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Lavoro: meno divario di genere attraverso infrastrutture sociali e cambiamento culturale | L’analisi di Silvana Perfetti, Chair di Deloitte Central Mediterranean

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Presentato alla Camera uno studio sviluppato dal Comitato Scientifico di Un Women Italy e da Deloitte in veste di Knowledge Partner.

Tasso di occupazione femminile al 53,7% contro il 71,2% maschile, solo 2,2% di Ceo e 3,5% di Presidenti donne nei Consigli di amministrazione delle società quotate, percentuale di studentesse iscritte a un corso Stem ferma al 16,4%, diffusione di nuove forme di violenza, come quelle cyber ed economiche.

Sono alcune delle evidenze presenti nel paper ‘Italia e parità di genere: ridefinire le priorità e accelerare il cambiamento’, realizzato dal Comitato Scientifico di Un Women Italy e da Deloitte in veste di Knowledge Partner e presentato oggi alla Camera dei Deputati, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Lo studio traccia un quadro della condizione femminile nel nostro Paese e mostra una serie di criticità che hanno portato l’Italia all’85° posto su 148 Paesi nell’ultimo Global Gender Gap Report del World Economic Forum, confermando una situazione di persistente squilibrio rispetto ad altri contesti internazionali.

“Il report” – ha sottolineato Silvana Perfetti, Chair di Deloitte Central Mediterranean“aiuta a leggere il divario di genere come un processo che si autoalimenta lungo l’intero ciclo di vita delle donne, dalla formazione al lavoro, fino alla rappresentanza politica ed economica. Se non affrontato in modo strutturale, questo divario continuerà a generare una perdita di potenziale non solo per le donne, ma per l’intera comunità”.

Nel suo intervento Perfetti ha indicato tre ambiti strategici, interconnessi tra loro, sui quali è essenziale intervenire: empowerment economico e finanziario, infrastrutture sociali per la vita familiare, cambiamento culturale e sociale.

“È necessario un cambio di paradigma, passare da interventi frammentari a una strategia integrata che interconnetta questi tre ambiti. C’è bisogno di una responsabilità condivisa tra istituzioni, imprese, sistema educativo e società civile per trasformare la parità di genere da obiettivo sociale a vera leva di crescita e competitività”.

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