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Ugur Sahin e Ozlem Tureci (immuno-oncologi): «Il vaccino con mRna aiuterà a curare molte altre gravi malattie»

Gli immuno-oncologi cofondatori di BioNTech, l’azienda che ha sviluppato per Pfizer il vaccino anti Covid, sono le prime persone di origine turca a entrare nella lista dei cento tedeschi più ricchi, con un valore personale stimato da Bloomberg Billionaires Index in 10,6 miliardi di dollari. Ugur Sahin, 56 anni, nato ad Alessandretta (Turchia), e Ozlem Tureci, 54 anni, nata a Lastrup (Germania), sposati nel 2002, sono entrambi figli di immigrati turchi arrivati in Germania negli anni Sessanta.

La loro avventura scientifica, raccontano in un’intervista a La Repubblica, iniziata negli anni Novanta cercando un modo per aiutare il sistema immunitario a combattere i tumori, oltre a proteggere dal Covid centinaia di milioni di persone promette di usare l’Rna messaggero (ovvero il sottile filamento che, nelle cellule, trasporta le istruzioni per costruire le proteine) per curare in modo nuovo tutta una serie di malattie, dai melanomi alle sindromi autoimmuni e a quelle allergiche». Sahin e Tureci raccontano tutto nel libro “Il vaccino che ha cambiato il mondo” (Mondadori), scritto con il giornalista Joe Miller.       

Quando avete capito che la scienza sarebbe stata la vostra vita?

«Fin da ragazza» afferma Tureci. «Sono cresciuta in un piccolo villaggio nel nord della Germania, mio padre era il medico dell’ospedale. Vivevamo lì di fronte e io lo accompagnavo regolarmente sia quando operava, che quando andava a visitare i pazienti a domicilio. A soli 6 anni ho potuto assistere a un intervento chirurgico in sala operatoria, e questo ha avuto un impatto enorme sulla mia visione della medicina».

«Sin da bambino» dice Sahin, «sono sempre stato spinto dalla curiosità. La biologia, la fisica e la matematica mi affascinavano: ho sempre voluto capire come funzionano le cose. E più crescevo, più diventavano grandi le domande. Finché l’amore per la scienza e il desiderio di aiutare le persone mi hanno portato a dedicarmi alla medicina e alla ricerca».

Oggi il potenziale dell’mRna per la medicina sembra dirompente. Voi quando lo avete intuito?

«Non è stato tanto un singolo momento, ma piuttosto una combinazione di osservazioni» sostiene Tureci. «A motivarci era la domanda: “Come trattare al meglio ogni singolo paziente?”. Come medici sappiamo quanto sia potente il sistema immunitario, e quindi abbiamo focalizzato la nostra ricerca sullo sviluppo di una “cassetta degli attrezzi” – grazie all’Rna messaggero – per sostenere il sistema immunitario nel suo lavoro».

«L’mRna è la più antica forma di programmazione costruita dalla natura, perché passa alle cellule le istruzioni per produrre le proteine» spiega Sahin. «Abbiamo capito subito l’enorme potenziale che c’era nel fornire informazioni – a nostro piacimento – direttamente alle cellule immunitarie, codificandole nello mRna. Per poi lasciare che il sistema immunitario faccia quello che sa fare meglio: proteggere il nostro corpo dalle minacce».

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