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Semplificazione? Occasione mancata. Nella legge molte norme specifiche, ma manca la visione | L’analisi di Alberto Heimler

Qualche giorno è entrata in vigore la legge sulla semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese. Purtroppo, un’altra occasione mancata per modernizzare il paese.

La legge infatti non affronta questioni cruciali quali la digitalizzazione del catasto, della sanità, dell’apertura di nuove imprese e della loro crescita dimensionale, della semplificazione radicale di procedure e prassi a beneficio dei cittadini, ma si occupa di temi certamente importanti, ma abbastanza marginali e in gran parte slegati dalla modernità: gli scambi di pallett fra imprese così da ridurre i costi di trasporto, una miglior regolazione per la raccolta dei rifiuti industriali, l’autorizzazione all’uso di droni per l’irrorazione dei campi, alcune semplificazione in materia di immigrazione, l’obbligatorietà del possesso di competenze elettroniche per esercitare l’attività di autoriparatore, una più attenta disciplina del pagamento dei canoni per l’occupazione del suolo pubblico, un prolungamento di alcune misure di aiuti di Stato alle imprese, alcune misure di sostegno all’attività turistica, alcune misure di semplificazione dell’attività marittima.

Infine, la legge interviene, probabilmente semplificandole, su numerose procedure estremamente specifiche che incidono su alcune interazioni tra Pa e cittadini, su scuola e sanità, anche qui senza alcun effetto sull’efficienza e la modernizzazione del Paese.

Guardando queste misure nel loro complesso si ha l’impressione che esse derivino da un elenco pre-confezionato di suggerimenti dei Ministeri e che ripropongano una normativa invadente, con un dettaglio esasperato su aspetti specifici (col rischio che gli aggiustamenti debbano continuare per anni e anni) e senza proporre alcuna riflessione sulla possibilità di lasciare gran parte di queste misure alla regolazione secondaria di Ministeri, Regioni ed Enti locali e, in alcuni casi, persino all’autoregolazione da parte delle categorie economiche.

Il compito del Parlamento dovrebbe essere quello di individuare i principi generali di riferimento, ma lasciare il dettaglio a coloro che sono più competenti nella fase pratica e applicativa. Soprattutto, dovrebbe indicare la visione, l’obiettivo, declinare il futuro. Quando ci arriveremo?

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