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Gli antagonisti di professione nelle piazze del Paese | Ecco il dialogo tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il professor Luigi Balestra

Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno della Repubblica Italiana, ha partecipato agli Stati Generali della Ripartenza 2025 “Insieme per far crescere l’Italia”, organizzati a Bologna dal 27 al 29 novembre 2025 dall’Osservatorio economico e sociale “Riparte l’Italia”.

Il suo intervento si è tenuto grazie a una video intervista realizzata dal Presidente dell’Osservatorio, Luigi Balestra, che lo ha raggiunto al Palazzo del Viminale.

Ecco la trascrizione dell’intervista.

Bene, signor Ministro, grazie per aver accettato l’invito per Riparte l’Italia, questi Stati Generali della Ripartenza che per il terza anno consecutivo si celebrano a Bologna e ovviamente i temi all’ordine del giorno sono molteplici e c’è un sentimento anche di preoccupazione che si declina per quel che riguarda le competenze del Ministero dell’Interno sotto il profilo dell’ordine pubblico, perché si ha la sensazione che le questioni all’ordine del giorno, dell’ordine pubblico si siano un po’ acuite, in ogni contesto. Basti pensare un po’ anche le manifestazioni sportive, non solo quelle più importanti a livello nazionale o internazionale ma anche manifestazioni sportive che si celebrano a livello locale, che alle volte richiedono un impiego di sicurezza, di forza pubblica che in qualche modo genera inquietudine da parte della collettività, anche per quel che riguarda i costi che ci si trova costretti ad affrontare. Quali sono le sue riflessioni con riguardo?

La gestione dell’ordine pubblico è sicuramente una delle missioni più importanti del Ministero dell’Interno in generale, fa capo tutta l’articolazione che va dal Dipartimento della pubblica sicurezza, che è una struttura centrale, le articolazioni territoriali che sono quelle delle prefetture e delle questure soprattutto e impiega anche la pluralità delle forze di polizia. Dunque lei faceva riferimento anche ad eventi che non dovrebbero essere di per sé lo sport, è uno di questi, il primo tra tutti, il calcio, le manifestazioni sportive più attrattive, che impegnano di più l’opinione pubblica, la passione della gente, ahimè è così, sono molto impegnative, adesso non voglio tediare con numeri, ma sono migliaia le unità di operatori delle forze di polizia che settimanalmente vengono impiegati in questa complicata missione.

È una missione che si è complicata negli anni, per quanto il bilancio di quelli che sono gli incidenti, gli scontri sia ridotto proprio grazie alla progressiva professionalizzazione delle forze di polizia nel gestire questi eventi, però è un risultato che è stato progressivamente raggiunto anche proprio grazie ad un impegno che è molto dispendioso, basti pensare, le cito un versante specifico, quello più evidente, quello delle manifestazioni calcistiche che sempre meno fanno registrare problemi presso gli impianti sportivi, ma sempre di più ci richiedono il presidio di tutto il territorio nazionale, gli sviluppi ferroviari, dove i gruppi un po’ più violenti hanno trasferito negli anni le opportunità loro di mettere in campo, in scena, azioni in qualche modo tese a creare momenti di scontro con le tifoserie avversarie. Poi c’è stato un fenomeno che sta avendo di recente una crescita esponenziale, che è quello di manifestazioni con motivazioni che sono politico-pseudotali e che sono state sicuramente accresciate, diciamo numericamente, dai conflitti internazionali che in qualche modo abbiamo vissuto negli ultimi anni.

Noi viviamo un’epoca, io lo sottolino sempre, come non si verificava da decenni, in cui abbiamo avuto ben due conflitti molto importanti, quello russo-ucraino e quello nella striscia di Gaza, alle porte di casa praticamente, quindi soprattutto il secondo ha coinvolto visioni, posizioni, ispirazioni molto divisive che hanno generato movimenti di piazza e che purtroppo, come spesso succede, finiscono per aggregare manifestanti pacifici, la gran parte, ma sono quelli meno problematici, però attraverso i quali poi in qualche modo si evidenziano anche manifestanti meno pacifici, che quindi in qualche modo colgono l’occasione per mettere in scena delle azioni più impegnative e più violente.

