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Imprese, se il fondatore blocca l’innovazione | L’analisi di Alessandra Bussi Moratti e Ricardo Romano

Nelle pittoresche botteghe artigiane e nelle solide roccaforti industriali che costellano il panorama italiano, pulsa il cuore dell’impresa familiare. Un’eredità di saperi e valori tramandati di generazione in generazione.

Ma in questo stesso DNA culturale, depositario di successi passati, si nasconde un paradosso insidioso: la tradizione, un tempo pilastro, oggi rischia di diventare un muro invisibile all’innovazione.

Questo articolo esplora il sorprendente ostacolo all’innovazione nelle piccole e medie imprese (PMI) familiari italiane: non la mancanza di risorse, ma una cultura aziendale radicata nella centralità della figura del fondatore e in dinamiche relazionali complesse.

Attraverso un’analisi basata su sondaggi e casi reali, si evidenzia come la scarsa fiducia, la resistenza al cambiamento e la difficoltà nel dialogo intergenerazionale blocchino l’adozione di nuove strategie e la collaborazione.

L’articolo propone un cambio di prospettiva, focalizzandosi sulla necessità di investire in formazione relazionale, facilitare i passaggi generazionali e promuovere contesti di dialogo per liberare il potenziale innovativo di queste imprese determinanti per il tessuto economico italiano.

La tradizione non è un’ancora di salvezza: perché la cultura blocca l’innovazione nelle imprese familiari

Come sbloccare il potenziale innovativo delle PMI familiari italiane

Questo articolo nasce da una serie di sondaggi e riflessioni condivise, arricchite dal confronto continuo con esperti del panorama imprenditoriale italiano e internazionale.

Al centro di tutto: una domanda semplice ma rilevante.

Come possono innovare le aziende italiane — in particolare le PMI a conduzione familiare — quando le risorse sono limitate?

Dopo oltre 1.500 voti e centinaia di commenti, è emerso un dato sorprendente. Un dato che conferma ciò che anni di ricerche, casi reali e analisi culturali ci dicono da tempo:

Il più grande ostacolo all’innovazione non sono i fondi. È la cultura.

La voce della comunità svela una verità scomoda: la cultura prima del budget

Attraverso i sondaggi, due temi sono emersi costantemente in cima alla lista:

• La necessità di investire nelle competenze interne e nella formazione
• Il potere delle reti e della collaborazione tra PMI

Tuttavia, i dati raccolti non solo confermano, ma approfondiscono le radici culturali del problema:

• Il 68% ha indicato che il principale ostacolo alla formazione è la mancanza di visione strategica.
• Il 76% ha dichiarato che le PMI non collaborano a causa di una cultura di sfiducia e paura di perdere il controllo.

Questi dati suggeriscono chiaramente che la radice del problema non risiede nella mancanza di volontà o risorse, ma in una visione strategica limitata e in una cultura di isolamento e diffidenza.

Il nodo non è il budget. Né la tecnologia. Ma la fiducia, l’apertura mentale e, soprattutto, la qualità delle relazioni.

L’ombra ingombrante del fondatore: identità e blocco all’innovazione

Nelle imprese familiari italiane – che rappresentano oltre l’85% del tessuto imprenditoriale nazionale – la figura dell’imprenditore spesso coincide con quella dell’azienda.

In molti casi, l’impresa è ancora vissuta come “cosa del fondatore”, e qualsiasi cambiamento rischia di essere percepito come un attacco personale alla propria identità.

In una recente esperienza in Piemonte, ad esempio, ho affiancato una seconda generazione desiderosa di introdurre un modello più agile e digitale nella gestione dei processi.

Il padre, fondatore carismatico, considerava il “si è sempre fatto così” una garanzia di successo, quasi un mantra intoccabile.

L’innovazione veniva vissuta come una minaccia, più che un’opportunità.

Non si trattava di mancanza di visione, ma di un blocco emotivo: la sensazione, profondamente umana, di perdere il controllo e il riconoscimento.

La tradizione, in questo contesto, si ergeva come un muro invalicabile.

Eredità e rivoluzione: il passaggio generazionale tra emozioni e strategie

Nella seconda edizione aggiornata del mio ultimo libro, Insieme verso il Futuro, ho approfondito proprio questo snodo cruciale: la relazione tra imprenditore e eredi, un rapporto spesso segnato da non detti, aspettative implicite, mancanza di dialogo aperto e confronto strategico.

In un caso seguito nel Veneto, una giovane figlia entrata in azienda con una formazione internazionale voleva sviluppare una linea e-commerce per ampliare il mercato.

Il padre, pur riconoscendone le competenze, non le delegava nulla di strategico, trattenendo su di sé ogni decisione importante.

Il risultato? Stallo, frustrazione e rischio di rottura.

Serve, dunque, un cambiamento culturale che superi la retorica del “lasciare spazio ai giovani” e affronti le vere dinamiche relazionali.

Questo richiede:

• Formazione non solo tecnica, ma relazionale e comunicativa, per tutte le generazioni coinvolte.
• Interventi di facilitazione nei momenti di transizione.
• Creazione di contesti di confronto e visione condivisa, anche attraverso consulenze esterne neutrali.

Tessere nuovi legami: le relazioni al cuore del cambiamento culturale

In questo senso, il futuro delle imprese familiari italiane non passa solo attraverso l’adozione di nuove tecnologie o l’ingresso di giovani generazioni, ma attraverso una ridefinizione del patto relazionale e culturale tra i membri della famiglia imprenditoriale.

È tempo di spostare la conversazione dall’efficienza, spesso invocata come scudo contro il cambiamento, alla coesione.

Dalla gerarchia, baluardo del controllo individuale, alla corresponsabilità.

Dalla difesa del passato — radice identitaria ma talvolta paralizzante — alla costruzione di un’identità familiare in evoluzione con l’impresa.

Conclusione (e una proposta concreta)

Questo articolo è solo un primo passo: un seme gettato nel terreno fertile del dialogo.

Nasce dalla condivisione e vuole alimentare altre conversazioni significative tra chi queste imprese le vive ogni giorno, con i loro vincoli e i loro sogni.

L’invito è ad aprire un confronto vero e costruttivo: non solo tra esperti, ma tra generazioni, tra territori, tra storie familiari diverse eppure profondamente simili.

Unisciti a noi in questo percorso! Condividi la tua esperienza, le tue sfide e le tue idee su come la cultura può influenzare l’innovazione nelle imprese familiari.

A proposito degli autori

Alessandra Bussi Moratti è una delle voci più autorevoli nel panorama italiano sul tema delle imprese familiari. Psicologa, consulente e fondatrice del FamilyPro Team, da oltre vent’anni accompagna famiglie imprenditoriali nei momenti chiave della loro storia: il passaggio generazionale, la gestione dei conflitti, la ridefinizione della leadership. Coniuga il rigore dell’approccio sistemico con una visione pragmatica del cambiamento. I suoi libri nascono dall’esperienza sul campo, e parlano a chi vuole costruire futuro senza rinunciare alle proprie radici.

Ricardo Romano è un dirigente internazionale e advisor con oltre 25 anni di esperienza in ambito aziendale e di corporate governance. Supporta imprese familiari, startup e scale-up nei percorsi di crescita, passaggi generazionali e trasformazione strategica. Membro indipendente di Advisory Board e Executive Mentor, promuove una governance snella orientata alla creazione di valore sostenibile nel lungo termine.

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