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“Recidiva zero. Studio, formazione e lavoro in carcere” | Il report del CNEL

Carceri: 61 mila detenuti, tasso di affollamento 119%, recidiva 60%

Al 31 marzo 2024, il numero di detenuti presenti negli istituti penitenziari è pari a 61.049, pressoché stabile dal 2008. Il 31% è di cittadinanza non italiana (19.108). Le donne sono solo il 4,3%. Il tasso di affollamento reale, che indica la percentuale di persone detenute più rispetto ai posti effettivamente disponibili, è pari al 119%. Questi i dati resi noti in occasione del convegno “Recidiva zero. Studio, formazione e lavoro in carcere”, organizzato a Villa Lubin dal CNEL insieme al Ministero della Giustizia.

Circa il 35% dei detenuti ha una multa pena al più pari a quattro anni. Se si circoscrive l’osservazione alle persone con una multa inferiore all’anno la percentuale scende a meno del 10% (quasi 6 mila detenuti). Una forte problematica del sistema carcerario italiano rimane la sua difficoltà a prevenire la recidiva ea favorire il reinserimento dei detenuti nella società: 6 condannati su 10 sono già stati in carcere almeno 1 volta. La media dei reati ascritti ad ogni uomo detenuto è pari a 2,4 contro l’1,9 di ogni donna detenuta. Si stima che il dato della recidiva possa calare fino al 2% per i detenuti che hanno avuto la possibilità di un inserimento professionale.

Carceri: detenuti in corsi istruzione 34%, formazione 6%, 1 su tre lavora

Nell’anno scolastico 2022-2023 il 34% dei detenuti ha frequentato corsi di istruzione all’interno delle carceri. I promossi sono stati il ​​45% degli iscritti totali. Nel 2023, la formazione professionale all’interno delle carceri italiane ha coinvolto circa il 6% dei detenuti. Nel corso dell’anno accademico 2023/2024, il numero complessivo dei detenuti iscritti all’università è stato pari a 1.707, meno del 3% (monitoraggio della Conferenza nazionale dei delegati dei rettori per i poli universitari penitenziari della CRUI). In Italia il 33% dei detenuti risulta coinvolto in attività lavorative (19.153 dipendenti nel 2023), ma solamente l’1% di essi è impiegato presso imprese private e il 4% presso cooperative sociali. La stragrande maggioranza, pari all’85%, lavora alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria (talvolta solo per poche ore al giorno o al mese). Fra i detenuti alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria, l’82,5% svolge servizi d’istituto. La mancata offerta di opportunità lavorative per i detenuti priva lo Stato di un ritorno sul Prodotto Interno Lordo (PIL) fino a 480 milioni di euro.

Questi i dati resi noti in occasione del convegno “Recidiva zero. Studio, formazione e lavoro in carcere”, organizzato a Villa Lubin dal CNEL insieme al Ministero della Giustizia.

Carceri: su 189 istituti penitenziari 86% con locali per formazione o lavoro

Dai dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) emergono un quadro degli spazi presenti all’interno degli istituti penitenziari al 15 marzo 2024. Gli istituti penitenziari che hanno trasmesso informazioni sui locali presenti all’interno del carcere e adibiti ad attività di tipo lavorativo e formativo sono stati 164 su 189, pari all’86%. Sono stati censiti 627 spazi attivi e non attivi all’interno degli istituti: 365 rientrano nella prima categoria e 262 nella seconda (in breve, sei su dieci attivi, quattro su dieci inattivi).

Una particolare rilevanza, rispetto agli obiettivi di reinserimento e inclusione dei detenuti, è assunta dalle aule didattiche e formative e dalla verifica del loro cablaggio. In questo caso la ricognizione ha riguardato 170 istituti su 189; il 31,8% dispone di aule didattiche utilizzate per corsi di istruzione di I e II grado e per l’istruzione terziaria (54 istituti con 602 aule per scuole secondarie – il 56,5% è cablato – e 112 aule universitarie – il 55 % è cablato), il 64,7% dispone di 555 aule per istruzione primaria e secondaria, mentre 6 istituti non dispongono affatto di aule (3,5%). Dei 170 istituti osservati, 45 dispongono di spazi non utilizzati, sebbene siano cablati e possano essere impiegati per percorsi formativi.

Questi i dati resi noti in occasione del convegno “Recidiva zero. Studio, formazione e lavoro in carcere”, organizzato a Villa Lubin dal CNEL insieme al Ministero della Giustizia.

Carceri: 20% interventi formazione dedicata a ristorazione e produzione alimentare

Il CNEL ha censito (l’attività è ancora in corso) i progetti finalizzati all’inclusione economica, sociale e lavorativa dei detenuti, individuando 221 interventi, che hanno coinvolto o hanno avuto come base di realizzazione 41 istituti penitenziari, di cui 12 localizzati nel Nord Ovest, 9 nel Nord Est, 10 nel Centro e 10 nel Mezzogiorno. Il maggior numero di progetti è svolto da cooperative, Consorzi di cooperative, Associazioni di promozione sociale e altre simili (103 progetti). Il 58,4% degli interventi ha riguardato corsi di formazione professionale, il 7,7% corsi di istruzione scolastica e universitaria e il restante 33,9% interventi di inserimento lavorativo.

Nel dettaglio dei 129 interventi di formazione professionale emerge una quota consistente che riguarda l’ambito della ristorazione e della produzione alimentare (20,2%), cui seguono i corsi che riguardano l’attività edile (15,5%) e quelli dedicati alla cura del verde e all’agricoltura (14,0%). Le attività artigianali sono oggetto dell’11,6% dei corsi di formazione professionale, mentre il digitale e la sicurezza sul lavoro mostrano percentuali più contenute (rispettivamente il 4,7% e l’8,5%).

Nell’ambito dei progetti e degli interventi finalizzati all’inserimento lavorativo, su un totale di 78 azioni analizzate, il 22,7% ha riguardato il settore della cura del verde e l’agricoltura, il 13,3% è stato finalizzato ad attività relativo ai servizi interni all’istituto penitenziario, il 10,7% ad attività di ristorazione e la stessa percentuale si ottiene se si guarda all’inserimento lavorativo nel campo dell’edilizia.

Questi i dati resi noti in occasione del convegno “Recidiva zero. Studio, formazione e lavoro in carcere”, organizzato a Villa Lubin dal CNEL insieme al Ministero della Giustizia.

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