Nel 2024, il Pil in volume (+0,7% a livello nazionale) è aumentato dell’1% nel Nord-ovest, dello 0,8% nel Centro, dello 0,7% nel Mezzogiorno e dello 0,1% nel Nord-est.
Il Nord-ovest mantiene il primo posto nella graduatoria del Pil pro-capite, con un valore in termini nominali di 46,1 mila euro, mentre nel Mezzogiorno il livello risulta notevolmente inferiore a 25 mila euro.
Nel 2024 il reddito disponibile delle famiglie per abitante del Mezzogiorno (17,8 mila euro) si conferma il più basso del Paese, il suo valore è di poco inferiore al 70% di quello del Centro-Nord (25,9 mila euro).
Istat pubblica le stime definitive dei Conti economici territoriali per il 2022, quelle semi-definitive per il 2023 e quelle preliminari per il 2024, coerenti con i dati nazionali diffusi a settembre 2025.
Sulla banca dati IstatData sono pubblicati i dati relativi a Pil, valore aggiunto, redditi da lavoro dipendente, occupazione, investimenti, spesa per consumi finali e reddito disponibile delle famiglie per regione; a livello provinciale sono disponibili i dati relativi al Pil, valore aggiunto e occupazione. Si sottolinea che i risultati relativi al 2024 sono ottenuti utilizzando un approccio econometrico basato su indicatori e, pertanto, potrebbero essere soggetti a sostanziali revisioni.
NEL NORD-OVEST IL TASSO DI CRESCITA PIÙ ELEVATO DI PIL E CONSUMI
Nel 2024 il Pil in volume a livello nazionale è aumentato dello 0,7% rispetto all’anno precedente. Il Nord-ovest ha registrato la crescita più rilevante (+1%), sostenuta dall’andamento positivo del settore dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3,9%) e del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni (+1,3%). L’Industria ha mostrato una leggera flessione (-0,5%), mentre negli Altri servizi la contrazione del valore aggiunto è risultata più marcata (-2,5%, a fronte del -0,9% a livello nazionale).
Nel Centro il Pil è aumentato dello 0,8%, risultando leggermente superiore all’andamento medio nazionale. La crescita è stata sostenuta dalla dinamica positiva del valore aggiunto nei settori dell’Agricoltura (+5,3%), dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali (+1,6%), delle Costruzioni (+1,5%) e dell’Industria (+1,2%). Si registra, invece, una flessione dello 0,4% nel valore aggiunto del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni.
Nel Mezzogiorno il Pil ha registrato una crescita dello 0,7%, condizionata dall’andamento negativo dei settori degli Altri servizi (-0,6%) e dell’Industria (-0,4%). Sono risultate, invece, ampiamente positive le dinamiche del valore aggiunto nei settori delle Costruzioni (+3,7%) e dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali (+2,3%).
Nel Nord-est il Pil è risultato sostanzialmente stabile (+0,1% rispetto al 2023), quale sintesi delle flessioni del valore aggiunto nel Commercio e negli Altri servizi (rispettivamente, -2% e -0,9%) e dell’incremento registrato in Agricoltura (+4,8%), Servizi finanziari (+1,7%) e Costruzioni (+1%).
Nel 2024 il Pil, misurato sia in volume sia in valore, è risultato in tutte le ripartizioni territoriali superiore ai livelli del 2019. Gli incrementi più ampi si sono osservati nel Mezzogiorno e nel Nord-ovest, dove il Pil in volume del 2024 supera quello del 2019, rispettivamente, del 7,7% e 7,0%.
Nel 2024, i consumi finali delle famiglie sono aumentati in volume dello 0,7% a livello nazionale. Il Nord-ovest ha mostrato la crescita più sostenuta (+0,9%), l’incremento nel Centro è risultato in linea con la media nazionale, mentre dinamiche lievemente inferiori si sono osservate nel Nord-est e nel Mezzogiorno (+0,6% e +0,4%, rispettivamente).
