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Negli affari con Pechino l’Italia dà spazio alle PMI | Lo scenario

Da 20 anni Italia e Cina sono partner strategici.

Dopo l’uscita dell’Italia dalla Via della Seta il rapporto è stato rilanciato dal vertice di Verona dell’11 aprile tra il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani e il ministro del Commercio Estero cinese Wang Wentao.

In prima linea c’è l’ambasciatore Mauro Battocchi, direttore generale della Farnesina per la Promozione del sistema Paese, che in questa intervista a MF-Milano Finanza fa il punto sulle prospettive di una nuova fase che può aprire opportunità di business alle imprese italiane.

Quali iniziative state mettendo in campo per rilanciare i rapporti con Pechino?

Il vicepresidente Tajani sta dando nuovo impulso al partenariato strategico tra Italia e Cina.

Stiamo lavorando alacremente al rilancio della relazione commerciale per aumentare in maniera significativa il nostro export e riequilibrare gli scambi, riducendo il disavanzo che si era fatto molto ampio.

Con la collaborazione del governo cinese stiamo aprendo nuovi spazi alle pmi italiane, agendo sulle leve dell’e-commerce, della promozione dell’agroalimentare, della riduzione delle barriere non tariffarie e del riconoscimento della proprietà intellettuale.

In parallelo, stiamo attivando canali di collaborazione industriale per promuovere investimenti reciproci, preservando ovviamente la dimensione dei settori strategici.

In questo senso abbiamo riattivato i gruppi di lavoro Investimenti e Farmaceutica della commissione economica mista tra i due governi.

Il potenziale di crescita inespresso, date le dimensioni delle due economie, è ancora ampio.

Perché proprio Verona per il bilaterale?

La “diplomazia della crescita” mira a fare da volano per l’attività delle nostre imprese e dei territori.

Verona è uno dei centri propulsivi del Nord-Est, in una regione come il Veneto in cui l’export rappresenta il 46% del fatturato.

Il segnale è che le istituzioni sono al fianco di cittadini e imprese per incrementare il benessere economico del Paese, di cui il Made in Italy è una componente sempre più rilevante.

Quali sono i numeri dell’interscambio con la Cina?

Nel periodo 2016-2022 l’interscambio Italia-Cina ha conosciuto una fase di crescita ininterrotta, passando da 38 a quasi 74 miliardi di euro.

Nel 2023 l’interscambio è sceso del 10,1% a 66,8 miliardi a fronte di un aumento del 16,8% delle nostre esportazioni a 19,2 miliardi e di un calo del 17,8% delle importazioni a 47,6 miliardi.

Il disavanzo commerciale ha così cominciato a ridursi rispetto all’anno precedente.

Il saldo negativo è sceso da 41 a 28,4 miliardi.

La Cina rimane il secondo fornitore dell’Italia nel mondo.

Per parte nostra dobbiamo spingere per migliorare il nostro posizionamento ed essere più presenti con i nostri prodotti nel mercato cinese.

Gli imprenditori italiani lamentano ancora barriere in entrata; come pensate di intervenire?

Permangono criticità nell’accesso dei prodotti agroalimentari e in altri ambiti, come la farmaceutica e la cosmetica, o più generalmente nella partecipazione agli appalti.

Più prodotti italiani devono essere presenti sul mercato cinese e, una volta entrati, devono essere tutelati e promossi.

Su questi temi è in corso da tempo un serrato dialogo con le controparti cinesi, nei quali la nostra ambasciata lavora in coordinamento con la delegazione dell’Unione Europea e varie amministrazioni italiane.

Sono già stati compiuti notevoli progressi.

Dobbiamo continuare su questa strada valorizzando l’interlocuzione con agenzie governative, come le Dogane cinesi.

Opportunità di dialogo ad alto livello come la riunione intergovernativa di Verona sono preziose per creare un clima costruttivo e sciogliere i nodi.

Non dimentichiamo che Italia e Cina sono entrambe Stati membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e traggono grandi vantaggi da un commercio libero e aperto.

Come verranno coinvolte le imprese nel dialogo con Pechino?

Al Forum Imprenditoriale di Verona hanno partecipato 300 rappresentanti di aziende italiane e circa 150 cinesi, oltre alle associazioni di categoria italiane più rappresentative dei principali comparti produttivi nazionali.

Le aziende partecipate da imprese italiane attive in Cina sono quasi 1.700.

A Verona, e anche a Milano, Ice e China International Electronic Commerce Center hanno presentato alle pmi alcune grandi piattaforme cinesi di e-commerce per illustrarne il funzionamento e le opportunità del mercato digitale cinese.

È un rilevante tassello della nostra strategia.

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