“I soldi che cominciano ad arrivare dall’Ue vanno in un fondo che li usa per progetti già approvati, che avremmo comunque avviato anche senza pandemia e Pnrr”.
Lo sostiene Stefano Feltri, direttore del quotidiano Il Domani.
“Come anticipato ieri dal Corriere della Sera , i primi 25 miliardi sono andati a pagare investimenti di Rfi – la controllata delle Ferrovie che si occupa di infrastrutture – già realizzati nel 2020, crediti di imposta alle imprese per la transizione al digitale, l’alta velocità in Liguria e tra Brescia e Venezia”, scrive Feltri nel suo editoriale della domenica.
“Tutte cose già decise. Quindi, alla fine della partita di giro, i soldi del Pnrr per ora vengono usati soltanto per evitare l’emissione di nuovo debito pubblico che avremmo usato in alternativa come fonte di finanziamento”.
“Il paradosso – prosegue Feltri – è che il debito oggi costa poco – in un anno il rendimento si è ridotto dell’11 per cento, grazie alle banche centrali – e quindi il risparmio è minimo”.
“Mentre il beneficio di spendere subito risorse in progetti con un impatto sull’economia sarebbe massimo, per impostare l’uscita della pandemia su una traiettoria di maggiore crescita strutturale”.
“Non è tutta colpa dell’Italia – spiega Feltri nel suo editoriale – il difetto è nella progettazione del piano Next Generation Eu: non si capisce che bisogno c’è di usare una complessa leva fiscale (trasferimenti a fondo perduto e prestiti) per fare il lavoro della Bce, cioè ridurre il costo del debito”.