Nel 2024 il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto in valori correnti del 3% a livello nazionale. L’incremento più significativo si è osservato nel Mezzogiorno (+3,4% rispetto al 2023), quello più contenuto nel Nord-est (+2,7%). Sostanzialmente in linea con la media nazionale sono state le dinamiche del reddito disponibile nel Nord-ovest e nel Centro (rispettivamente, +2,9% e +3%).
PIL IN MAGGIORE ESPANSIONE IN SICILIA E SARDEGNA
A livello regionale, la crescita del Pil in volume più elevata si è registrata in Sicilia (+1,8%), seguita da Sardegna (+1,3%), Lazio e Lombardia (+1,2% entrambe), Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e Piemonte (+1,1% entrambe) e Friuli-Venezia Giulia e Basilicata (+1%).
In Abruzzo si è osservato un andamento del Pil in linea con la media nazionale (+0,7%), con una dinamica lievemente più favorevole in Umbria e Campania (+0,8%).
Incrementi del Pil inferiori alla media nazionale si sono rilevati nella Provincia autonoma di Trento, in Toscana (+0,5%, per entrambe) e in Emilia Romagna (+0,2%). Il Pil è risultato stabile nelle Marche e in lievissima flessione in Veneto e Puglia (-0,1%). La flessione del Pil più marcata si è registrata in Liguria (-1%) e Molise (-1,1%).
Con riferimento alla spesa per consumi finali delle famiglie, gli incrementi in volume più significativi sono stati osservati in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (+1,5%), nella Provincia autonoma di Trento (+1,1%); seguono Lombardia, Molise, Piemonte e Liguria (+0,9%) e Toscana (+0,8%).
In linea con la variazione nazionale dei consumi finali delle famiglie in volume si collocano Abruzzo, Lazio ed Emilia-Romagna (+0,7%) e Marche (+0,6%). Dinamiche più contenute sono state rilevate in Basilicata, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Calabria e Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (+0,5%), Sicilia e Campania (+0,4%), Umbria (+0,3%), Sardegna (+0,2%) e Puglia (+0,1%).
PIL E CONSUMI PER ABITANTE: STABILE IL DIVARIO TRA MEZZOGIORNO E CENTRO-NORD
Nel 2024 il Nord-ovest si conferma la ripartizione con il Pil per abitante più elevato, misurato in termini nominali, pari a 46,1 mila euro (45 mila euro nel 2023). Seguono il Nord-est, con 43,6 mila euro (42,8 mila nel 2023) e il Centro, con 40 mila euro (39 mila euro nel 2023). Il Mezzogiorno permane all’ultimo posto, con un Pil per abitante pari a 24,8 mila euro (24 mila euro nel 2023). Le divergenze territoriali risultano sostanzialmente stabili: in termini relativi, nel 2024 il Pil per abitante nel Centro-Nord è risultato pari a 1,75 volte quello del Mezzogiorno (1,78 nel 2023), con una differenza assoluta di 18,7 mila euro (18,6 mila euro nel 2023).
La graduatoria regionale vede in prima posizione la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con un Pil per abitante di 61,6 mila euro, seguita da Lombardia (50,4 mila euro), Provincia autonoma di Trento (47,8 mila euro) e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (47,7 mila euro).
Il Lazio si conferma la regione del Centro con il Pil per abitante più elevato (43,2 mila euro), seguita dalla Toscana (39,3 mila euro) e, a distanza, da Marche e Umbria (rispettivamente 34,1 mila euro e 32,5 mila euro).
Nel 2024 l’Abruzzo è stata la regione del Mezzogiorno con un Pil per abitante più alto (32,1 mila euro), seguita da Basilicata (28,4 mila euro), Molise e Sardegna (27,7 mila euro). La Calabria si è confermata all’ultimo posto della graduatoria nazionale, con 21,7 mila euro, preceduta dalla Sicilia, con un valore del Pil per abitante di 23,3 mila euro.
