Marina Elvira Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha partecipato con un intervento in diretta agli Stati Generali della Ripartenza 2025 “Insieme per far crescere l’Italia”, organizzati a Bologna dal 27 al 29 novembre 2025 dall’Osservatorio economico e sociale “Riparte l’Italia”.
Ecco il testo integrale del suo intervento:
Grazie, buongiorno, un saluto al Presidente Balestra ma a tutti quanti voi e un ringraziamento anche per aver aperto un collegamento e una finestra con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per ragionare ecco mi piace ricollegarmi anche alle parole che ho sentito dette dal Presidente De Pascale ma anche dal Sindaco Lepore in termini di futuro, di futuro della nostra società, di futuro del lavoro. Ecco, io credo che la ripartenza non sia un termine così ampio e senza contorni ben delimitati, ma invece credo che sia un appuntamento di tutti quanti noi con quello che poi è il futuro e soprattutto nel mio caso il futuro del lavoro che porta con sé anche tanti interrogativi ma anche delle certezze perché in questo momento noi abbiamo certamente delle certezze su cui poggiamo quella che è l’azione del Governo e l’azione del Ministero.
Prima di tutto il fatto che in questo momento i dati dell’occupazione parlano chiaro, parlano certamente di un mercato del lavoro in cui il numero degli occupati è il più alto di sempre e invece il tasso di disoccupazione è il più basso di sempre, ma questi numeri, che poi rappresentano anche delle serie statistiche, direbbero poco se poi non ci consentissero invece di fare un ragionamento più ampio e più approfondito sulla composizione del mercato del lavoro e su quelli che sono i trend anche di questo periodo, di questi tre anni. Aumentano i contratti a tempo indeterminato, quindi aumenta l’occupazione stabile e, come ulteriore indicazione, aumenta l’occupazione femminile e quella giovanile.
Allora ecco che su questo poi veramente bisogna costruire quel percorso che ci accompagnerà nei prossimi anni e che certamente non viene per caso e soprattutto richiede anche un’applicazione e una scelta di fondo. Prima di tutto quale lavoro intendiamo promuovere? Certamente intendiamo promuovere il lavoro regolare, lavoro che si basa sulla corretta applicazione dei contratti collettivi di lavoro, sulla corretta applicazione di tutte quelle che sono le norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro, perché laddove invece non c’è lavoro regolare, certamente non c’è lavoro sicuro. Questo credo che sia un punto di analisi e di riferimento importante. Noi siamo impegnati in questo momento nella conversione in legge del decreto Sicurezza, che apporta dei nuovi importanti miglioramenti su quelli che sono i presidi di sicurezza del mondo del lavoro e contemporaneamente siamo impegnati in Parlamento per il percorso di approvazione della nostra manovra di bilancio.
Manovra di bilancio che per quanto riguarda il lavoro e quindi il Ministero del Lavoro vuol dire anche una dote di 2 miliardi di euro messi sul lavoro e sulla produttività, perché il tema della produttività è un tema importante, collegato al lavoro regolare e quindi all’incremento e al consolidamento di quei dati positivi. Però poi ci deve far fare quel passo in più che vuol dire anche aumento della forza lavoro impiegata e soprattutto anche certamente vittoria rispetto a quelle che sono situazioni e contesti industriali difficili, perché magari sono interessati da fenomeni e soprattutto da transizioni che portano a dover ripensare i modelli industriali. La transizione digitale, la transizione ecologica, portano certamente anche alla necessità di adattare i modelli organizzativi industriali che hanno caratterizzato il nostro Paese. La transizione ecologica porta a dover riconvertire anche interi settori produttivi e quindi con sé porta un tema legato alla riqualificazione delle competenze.
Allora mettiamole insieme tutte queste cose, vediamo quali possono essere anche i pilastri su cui vogliamo costruire e costruiamo quotidianamente una strategia per l’occupazione, per la crescita, per la produttività. Abbiamo detto legalità, legalità del mondo del lavoro, mondo del lavoro e mercato del lavoro sicuro. Abbiamo parlato di competenze, su questo stiamo investendo anche per costruire un asset delle competenze delle persone che identifichi e soprattutto realizzi quel percorso di apprendimento permanente lungo tutto l’arco della vita, fondamentale per il mantenimento anche degli asset delle competenze rispetto alle sfide tecnologiche e ai nuovi lavori.