I temi non sono stati solo quelli delle situazioni geopolitiche che si sono manifestati, noi registriamo che esistono dei nuclei ormai specializzati in qualche modo, li abbiamo definiti nelle turbulenze che in qualche modo vengono ad evidenza, alcuni l’abbiamo visto proprio pochi giorni fa proprio a Bologna, ci sono dei gruppi che o che sia la TAV per esempio, le grandi opere strategiche o che siano i grandi temi che appunto, come dicevo, sono legati a questi eventi internazionali, manifestano la loro presenza e noi abbiamo la netta evidenza, che insomma è solo un presupposto, poi il posizionamento politico ideologico che viene assunto nella circostanza, ma la volontà è di mettere in campo un dissenso, un qualche cosa che si manifesti attraverso la violenza.

E’ molto impegnativo, ci vede impegnati in maniera non facile, perché noi siamo lo Stato e quindi ovviamente abbiamo per certi versi uno svantaggio competitivo, noi dobbiamo rapportarci alle violenze che vengono messe in campo ricordandoci appunto che siamo lo Stato e che quindi dobbiamo contenerle in quella fase, se è del caso acquisire tutti gli elementi, come stiamo facendo anche da ultimo per poi procedere alla responsabilizzazione successiva, ma in quel momento ovviamente l’obiettivo delle forze di Polizia è contenere i danni, limitare e quindi fare in modo che tutto poi proceda limitando l’azione di queste persone nella possibilità che possano porre in essere azioni violente e quindi dannose.

E’ un mestiere complicato per il quale talvolta con il rischio anche di cedere un po’ alla retorica io non smetto mai di ringraziare anche le forze di Polizia, perché come ha visto ci sono dei casi, potrei citare anche i bollettini in qualche modo di quelli che sono i feriti, che in qualche modo abbiamo un netta sproporzione, la maggioranza dei ferimenti avvengono tra le forze di Polizia piuttosto che i manifestanti, è qualcosa di inaccettabile sulla quale dobbiamo reagire, ma nello stesso tempo è un segnale anche della grande professionalità che le forze di Polizia hanno raggiunto negli anni.

C’è una sorta di professionalizzazione della contestazione dal suo punto di vista, c’è un innazzamento del livello?

Credo da parte di alcuni anche dichiarata, perché se uno guarda nei siti d’area, nei bollettini che in qualche modo questi gruppi emanano, si fa della contrapposizione, dell’antagonismo, si chiamano gruppi antagonisti, quindi l’antagonismo come metodo di contrapposizione politica ma comunque anche di rapportarsi alle pubbliche istituzioni, quindi sicuramente c’è una professionalizzazione nel senso di fare di questo modo di contrapporsi, di essere antagonisti un po’ a tutti i temi.

Un altro tema scottante, Ministro, è quello dei migranti, c’è ovviamente l’esigenza di scongiurare politiche indiscriminate da un lato e dall’altro c’è un dato inoppugnabile, buona parte della forza lavoro italiana si basa sul lavoro degli stranieri, accompagnato a un fenomeno assai preoccupante che è quello della denatalità, quali sono le politiche da mettere in campo per trovare un bilanciamento, un giusto contemperamento?

Guardi, lei tocca un tema molto complesso con dei punti molto importanti e che io credo si commetterebbe un errore se li si vedesse tutti come componenti di un’unica soluzione in termini di compensazione l’una con l’altra, mi spiego meglio, i problemi della denatalità io non credo che si risolvano con l’apertura indiscriminata, flussi di migratori incontrollati, tanto più se questi in qualche modo sono frutto di azioni, di organizzazioni transnazionali che sono delle vere e proprie organizzazioni criminali, quelle che organizzano i traffici incontrollati soprattutto per quanto riguarda l’Italia, del corridoio del Mediterraneo centrale e dal Nord Africa.

