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Massimiliano Atelli, presidente Commissione PNIEC-PNRR: “Il nostro Paese ha scelto che è più importante realizzare velocemente le opere che ricominciare le gare dall’inizio. Sulle infrastrutture al Sud dobbiamo essere veloci”

Massimiliano Atelli, Presidente Commissione PNIEC-PNRR, è intervenuto in qualità di moderatore all’evento Sud Chiama Europa, organizzato a Napoli il 9 maggio 2025 dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia e patrocinato dal Comune di Napoli.

Il dr. Atelli ha moderato il panel “Infrastrutture, mobilità e riqualificazione dei territori“.

È importante venire nel mezzogiorno, venire a Napoli in questa circostanza così particolare, perché attraverso la testimonianza dell’esperienza di tanti protagonisti del mondo delle professioni, dell’industria, delle istituzioni, credo che la sintesi migliore di questa giornata, abbiamo già ascoltato tantissimi interventi, sia che l’Italia c’è, c’è come capacità produttiva, c’è come capacità amministrativa, questo non significa che abbiamo risolto tutti i problemi, significa che c’è ancora moltissimo lavoro da fare, che questa è una partita difficile, complicata, ma è tutt’altro che una partita persa, l’Italia c’è.

Sulle infrastrutture bisogna effettivamente lavorare tanto, anche facendo delle scelte di campo chiare e univoche, nel corso della precedente esperienza di governo è stata approvata una norma che stabilisce che se all’esito di una gara per l’aggiudicazione di una commessa l’aggiudicatario è quello sbagliato, quindi non il soggetto che avrebbe dovuto esserlo perché possedeva tutti i requisiti, il contratto rimane a lui e chi doveva essere l’aggiudicatario realmente sarà indennizzato.

Questo ha un significato molto preciso, cioè che il nostro Paese ha scelto che è più importante realizzare velocemente il ponte, il porto, la ferrovia di cui si avverte l’esigenza, che non ricominciare da capo in nome dell’esigenza di un’istanza di regolarità formale del percorso. Torto a ragione, oggi la normativa è questa. Credo che occorra essere allora conseguenti.

Se si è imboccata questa strada anche il resto deve risultare armonizzato. Per esempio, occorre domandarsi se in questi casi sia sempre opportuno che in caso di lite si controversa davanti ai sistemi di giustizia tradizionale non si possano riconsiderare forme alternative dalle soluzioni arbitrali agli accordi bonari che avevano conosciuto anni fa un’età di demonizzazione probabilmente sovrapproporzionata.

Decisamente l’Italia è un luogo di bellezza, però nei luoghi di bellezza occorre arrivarci, occorre poterci arrivare presto senza distruggere bellezza e allo stesso tempo trovando un punto di composizione anche con le esigenze e le sensibilità dei territori. Uno dei temi su cui la riflessione non è stata ancora sufficiente nel nostro Paese è quello delle compensazioni territoriali, serve elaborare un nuovo modo di porsi, una nuova postura rispetto ai territori per realizzare delle operazioni che siano all’insegna di una caratterizzazione in termini del tutto alternativi a quelli deplorevoli dell’economia estrattiva. Se si fa questa operazione si compie secondo me un grande salto di qualità.

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