E poi parliamo di inclusione, perché è uno dei temi su cui il lavoro esplica anche la sua funzione di frontiera e di salvaguardia. Perché chi è in condizione di fragilità deve essere sostenuto e aiutato, però deve essere aiutato anche nell’ottica di dire che il sussidio non deve essere per tutta la vita. Invece bisogna pensare a percorsi di accompagnamento a una vita attiva, realizzata attraverso il lavoro.
Allora noi abbiamo costruito anche in questo dei percorsi che partono certamente dall’attenzione alle fragilità, ma poi arrivano al tema dei temi che è il lavoro. Insieme al tema delle competenze c’è certamente anche il tema dei modelli organizzativi, delle nuove modalità di lavoro, di tutte quelle che sono le sfide connesse anche all’esigenza delle persone di contemperare certamente una vita di lavoro con una vita affettiva che richiede anche spazi per la gestione invece di tanti bisogni e tante esigenze aggiuntive. Allora ecco che guardare al futuro vuol dire prima di tutto avere anche il coraggio di guardare non indossando gli occhiali del passato e soprattutto anche costruendo nuovi modelli organizzativi, contrattuali e normativi che tengano conto anche del fatto che oggi il lavoro così come lo classifichiamo non è più perché è molto più invece evidente il bisogno anche di accentuare la componente di autonomia, di responsabilità e anche la necessità di individuare delle modalità diverse di gestire quella che è l’esperienza lavorativa e la prestazione lavorativa che non è più localizzata solo ed esclusivamente in un luogo fisico identificato con l’azienda ma invece ha una dimensione molto più ampia.
Allora ecco che i modelli contrattuali che magari erano presenti nel nostro ordinamento anche prima della pandemia poi attraverso anche la sperimentazione di soluzioni emergenziali poi sono diventati invece obsoleti e necessitano invece di una rivisitazione. Quello che voglio dire è che dobbiamo anche imparare a guardare al futuro pensando anche non solo al lavoro che abbiamo oggi e a tutti i posti di lavoro di cui disponiamo per le quali e per i quali le aziende ricercano personale che spesso non trovano perché magari non sono presenti le componenti e soprattutto le competenze necessarie ma dobbiamo guardare e dobbiamo soprattutto imparare a fare una previsione di quello che sarà il lavoro fra cinque anni fra dieci anni anche per effetto certamente dell’interazione con tutte le sfide innovative connesse all’intelligenza artificiale. Ecco per questo quando parlo di un lavoro regolare, di un lavoro etico, di un lavoro sicuro guardo anche al lavoro in un’ottica ovviamente di piena interazione tra generi e generazioni.
Noi in questo momento non abbiamo bisogno di alimentare la competizione tra fasce d’età o diverse generazioni. Noi possiamo permetterci per quelle che sono anche le condizioni demografiche del nostro paese di avere al lavoro cinque generazioni e di avere posto per tutti e di essere anche accoglienti nei confronti di cittadini di altri paesi che vogliono venire a lavorare e a vivere in Italia. Io credo che in questo il piano Mattei e ciò che noi stiamo facendo anche nell’ambito di quegli accordi che abbiamo sottoscritto con i paesi terzi per favorire anche percorsi di formazione delle competenze nei paesi d’origine e poi per far arrivare le persone in Italia al di fuori di quella che è il contingentamento e la previsione del decreto Flussi perché fanno parte di accordi di collaborazione con altri paesi.
Credo che sia una soluzione importante per gestire e responsabilizzare il mondo delle imprese e il mondo del lavoro ma contemporaneamente anche si parlava prima della responsabilità della pubblica amministrazione di favorire dei processi virtuosi e di crearne di nuovi. Io credo che in questo si possa leggere anche la volontà del governo di creare non solo strumenti nuovi ma strumenti efficaci per dare risposte che siano risposte di lungo periodo e che non scarichino invece a terra i risultati in tempi brevissimi ma per un brevissimo tempo. Mi riferisco anche alla necessità di programmare così come abbiamo voluto fare con la nuova gestione dei Flussi di mano d’opera e soprattutto dei decreti Flussi.