Il nostro governo ha ripreso, dopo anni che non si faceva più, la programmazione di flussi di ingresso regolare, quindi per motivi di lavoro, quello a cui lei faceva riferimento, i flussi di ingresso che sono anche un po’ richiesti dal nostro sistema economico e abbiamo fatto due programmazioni triennali, per quasi 952 mila nuovi ingressi in sei anni, quindi questo credo che segni l’evidenza di un governo che non ha un pregiudizio così intrinseco per quello che riguarda i temi delle immigrazioni, ha solo l’aspirazione, l’ambizione di governare i flussi migratori, lo stiamo facendo in mille direzioni uguali, potrei impegnarla per tutto il resto della nostra conversazione, stiamo avendo accordi con i paesi di partenza e di transito, stiamo cercando di fare in modo che tutto quello che è flusso irregolare si trasformi progressivamente in flusso regolare, questo come diceva lei, come prima evidenza per le esigenze del nostro sistema economico che richiede, la nostra manifattura, la nostra economia richiede forza lavoro, è anche vero che dobbiamo stare attenti, non dobbiamo avere una visione solo economicistica, si tratta di persone, quindi far venire dei lavoratori significa essere anche, avere riguardo a quella che è la sostenibilità dell’immigrazione che poi deve impegnare le strutture di Welfare, deve impegnare la scuola per i bambini, la capacità del territorio nazionale, i comuni di accogliere, quindi è un tema molto complesso e stiamo cercando e credo che progressivamente ci stiamo riuscendo a prestare un’attenzione che progressivamente, come le dicevo, tende a riporre le cose al posto giusto e quindi a fare in modo che, come era nei nostri obiettivi, meno ingressi irregolari e più ingressi regolari.

Altro tema che è un po’ all’ordine del giorno è quello della microcriminalità, che desta inquietudine da parte di larghi strati della popolazione, non solo nei grandi centri urbani, ma ormai anche nei piccoli insediamenti abitativi, ecco da questo punto di vista quali sono un po’ le politiche che state mettendo in campo, ho tenuto conto anche dei rapporti di collaborazione con gli enti del terzo settore che svolgono un ruolo straordinario, tra gli ospiti di Riparte d’Italia ci sono Don Antonio Loffredo e Don Antonio Coluccia, che parleranno durante gli stati di generale ripartenza, sono degli amici dell’osservatorio, so bene, che fanno un’opera assolutamente meritoria, straordinaria con riferimento al mondo giovanile.

La sicurezza è un obiettivo a cui si tende, lo dico questo per dire che molto spesso, anche questo, il dibattito pubblico si concentra sul confronto tra dati statistici, che giusto lo dico, giusto per verità di numeri, vede la situazione attuale quest’anno, il 2025, far segnare un leggero decremento rispetto all’anno scorso e comunque questi anni, 2024-2025, un consistente decremento rispetto ai dati di un decennio fa, dico questo per verità di numeri, perché talvolta nella discussione si tende a dare una rappresentazione di questi numeri come se fossero cresciuti in maniera esponenziale, ma con questo non faccio professione di tranquillizzazione in base ai numeri.

La sicurezza è un obiettivo a cui si tende perché se permane una forte domanda di sicurezza, qualsiasi siano i numeri che crescano o decrescano, vuol dire che noi dobbiamo considerare questa aspirazione della cittadinanza che è comunque sempre più forte e sempre più pressante.

Lo stiamo facendo come? Io dico sempre che la prima risposta che noi dobbiamo dare è quella alla domanda di quando ci si chiede ma lo Stato dov’è? Abbiamo investito moltissimo sul potenziamento delle strutture di polizia, stiamo assumendo operatori delle forze di polizia come non si faceva da qualche tempo.

Nel primo triennio del nostro governo siamo già oltre 37 mila le unità di personale che abbiamo assunto e abbiamo una programmazione di altre 30 mila per il prossimo biennio.

Quello è lo sforzo che stiamo facendo, lo stiamo accompagnando con altre iniziative di supporto alla struttura, che curino anche il benessere del personale, la tutela legale, stiamo ragionando su come adottare delle iniziative anche con la prossima legge di bilancio in materia di rafforzamento anche del sistema previdenziale delle forze di polizia, che è particolarmente penalizzata, una serie di iniziative che è quello che può fare un governo, vogliamo vedere più poliziotti in giro, più carabinieri, vogliamo vedere una maggiore operatività.

Lei ha fatto un cenno alle crisi internazionali, soprattutto quelle che ci riguardano più da vicino per quel che riguarda la prossimità territoriale, dal suo punto di vista, dalla visuale prospettica particolare del Ministero interno, quali sono gli scenari del futuro che lei intravede?

