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[L’intervento] Oreste Gerini (Direttore qualità agroalimentare MIPAAF): «Il PNRR consentirà una nuova ripartenza per gli imprenditori agricoli che sapranno coniugare agroalimentare e turismo»

I RELATORI

Oreste Gerini, Direttore della Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha preso parte al webinar “L’eccellenza agroalimentare Made in Italy”, organizzato dall’Osservatorio Economico e Sociale Riparte l’Italia e moderato dal Professor Enrico Al Mureden. Riportiamo di seguito il suo intervento integrale.

L’eccellenza agroalimentare è solo uno dei grandi orgogli dell’Italia, invidiato in tutto il mondo. Basti pensare al valore – di decine di miliardi di euro – del mercato del c.d. Italian sunding; fenomeno che viene oggi combattuto sia sui mercati fisici, mediante accordi e regolamentazioni a livello europeo e internazionale, sia collaborando con gli attori del commercio elettronico (mediante rimozione di annunci illegittimi).

Più in generale, si deve notare che l’Italia è il primo Paese in Europa nel mondo per numero di denominazioni di origine registrate. Pensiamo, in primo luogo, alle grandi denominazioni (Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Prosciutto San Daniele): il fatturato del Grana Padano è superiore a quello della Ferrari, ma Grana Padano, a differenza di un grande gruppo automobilistico, non può decidere di spostare la produzione dall’Italia. Un prodotto a denominazione di origine registrata è un bene legato strettamente al territorio e questo ne aumenta il valore per la nostra economia. Anche per questo l’Italia è impegnata in assidui e penetranti controlli.

In un secondo livello, possiamo richiamare le denominazioni Aceto balsamico di Modena e la Mozzarella di bufala campana. Seguono, poi, una miriade di piccoli prodotti i quali, pur non avendo rilevanza per la bilancia commerciale, risultano nondimeno importantissimi per il territorio e la sua attrattività turistica. Le piccole produzioni DOP e IGP (ad es. il miele della Lunigiana, o la farina di farro della Garfagnana), sebbene non riescano a fare massa critica per essere disponibili al consumo nei grandi negozi in Italia e nel mondo, tuttavia fanno parte di percorsi turistici enogastronomici.

Infine, vi sono le cosiddette PAT (produzioni agroalimentari tradizionali), le quali non sono protette dall’apparato sanzionatorio applicabile in relazione ai prodotti DOP e IGP, ma che risultano comunque fondamentali per dare identità e visibilità al territorio. Sebbene siano riproducibili altrove, mantengono intatta la loro tipicità, contribuendo a comporre un patrimonio di prodotti unico a livello nazionale e locale abbinabile alle grandi denominazioni.

L’Italia, insomma, gode di un’enorme ricchezza e varietà di prodotti. Si pensi alla disponibilità continuativa, per tutto il ciclo annuale, di frutta e verdura di stagione, che  in altri contesti geografici è una rarità. Per questo in Italia è stato lanciato il progetto “Frutta e verdure nelle scuole”, per far conoscere e incentivare il consumo di prodotti tipici e caratteristici, vero patrimonio delle regioni del Mediterraneo, inesistente in altri Paesi (ad es. nel Nord Europa).

La grande varietà enogastronomica si allaccia strettamente al tema del turismo. L’Italia sta promuovendo fortemente percorsi regionali di enoturismo e olioturismo, che aiutino a conoscere e integrare l’offerta di prodotti nel territorio, divenendo un’attrattiva fondamentale per il turista-consumatore. Si tratta di una vera opportunità di attrazione turistica, data l’impareggiabilità del nostro patrimonio.

In questo contesto, la situazione dell’imprenditore agricolo e del professionista che lavora in agricoltura è cambiata negli ultimi anni. È oggi essenziale che l’operatore economico riesca ad avere una visione progettuale di lungo periodo e ad ampio respiro. L’azienda non è più un mero fattore di produzione, dovendosi integrare nella catena che porta sul mercato, nonché a livello territoriale. In questa prospettiva, lavoriamo sui contratti di filiera e di distretto, anche in quanto il PNRR ci consentirà, già a partire dal 2022, con un orizzonte di lungo periodo (fino al 2026) e importanti stanziamenti (superiori ai 200 milioni di euro all’anno), di aprire nuovi bandi per il rilancio dei settori che hanno più necessità di essere incrementati e premiati con lo sviluppo di nuove idee.

Si tratta di un regime di investimenti molto consistenti, per incentivare la produzione e la creazione di reti tra imprenditori (anche per far conoscere i nostri imprenditori e i nostri prodotti a livello internazionale), focalizzati su progetti innovativi, votati all’economia circolare e alla sostenibilità ambientale. Infatti, il valore aggiunto deve rimanere anche per le generazioni future. Tali investimenti vengono attuati sia mediante contributi in conto capitale, sia tramite finanziamenti agevolati, favorendo opportunità di investimento in un comparto – quello agricolo e agroalimentare – la cui crescita e sviluppo rappresentano anche fattori di promozione della coesione sociale.

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