Secondo quanto evidenziato dallāIstat, nel 2021 il Pil italiano ĆØ aumentato del 6,5% rispetto al 2020. Si tratta della crescita più alta dal 1976, l’aumento più alto in Europa, l’Italia ĆØ la locomotiva. Gran parte del merito va alla politica economica espansiva del governo. Vi ĆØ stato un contributo positivo della componente nazionale della domanda e un apporto negativo della componente estera netta.
Eppure, lo dimostriamo noi qui, non è boom, non è crescita strutturale, moltissimo resta da fare, il governo Draghi lo sa benissimo, non si crogiola, ci sta lavorando, con il Pnrr e non solo. Innanzitutto, è interessante che tutti gli osservatori abbiano notato che questa del 2021 è la crescita più alta dal 1976.
Ma nel 1973, per la guerra del Kippur, non ci fu un fortissimo aumento delle quotazioni di greggio con una conseguente terribile crisi economica, la prima nell’ultimo mezzo secolo a carattere globale?
Ā«SƬ, ma nessuno osserva che a quell’epoca le imprese industriali mantenevano enormi scorte di materie prime in magazzino, non come oggi. Quindi per molto tempo vendettero a prezzi rincarati prodotti ottenuti da materie prime acquistate in precedenza a prezzi vecchi e bassi, cosƬ che per qualche tempo presentarono bilanci floridi, salvo accorgersi in ritardo (non c’erano neanche i sistemi moderni di contabilitĆ e di controllo di gestione) che molte lavorazioni avevano perso economicitĆ Ā».
Ā«Il governo del 1976 diede un mucchio di soldi alla Gepi nell’illusione di salvare aziende. Le imprese uscirono dalla crisi del 1973 soltanto nel 1981, con una ricetta fatta di innovazione e produttivitĆ . Dunque, il riferimento alla crescita economica del 1976 ĆØ fallace. Gran parte del merito di questo record del 2021 va al governo, e non solo per le ragioni ricordate prima circa la politica economica espansiva e il relativo sostegno alla domanda interna, ma anche per il contenimento del clima di incertezza, che per le imprese ĆØ un veleno sottileĀ».
Ā«Per meglio apprezzare il dato sul pil, va comparato l’andamento recente con quello della precedente crisi globale, nata finanziaria nel 2008 con il fallimento Lehman Brothers, trasformatasi in crisi del debito sovrano e divenuta industriale nel 2009. Per farlo consideriamo i dati Istat della variazione trimestrale tendenziale del pil, confrontando il dato con il medesimo trimestre dell’anno prima. Sovrapponendo le due curve ĆØ evidente che la caduta del pil nel secondo trimestre del 2020 (-18,2%) ĆØ stata pari a poco meno del triplo di quella del secondo trimestre del 2009 (-6,7%). La crescita nel secondo trimestre 2021 (+17,2%) ĆØ stata più di sette volte quella (+2,3%) del primo trimestre 2011Ā».
Ā«Inoltre, per il resto i due andamenti sono paralleli, anche riguardo alla minor crescita attesa dall’Istat (3 dicembre scorso) per il 2022 in un +4,7% (ma potrebbe dimezzarsi), analoga a quella (scesa fino a zero) nel secondo semestre 2011. In altri termini, ĆØ una questione di shock dinamico del sistema: quanto più il colpo ĆØ forte e improvviso, tanto più ampia ĆØ l’oscillazione della struttura, più drammatico lo sbandamento, tanto più occorre alla guida un ingegnere economista che sappia mantenere il controllo del sistemaĀ».
Ā«Ma non c’ĆØ da illudersi, come fanno in troppi, che l’Italia abbia ripreso la via della crescita, che si vede la luce in fondo al tunnel, anzi che siamo in pieno boom, i migliori del mondo e altre amenitĆ del genere. Il Pnrr sarĆ completato nel 2026. I benefici per l’economia reale potranno arrivare verso il 2028 sempre che le forze politiche costruiscano un patto per l’intera prossima legislatura, la quale terminerĆ appunto nel 2028. Il prossimo quinquennio sarĆ duro, come lo fu quello tra il 2011 e il 2015. Di questo dobbiamo essere consapevoliĀ».
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