Nel 2024 la spesa per consumi finali delle famiglie per abitante in Italia, valutata a prezzi correnti, è stata pari a 21,6 mila euro. I livelli più elevati si sono registrati nel Nord-ovest (24,6 mila euro) e nel Nord-est (24,3 mila euro); segue il Centro, con 22,7 mila euro, mentre il Mezzogiorno si conferma l’area con il valore di spesa più contenuto (17 mila euro).
A livello regionale, consumi finali pro-capite più elevati sono quelli registrati in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (31,2 mila euro), nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (29,1 mila euro) e nella Provincia autonoma di Trento (26,4 mila euro); i valori più bassi si sono osservati, invece, in Campania (15,6 mila euro), Puglia (16,2 mila euro) e Sicilia (17,2 mila euro).
L’OCCUPAZIONE CRESCE PIÙ NEL MEZZOGIORNO RISPETTO AL RESTO DEL PAESE
Nel 2024, l’input di lavoro complessivo, misurato in termini di numero di occupati, è aumentato a livello nazionale dell’1,6%. La crescita ha interessato tutte le ripartizioni territoriali, risultando più intensa nel Mezzogiorno, dove il numero degli occupati è aumentato del 2,2% rispetto al 2023. Il Nord-ovest ha mostrato una dinamica in linea con la media nazionale (1,6%), il Centro ha registrato un incremento leggermente superiore (+1,8%), mentre nel Nord-est l’aumento è stato più contenuto (0,8%).
In tutte le ripartizioni il principale contributo alla crescita della occupazione è provenuto dal comparto dei Servizi; seguono, ma con un impatto più modesto, le Costruzioni nel Mezzogiorno, nel Centro e nel Nord-est, e l’Industria nel Nord-est e nel Nord-ovest.
Nel Mezzogiorno la crescita occupazionale ha interessato tutti i settori economici ed è riconducibile in prevalenza all’andamento nei settori delle Costruzioni (+6,9%) e dei Servizi (+2,1%), che hanno registrato, in questa ripartizione, gli aumenti più consistenti. Da segnalare, inoltre, l’aumento degli occupati nel settore dell’Agricoltura, silvicoltura e pesca (+1,0%, a fronte dello 0,5% a livello nazionale).
Nel Nord-ovest la crescita complessiva dell’input di lavoro è stata trainata principalmente dai settori dell’Agricoltura, silvicoltura e pesca (+2,7%) e dei Servizi (+2%). Si è confermato sostanzialmente stabile il numero di occupati nel settore delle Costruzioni (+0,1%, a fronte di una crescita del 3,8% a livello nazionale) e si è assistito ad una modesta crescita nel settore dell’Industria (+0,7%).
L’incremento occupazionale nel Nord-est è stato sostenuto dalle dinamiche dei settori delle Costruzioni e dell’Industria, con incrementi nel numero degli occupati pari, rispettivamente, al 3,7% e all’1,1%. In Agricoltura la contrazione dell’occupazione è stata contenuta (-0,5%, a fronte di un incremento dello 0,5% a livello nazionale), mentre gli occupati dei Servizi sono cresciuti dello 0,6%.
Nel Centro, l’aumento dell’occupazione nel 2024 si è concentrato prevalentemente nel settore delle Costruzioni (+4,3%). I settori dei Servizi e dell’Industria hanno segnato un aumento, rispettivamente, dell’1,9% e dello 0,8%, mentre il settore dell’Agricoltura ha mostrato una diminuzione (-1,5%).
NEL MEZZOGIORNO L’ECONOMIA NON OSSERVATA PESA DI PIÙ
Nel 2023, ultimo anno per cui sono disponibili le informazioni, l’economia non osservata (definita dalla somma della componente sommersa e di quella illegale) ha rappresentato in Italia l’11,3% del valore aggiunto complessivo. Si sono confermate come componenti più rilevanti il valore aggiunto occultato attraverso la sotto-dichiarazione dei risultati economici delle imprese (6%) e l’impiego di lavoro irregolare (4%), mentre l’economia illegale, le mance e il valore dei fitti in nero hanno inciso nel complesso per l’1,7%. L’incidenza sul Pil, in lieve aumento rispetto al 2022, è stata pari al 10,2%.
