermodalità.
“I profondi cambiamenti richiesti dall’Europa richiedono risorse pubbliche senza precedenti” – conclude Colombo.
“Senza un nuovo e ambizioso piano europeo, c’è il rischio che solo i Paesi con meno debito riescano a rispettare gli obiettivi.”