“Lo stato attuale di belligeranza tra maggioranza e opposizioni logora la democrazia, non la arricchisce”.
Lo scrive Sabino Cassese sul Corriere della Sera proponendo tre idee alla politica: “Competizione politica non vuol dire farsi la guerra, ma cercare maggiore seguito nell’opinione pubblica. L’interlocutore delle forze politiche, il giudice di ultima istanza, è l’elettorato.
L’astensionismo elettorale non è dovuto ad apatia, se si confronta il numero degli iscritti ai partiti, non più del 2 per cento della popolazione, con quello delle persone impegnate nel volontariato, stimato nel 9 per cento.
Questo distacco tra Paese legale e Paese reale non solo assottiglia fortemente le basi della democrazia, ma la rende molto instabile, perché un semplice aumento dei votanti da una elezione all’altra può rovesciare maggioranze e crearne di nuove.
Tutto questo – osserva l’editorialista – è accentuato dalla frequenza delle elezioni ai diversi livelli di governo, nelle quali le forze politiche cercano una conferma del proprio peso, con la conseguenza di «nazionalizzare» ogni votazione, da quelle europee, a quelle locali e regionali. Ma come si potrebbero costruire ponti che consentano il dialogo, la sinodalità auspicata dal Papa, un terreno comune, una zona franca?
Il percorso è difficile, ma potrebbe cominciare da iniziative «bipartisan», trasversali, su cui vi sia consenso e sulle quali il consenso convenga a tutti. Faccio tre esempi.
Il primo potrebbe consistere in un «ponte» che avvicini il corpo delle regole, che gli italiani debbono rispettare, ai loro destinatari, un’opera di codificazione e semplificazione delle leggi e dei regolamenti, che raccolga norme disperse, ne chiarisca il contenuto e ne metta in evidenza le lacune.
Il secondo esempio potrebbe consistere nel ridefinire i ruoli reciproci di maggioranza e opposizioni e i compiti di esecutivo e legislativo, il cui equilibrio si è ormai allontanato da quello costituzionale.
Il terzo esempio potrebbe consistere nel valersi della «Habermas Machine» messa a punto da Leonardo Becchetti e da Stefano Quintarelli e illustrata sul Corriere della Sera del 22 luglio scorso, che si vale dell’intelligenza artificiale per assicurare l’intelligenza relazionale e la costruzione del consenso, partendo da persone con visioni opposte.
Esperimenti di questo tipo – conclude – potrebbero favorire la diminuzione della polarizzazione, ora che il Paese si avvia ad avere governi di legislatura, con il vantaggio di una durata almeno quinquennale”.