Quando ci siamo insediati nel 2022 il decreto Flussi era annuale e in genere veniva aperto e veniva gestito il click day con un decreto Flussi che era quello relativo all’anno precedente. Oggi noi abbiamo una programmazione triennale dei Flussi, abbiamo d’accordo anche con il mondo delle imprese, con i sindacati dei lavoratori dipendenti, con le parti sociali, con le regioni, con i comuni. Abbiamo aperto anche a tutta una serie di ingressi fuori quota che sono legati anche all’esigenza di dare risposte immediate a dei settori che hanno forte bisogno di mano d’opera qualificata che possa essere immediatamente inseriti.
Però abbiamo anche assunto la responsabilità di dire che chi entra in Italia anche con un contratto di lavoro a tempo determinato stagionale ma un contratto regolare finisce la sua attività presso un’azienda può avere attraverso l’accompagnamento anche dei servizi pubblici invece l’opportunità di trovare un altro lavoro e di rimanere nel nostro paese. La tecnologia ci aiuta, ci aiuta anche a costruire dei percorsi di contatto e di vicinanza che consentono alla persona di avere un dialogo con la pubblica amministrazione più proficuo e anche più prossimo visto che la nostra piattaforma tecnologica SIISL ci consente di portare l’ufficio del lavoro a casa dei cittadini ma soprattutto di intercettare anche quelle che sono le esigenze e anche le aspirazioni delle persone. Abbiamo un progetto importante per i giovani, abbiamo creato un’interfaccia con l’intelligenza artificiale più evoluta per accompagnare le persone a comprendere quali sono i loro talenti per valorizzare la formazione soprattutto la formazione fatta per acquisire delle competenze specifiche e dei saperi specifici che poi possano tradursi anche in una vicinanza e un incontro con il mondo del lavoro.
Abbiamo tanta strada da fare certamente con tante sfide aperte non ultima ma anzi direi la prima di tutte quella che riguarda le donne e donne che ovviamente hanno non solo diritto di lavorare ma hanno diritto anche di lavorare tenendo conto anche di quelle che possono essere le esigenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che riguardano anche la sfera familiare donne e uomini che possono gestire anche la genitorialità non dovendo certamente rinunciare invece all’esperienza lavorativa. Allora ecco che è importante la sinergia tra istituzioni, è importante certamente costruire una rete di servizi che consenta di lavorare, lavorare meglio, lavorare in modo più proficuo con un welfare che io direi della prossimità che consenta appunto di poter mettere a sistema tutto ciò che siamo in grado di creare. Allora ecco che una crisi industriale che è certamente un momento di difficoltà che poi diventa un momento di difficoltà del territorio in cui quella crisi esplica anche i suoi riflessi poi può diventare anche un’opportunità nel momento in cui siamo in grado di gestire al meglio la fase di riconversione delle professionalità e soprattutto di accompagnamento al lavoro.
È una strategia che impegna a tutti, che impegna il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che impegna il governo, vuol dire non lasciare indietro nessuno, vuol dire trovare e individuare quelle misure che consentano a ognuno di fare la propria parte e giocare la propria partita, ma è una partita per il Paese prima di tutto. Io credo che gli strumenti messi in campo con la legge di bilancio, con gli interventi fatti che sostengono la creazione di nuovi posti di lavoro subordinato, ma sostengono anche l’autoimprenditorialità, la creazione di nuove attività di lavoro autonomo daranno frutti ancora migliori di quelli attuali se sapremo veramente gestire la sfida delle competenze e la sfida anche della produttività in un’ottica di collaborazione piena e leale tra istituzioni. Grazie veramente a tutti quanti voi, buon lavoro e grazie di avermi ospitato in questa vostra importante iniziativa.
Grazie davvero Ministro, un applauso caloroso dalla Sala dei Cento di Bologna, a una prossima e vicina occasione.