Il peso dell’economia non osservata è più alto nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 16,5% del valore aggiunto, e a seguire nel Centro (11,8%). Sensibilmente più contenuta, e inferiore alla media nazionale, è l’incidenza nel Nord-est (9,3%) e nel Nord-ovest (8,9%).
Nelle ripartizioni territoriali si conferma una diversa rilevanza delle tre componenti dell’economia non osservata, già rilevata a livello nazionale. Prevale ovunque l’incidenza della rivalutazione da sotto-dichiarazione; questa raggiunge il livello più alto nel Mezzogiorno (7,6% del valore aggiunto), mentre è più contenuta nel Nord-ovest (4,5%).
Anche la quota di valore aggiunto generato da impiego di lavoro irregolare è particolarmente elevata nel Mezzogiorno (6,5%). La sua incidenza è in linea con la media nazionale nel Centro (4%), mentre è inferiore di circa 1 punto percentuale nelle altre due ripartizioni (3,1% e 3%, rispettivamente nel Nord-est e nel Nord-ovest).
A livello regionale, il peso dell’economia non osservata varia dal massimo della Calabria, pari al 19% del valore aggiunto complessivo, al minimo della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (7,4%).
La quota più elevata di rivalutazione del valore aggiunto sotto-dichiarato si osserva in Puglia (8,3%), Sardegna e Marche (7,7% per entrambe); mentre l’incidenza più bassa si registra nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (2,9%) e, a seguire, nella Provincia autonoma di Trento (3,5%) e in Lombardia (4,2%).
Il sommerso dovuto all’impiego di lavoro irregolare presenta le incidenze più elevate in Calabria (8,3% del valore aggiunto), Campania (7%) e Sicilia (6,4%); le quote più contenute si osservano in Lombardia (2,8%), Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (2,9%) e Veneto (3%).
Infine, l’economia illegale e le altre componenti dell’economia non osservata presentano un’incidenza sul valore aggiunto compresa tra l’1,2% della Lombardia e del Veneto e il 3,2% della Calabria.
PIL PER ABITANTE: MILANO, BOLZANO/BOZEN E BOLOGNA ANCORA IN TESTA
Nel 2023 la provincia con il Pil pro-capite più elevato, calcolato a prezzi correnti, è stata Milano, con 71,3 mila euro, valore quasi doppio rispetto alla media nazionale (36,3 mila euro). Seguono la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (61,5 mila euro), Bologna (50,1 mila euro), Modena (48,6 mila euro) e Roma (47,6 mila euro).
All’estremo opposto della graduatoria si colloca Agrigento, con un Pil per abitante pari a 19 mila euro, seguita da Enna (19,3 mila euro); su livelli marginalmente superiori si attestano Cosenza (19,4 mila euro), Sud Sardegna (19,5 mila euro) e Barletta-Andria-Trani (19,8 mila euro).
Con riferimento alla composizione settoriale, nella maggior parte delle province il contributo principale alla formazione del valore aggiunto proviene dai Servizi finanziari, immobiliari e professionali, che a livello nazionale rappresenta il 28,7% del valore aggiunto complessivo. Per tale comparto, i contributi più elevati si osservano a Milano (24,7 mila euro per abitante), Roma (13,9 mila euro) e Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (13,2 mila euro), mentre il valore più basso si rileva a Crotone (4,1 mila euro).
L’apporto del settore del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni è stato più elevato nella provincia di Milano (19,2 mila euro per abitante); seguono la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (15,9 mila euro), Roma (12 mila euro) e Firenze (11,1 mila euro). I valori più bassi si sono registrati, invece, a Enna (3 mila euro), Caltanissetta e Agrigento (3,5 mila euro).
