Inflazione, aumento dei tassi di interesse e calo demografico.
E se a questo si somma la crisi climatica che ogni anno in chiave di emergenza torna a colpire il Paese, il futuro che attende lโItalia appare quanto mai difficile.
Una tempesta perfetta, un concentrato di crisi multiple su un sistema debole come quello italiano che sconta difetti ormai connaturati: crisi delle nascite, esplosione del debito pubblico, fragilitร del territorio.
E il Documento di Economia e Finanza appena presentato dal Governo in Parlamento traccia un quadro davvero complicato per i prossimi anni.
Giร a partire dal 2024.
Dalla lettura del Def emerge che il problema principale รจ lโaumento della spesa causato dellโinflazione, prevista ancora al 5,7% per questโanno.
La previsione รจ che lโinflazione scenda al 2,7 per cento nel 2024 e al 2,0 per cento nel biennio 2025-2026.
โAlla discesa dellโinflazione si accompagnerร il graduale recupero delle retribuzioni in termini reali, recupero che dovrร avvenire progressivamente e non in modo meccanico, ma di pari passo con lโaumento della produttivitร del lavoroโ si legge nella nota.
โNonostante lโinflazione complessiva sia in rallentamento da dicembre, le stime preliminari dellโIstat per marzo evidenziano una componente di fondo (che esclude i beni alimentari non lavorati e i beni energetici) ancora in accelerazione, al 6,4 per cento tendenzialeโ.
โAl contrario, a marzo lโindice armonizzato per i paesi dellโUnione europea (IPCA) mostra una prima seppur lieve diminuzione della componente di fondo, al 6,9 per cento dal 7,0 di febbraioโ certifica il Def.
La spesa per le pensioni, ad esempio, aumenterร del 7,1% nel 2023 e nel 2024. Nel 2026 la sua incidenza sul Pil salirร al 16,1% e poi, per lโinvecchiamento della popolazione, raggiungerร il picco del 17,4% nel 2036.
La spesa per interessi sul debito, a causa del rialzo dei tassi, salirร dagli 85,1 miliardi nel 2023 agli oltre 100 miliardi nel 2026.
La spesa per la sanitร , dopo il Covid, รจ prevista invece necessariamente in calo rispetto al Pil: dal 6,7% del 2023 al 6,3% nel 2024 e al 6,2% nel 2025 e 2026.
LโIstat segnala un calo della produzione industriale dello 0,2% a febbraio e del 2,3% su base annua.
Prevale, insomma, la prudenza su consumi e redditivitร .
Non a caso il Def prevede per il 2023 un aumento del Pil dellโ1% contro il 3,7% del 2022.
Il documento ha ricevuto ieri anche il via libera dallโUfficio Parlamentare di Bilancio, che ha convalidato le stime per il 2023, anche se ha giudicato al limite quelle per il 2024 e per gli anni successivi ยซassumendo la piena e tempestiva realizzazione dei progetti del Pnrrยป.
Un dettaglio non indifferente, considerando che lo stesso Def stima che con la completa attuazione del Piano il Pil nel 2026 risulterebbe di 3,4 punti percentuali superiore.
Ma come piรน volte documentato da questo Osservatorio, attuare completamente il Pnrr รจ una sfida ai limiti del possibile, per i tanti errori nella originaria definizione del Piano Nazionale di Resilienza e Ripartenza, per la annosa burocrazia che soffoca lo sviluppo dello Stivale, l’aumento dei prezzi delle materie prime e per il fiatone di un comparto produttivo a cui – dopo un lungo periodo di stagnazione e di semi immobilismo – viene chiesto di alzarsi e correre i 100 metri.
Alla luce di tutto quanto esposto non si puรฒ non riconoscere che il Governo guidato da Giorgia Meloni stia affrontando i dossier economici con la giusta prudenza.
E al tempo stesso merita rilievo la scelta di impegnare le poche risorse disponibili per il varo di misure volte ad alleggerire la pressione fiscale.
Insieme al Documento di Economia e Finanza il Governo ha presentato in Parlamento la relazione per chiedere lโautorizzazione ad aumentare il deficit nel 2023 e nel 2024.
Questโanno di 3,4 miliardi per finanziare lโulteriore taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni medio-basse e aumentare cosรฌ il netto in busta paga dei lavoratori dipendenti.
Il taglio dovrebbe scattare a maggio, probabilmente sulle retribuzioni fino a 35mila euro lordi, con guadagni fino a una quarantina di euro al mese per chi prende intorno a 25mila euro.
Per il 2024 il maggior deficit rispetto al tendenziale sarร di 4,5 miliardi e verrร usato per finanziare, almeno in parte, la riforma del fisco, con la quale verrร anche aumentato lโassegno unico per ยซaiutare le famiglie con figli neonati e le famiglie numeroseยป, si legge nel documento.
Perchรฉ la voragine dei conti pubblici sulle pensioni รจ strettamente collegata al calo demografico.
Nessuna bacchetta magica dunque.
Non si possono ottenere miracoli, visto che gli indicatori economici sopra esposti ci prefigurano un domani davvero complicato.
Ma lโintenzione che emerge dalla lettura del Def รจ di procedere, per citare le parole del ministro dellโEconomia Giancarlo Giorgetti, con โunโambizione responsabileโ.
Tenere i conti pubblici sotto la soglia di guardia e spingere per la crescita del Paese attraverso aiuti a famiglie, lavoratori e imprese.
Una sfida complessa che ci riguarda tutti.








