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La Puglia è la vera locomotiva del Sud. Cresce più dell’Italia ma la sua economia è molto fragile. Ecco perché | L’analisi di Giuseppe Coco, Claudio De Vincenti e Raffaele Lagravinese

Il rinnovo del governo regionale suggerisce di condurre un’analisi delle trasformazioni e delle criticità dell’economia pugliese, proponendo un’agenda di priorità per il futuro. È quanto proponiamo nel Manifesto per la Crescita della Puglia (Policy Brief della Fondazione Merita in collaborazione con l’Istituto Universitario Europeo, vedi link di sotto), di cui questa nota fornisce una sintesi.

La Puglia esce dalla pandemia con una crescita economica significativa: dal 2015 al 2023 il PIL pro-capite aumenta di quasi il 13%, più della media nazionale e del Mezzogiorno, mentre il tasso di disoccupazione e quello dei NEET si riducono in maniera sostanziale.

Tuttavia, questa dinamica macroeconomica positiva poggia su basi fragili: la produttività del lavoro è stagnante e la crescita occupazionale è concentrata in settori a basso valore aggiunto, come turismo, commercio e ristorazione, a scapito dell’industria manifatturiera.

Il valore aggiunto per ora lavorata nell’insieme dell’economia regionale rimane vicino ai livelli di inizio secolo, ed ha perso nel confronto con l’Italia e anche della ripartizione meridionale, nonostante la forte ripresa degli ultimi anni. Si tratta di un gap apertosi nel triennio 2005-8 e mai colmato successivamente. Le cause di questo peggioramento comparativo della produttività sono da ricercarsi principalmente nel cambiamento della struttura produttiva della Regione.

Dal 2004 a oggi il commercio e il turismo guadagnano sei punti percentuali in quota del valore aggiunto regionale, mentre l’industria in senso stretto perde tre punti. Gli investimenti fissi lordi, pur soddisfacenti in aggregato, restano tuttora inferiori ai livelli di venticinque anni fa nel comparto industriale, nonostante un parziale recupero recente. Le esportazioni crescono meno che nel resto del Paese e del Mezzogiorno, con una preoccupante contrazione nel 2024-25. L’indebolimento della struttura produttiva e l’insufficienza degli investimenti industriali si riflettono sui salari, che per l’economia pugliese nel suo insieme perdono dal 2010 al 2023 circa il 10% in termini reali.  Parallelamente, il capitale umano resta un grave punto debole anche rispetto alla media del meridione: solo un giovane su quattro (24,4%) tra i 25 e i 34 anni è laureato, e il saldo migratorio studentesco è fortemente negativo.

A questi elementi di debolezza fanno da contraltare alcuni vantaggi strutturali della Puglia: maggiore concentrazione urbana rispetto ad altre Regioni meridionali, minore incidenza della criminalità organizzata e migliori capacità amministrative della Regione. Tuttavia, per sfruttare tali punti di forza occorre una strategia mirata alla riconversione produttiva e alla creazione di hub metropolitani innovativi.

Per invertire questa tendenza proponiamo quindi alcune priorità di policy:

  1. Rafforzare la rete dei trasporti interni e intermodali, integrando porti, aeroporti e ferrovie, per favorire l’agglomerazione di conoscenze e forze produttive attraverso lo sviluppo della logistica e la connessione tra imprese e centri di innovazione.
  2. Gestire le crisi industriali con interventi di riconversione dei siti, evitando atteggiamenti ideologici di preclusione aprioristica rispetto alle soluzioni economiche e tecniche necessarie e promuovendo infrastrutture energetiche che riducano i costi industriali.
  3. Rivedere la spesa per la coesione, orientandola in modo selettivo verso filiere e attività ad alto valore aggiunto, privilegiando l’innovazione e le imprese con maggiore impatto strutturale. La Regione ha già in parte riallineato in questa direzione le politiche di incentivo. 
  4. Investire nel capitale umano, migliorando la qualità dell’istruzione e l’accesso all’università tramite fondi regionali per il diritto allo studio, puntando a una riduzione delle disuguaglianze negli apprendimenti e allo sviluppo della formazione professionale per le qualifiche intermedie.

La Puglia può diventare un laboratorio di sviluppo sostenibile solo se riesce a integrare innovazione, capitale umano e infrastrutture efficienti. La sfida è evitare che la fine dei finanziamenti straordinari del PNRR produca un nuovo declino degli investimenti, dopo una stagione di ripresa che non a caso ha visto anche la produttività risalire più velocemente. Per farlo, la Regione deve consolidare le sue politiche di innovazione, trasformando la crescita quantitativa degli ultimi anni in uno sviluppo qualitativo e duraturo.

Link al Manifesto

Giuseppe Coco, Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Claudio De Vincenti, Università degli Studi di Roma La Sapienza e LUISS Guido Carli. Raffaele Lagravinese, Università degli Studi di Bari Aldo Moro.

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