Noi abbiamo vissuto questi ultimi tempi sul conflitto medio orientale, in particolare quella di una striscia di Gaza, in particolare quello israelopalestinese, come particolarmente impegnativo, è quello che per una serie di motivi ha creato i pretesti in alcuni casi di maggiore conflittualità sul territorio e quindi questo sicuramente se le dovesse rispondere nell’immediatezza che questa vicenda ci dice che nella malaugurata ipotesi in quel quadrante geopolitico non dovesse andare avanti quelle che sono le prospettive del processo di pace che è stato avviato, noi dobbiamo mantenere alta l’attenzione rispetto a tutte le dinamiche che questo comporta e più in generale le dico, oggi mi auguro che non ci siano altri scenari di guerra o altri scenari di crisi e non credo e non spero che a queste si possano aggiungere quelli tradizionali di crisi economiche che in qualche modo nel meno recente passato hanno alimentato le dinamiche di conflittualità di piazza, questo non lo voglio credere perché lo dico non per fare anche qui propaganda all’attività di governo, ma siamo un governo che i buoni esiti delle iniziative economiche che sono state adottate sono sotto gli occhi di tutti, una tenuta dei conti pubblici, una tenuta anche del mercato del lavoro che tutto sommato è abbastanza importante, però diciamo che non c’è una preoccupazione specifica all’orizzonte, però facendo una battuta il ministro dell’interno deve essere sempre preoccupato di qualcosa, vivere nella preoccupazione, seppur in assenza di scenari che siano adesso marcatamente diversi da quelli che già sono in atto, noi siamo sempre pronti a farci carico di quelle che sono le cose che maturano e che in qualche modo trasferiscono sulla piazza le dinamiche delle crisi internazionali e nazionali.

L’Osservatorio Riparte l’Italia nasce dall’idea di in qualche modo recuperare lo spirito dei corpi intermedi come luoghi di riflessione affinché si possa stimolare un dibattito che possa anche servire al decisore politico per assumere delle decisioni, ma anche per varare una progettualità di medio lungo termine. Cosa serve dal suo punto di vista per recuperare uno spirito di unità all’interno del nostro paese in maniera da essere più coesi, perché ogni tanto si ha la sensazione di uno sfilacciamento, di una disarticolazione di quelli che sono, che dipende anche dal fatto che c’è una pluralità di valori che si vanno man mano affermando.

I corpi intermedi sono fondamentali, io sono profondamente convinto che la disintermediazione che è stata perseguita, praticata talvolta e teorizzata negli ultimi decenni abbia prodotto qualche danno.

Immaginare che tra il decisore pubblico e la cittadinanza ci fossero ampie praterie non mediate da qualcuno è stato, secondo me, se qualcuno l’ha fatto, un errore. Io credo molto, lei ha citato, per dire, sono piccole ma importanti iniziative di questi Don Tonino Coluccia, Don Tonino Palmese, le potrei aggiungerne altre che nel napoletano hanno messo insieme delle iniziative che meglio di qualsiasi iniziativa dello Stato ha fatto sì che si recuperassero tanti giovani in una vita proficua, produttiva e quindi non d’elita al crimine.

Quindi i corpi intermedi sono importanti, si può parlare un po’ di quella che è stata negli anni scorsi, la crisi dei partiti in qualche modo, che sembrava ineluttabile e che secondo me ha prodotto dei danni enormi, i partiti politici per esempio sono dei grandi contenitori in cui l’elaborazione delle visioni del futuro della società è molto importante, per indicarla, per raccoglierla dal basso rispetto a quelle che sono le aspirazioni delle persone e nello stesso tempo per indicarla alle persone, per quindi indicare una strada, dei riferimenti che sono venuti meno.

Io credo che sia molto importante, quindi sotto vari aspetti, qualsiasi soggetto volessimo porre nell’ambito di questo contenitore delle società intermedie, dei gruppi intermedi, associazioni, sindacati, partiti politici, associazioni di liberi cittadini, quindi sono molto importanti e dobbiamo lavorare e credo che anche su questo ci stiamo impegnando come Governo, basti vedere, anche qui voglio citare un’iniziativa di Governo, che abbiamo voluto sperimentare in un contesto come quello di Caivano, in qualche modo anche da questo punto di vista, che abbiamo in animo di creare i presupposti perché possa essere riproposto in altri contesti analoghi su tutto il territorio nazionale, ci crediamo molto e credo che tutti ci dovremmo impegnare per ritrovare la capacità individuale di esprimersi per la società all’interno di contenitori che in qualche modo ne possano rafforzare la visione e quindi fare in modo che sia un riferimento diretto pure per i decisori politici.

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