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L’export dei macchinari ad alta tecnologia vale 32,5 miliardi | L’analisi del Centro Studi Confindustria

L’export italiano di macchinari ad alta intensità di automazione, creatività e tecnologia (ACT) vale 32,5 miliardi, con un potenziale di crescita stimato in 6,5 miliardi.

Il Messico si conferma primo mercato di destinazione nell’area latino-americana, assorbendo il 45,1% dell’export regionale, davanti a Brasile, Argentina, Cile, Colombia e Perù.

È quanto emerge dalla seconda edizione di Ingenium, il rapporto del Centro Studi Confindustria realizzato con il sostegno di Federmacchine, presentato a Città del Messico nell’ambito della Giornata del Made in Italy promossa dall’Ambasciata italiana.

Il Rapporto evidenzia la rilevanza strategica dell’America Latina in un contesto globale segnato da tensioni geopolitiche e dalla ridefinizione dei flussi commerciali, con particolare attenzione al Messico.

Tra il 2018 e il 2023, l’export italiano di macchinari verso la regione ha registrato una crescita media annua del +6,7%, a fronte del +2,2% segnato nello stesso periodo verso il resto del mondo.

Il Messico, economia tra le più aperte a livello internazionale con un interscambio pari all’88% del Pil e una manifattura fortemente diversificata, è tra i primi cinque Paesi emergenti per potenziale di crescita dell’export ACT italiano, stimato in ulteriori 188 milioni a fronte di un export effettivo nel 2024 di 1,1 miliardi.

“Il Rapporto Ingenium dimostra quanto i fattori geopolitici incidano sulle scelte di governi e imprese. Tensioni, conflitti e sfide globali, dall’approvvigionamento energetico a quello tecnologico, aumentano il fabbisogno di sicurezza e numerosi comparti industriali ad alta intensità di tecnologia possono trovare ulteriore sviluppo grazie all’ingegno e all’eccellenza italiani per contribuire alla crescita di questo importante settore. Il tempo di agire è ora: solo una collaborazione più stretta tra imprese e istituzioni può tradurre la capacità produttiva italiana in maggiore export e consolidare la presenza dell’Italia sui mercati esteri. Ciò implica nuovi investimenti produttivi e politiche capaci di ridurre l’incertezza e incentivare le imprese che reinvestono i propri utili in beni strumentali”, ha dichiarato Barbara Cimmino, vice presidente per l’Export e l’Attrazione degli investimenti di Confindustria.

Dal Rapporto emerge inoltre il ruolo centrale della digitalizzazione, con la necessità di integrare l’intelligenza artificiale nei processi industriali, e l’importanza di sfruttare appieno gli accordi di libero scambio già siglati dall’Unione europea, accelerando la finalizzazione di nuovi, come quello con il Mercosur, e il rinnovo di quello con il Messico, per ampliare l’accesso a mercati strategici.

L’Italia figura tra i primi dieci esportatori mondiali per 176 dei 225 beni ACT considerati, collocandosi al quarto posto dopo Germania, Cina e Giappone.

È inoltre terza a livello globale per numero di mercati raggiunti, dietro solo a Cina e Germania, con una penetrazione pari al 50,6% dei mercati disponibili (21.528 combinazioni prodotto-paese).

Il posizionamento dell’Italia, superiore a quello di Stati Uniti, Francia e Giappone, conferma la capacità del sistema produttivo di presidiare mercati diversificati e complessi grazie a innovazione, qualità e specializzazione.

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