I Servizi pubblici e gli Altri servizi, che a livello nazionale incidono complessivamente per il 18,9% del valore aggiunto, forniscono un contributo rilevante nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (11,2 mila euro per abitante), Aosta (10,9 mila euro), Roma (10,2 mila euro), La Spezia (9,8 mila euro) e Cagliari (9,2 mila euro). I valori più bassi si registrano a Barletta-Andria-Trani, Lodi e Lecco (4,3 mila euro).
Il peso dell’Industria è particolarmente rilevante nelle province del Nord-est, in particolare a Modena (16,8 mila euro), Vicenza (15,5 mila euro), Parma e Reggio Emilia (14 mila euro). Al contrario, il valore aggiunto per abitante dell’Industria è risultato pari a 1,1 mila euro a Reggio Calabria e a 1,3 mila euro a Cosenza.
Il valore aggiunto per abitante del settore delle Costruzioni è risultato più rilevante nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (3,7 mila euro), seguito da Bergamo (3,2 mila euro), Aosta (3,1 mila euro) e L’Aquila (3 mila euro). A Reggio Calabria e Taranto (1,1 mila euro) si sono registrati i valori pro-capite minimi.
Infine, l’Agricoltura ha fornito il contributo più significativo nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (2,5 mila euro), Pistoia (2,2 mila euro), Mantova e Matera (2,1 mila euro).
IL MEZZOGIORNO GUIDA LA CRESCITA DEL REDDITO DISPONIBILE DELLE FAMIGLIE
Nel 2024 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, misurato a prezzi correnti, ha segnato per il complesso dell’economia nazionale un incremento del 3% rispetto al 2023. Una crescita più pronunciata si osserva nel Mezzogiorno (+3,4%), con incrementi superiori alla media nazionale in tutte le regioni della ripartizione, ad eccezione del Molise (+2,3%) e della Basilicata (+1,5%).
Nel Nord-est si registra l’incremento più contenuto del reddito disponibile delle famiglie (+2,7%). In questa ripartizione, gli aumenti risultano superiori alla media nazionale nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e nella Provincia autonoma di Trento (rispettivamente, +3,3% e +3,4%), mentre si collocano al di sotto della media nazionale gli incrementi registrati in Veneto (+2,8%) e Friuli-Venezia Giulia (2,9%); particolarmente contenuta la crescita osservata in Emilia Romagna (+2,3%).
Nel Nord-ovest il reddito disponibile è cresciuto a tassi di poco inferiori alla media nazionale (+2,9%). Le regioni più dinamiche sono state il Piemonte (+3,9%) e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (+3,1%), mentre l’aumento è risultato più moderato in Lombardia (+2,7%) e in marcata decelerazione in Liguria (+1,6%).
Nel Centro il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto a ritmi superiori o in linea con la media nazionale in Toscana (+3,3%), Umbria (+3,1%) e Lazio (+3%); mentre nelle Marche si è rilevata una cresciuta più contenuta (+1,7%).
Nel 2024 le famiglie residenti nel Nord-ovest hanno registrato il livello di reddito disponibile per abitante più elevato (27,1 mila euro annui), seguite dal Nord-est (25,9 mila euro) e dal Centro (24,1 mila euro). Nel Mezzogiorno il reddito disponibile per abitante ha raggiunto 17,8 mila euro (17,2 mila euro del 2023), segnando un incremento del 3,7%.
La graduatoria regionale del reddito disponibile per abitante del 2024 ha confermato sostanzialmente la struttura dell’anno precedente: al primo posto si è collocata la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con 32,7 mila euro correnti (31,8 mila euro nel 2023), seguita dalla Lombardia (28,2 mila euro) e dall’Emilia-Romagna (26,7 mila euro). La Calabria è risultata all’ultimo posto, con 16,8 mila euro (16,2 mila euro nel 2023), preceduta da Campania e Sicilia (rispettivamente 17,2 mila e 17,4 mila euro).








