Si sono svolti all’interno di VicenzaOro due appuntamenti, organizzati dal Club degli Orafi Italia in collaborazione con Intesa Sanpaolo per approfondire il contesto competitivo e i risultati del settore orafo con un’attenzione particolare alle prospettive e alle sfide che si stanno manifestando nel contesto internazionale. I due appuntamenti sono stati moderati da Laura Biason, Direttore Generale del Club degli Orafi Italia, e sono stati dedicati all’andamento del settore letto sia attraverso le statistiche ufficiali, sia attraverso le attese degli operatori raccolte da indagini realizzate con il coinvolgimento delle aziende orafe italiane.
Nel primo intervento Daniela Corsini, Senior Economist responsabile della ricerca sulle commodity del Research Department di Intesa Sanpaolo, ha proposto una lettura dello scenario macroeconomico e dei riflessi che può avere sui prezzi dei preziosi e, a seguire, Stefania Trenti, Responsabile Industry and Local Economies Research del Research Department di Intesa Sanpaolo, ha presentato i dati sul settore orafo italiano evidenziando anche le prospettive e le sfide principali che le imprese dovranno affrontare.
Queste valutazioni sono state ulteriormente arricchite e completate dai risultati della nona indagine congiunturale commentata da Augusto Ungarelli, Delegato Centro Studi Club degli Orafi Italia e Past President Lombardi – Vendorafa e Club degli Orafi Italia e a seguire Luigi Marostica, Amministratore Delegato Karizia SpA – Vicepresidente Federorafi con delega all’internazionalizzazione, che ha portato la sua testimonianza imprenditoriale.
Un ulteriore tema che è stato approfondito riguarda l’internazionalizzazione del settore e le nuove geografie che si stanno delineando. Per inquadrare questo tema Sara Giusti, Economista presso il Research Department di Intesa Sanpaolo, ha presentato un’analisi sull’internazionalizzazione del settore orafo italiano e sul suo posizionamento nel contesto internazionale con un focus particolare sul mercato americano.
Per approfondire la visione e le reazioni delle imprese in termini di strategie sui mercati esteri, Maria Cristina Squarcialupi, Presidente Club degli Orafi Italia e Unoaerre Industries – Vicepresidente Federorafi con delega alla sostenibilità, ha condiviso i risultati di un’indagine ad hoc condotta dal Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo con il coinvolgimento dei principali operatori del settore, che ha permesso di approfondire come le imprese si stanno organizzando e quali sono le principali necessità per affrontare il mutato contesto internazionale.
Al termine, grazie a Matteo Masini, Dirigente Beni di Consumo ICE Agenzia, è stato possibile approfondire gli strumenti messi a disposizione da ICE Agenzia a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese italiane.
Sintesi della ricerca
Il settore orafo: i risultati del comparto nell’attuale scenario
Le evidenze del 2025 mostrano un rallentamento per il settore orafo italiano dopo i buoni risultati degli ultimi anni. Nel periodo gennaio-giugno il fatturato, incluso il comparto della bigiotteria, ha mostrato un calo del -2,7%, maturato a partire da aprile. Inoltre, continua ad ampliarsi la forbice rispetto all’andamento della produzione che, nei primi sei mesi dell’anno, ha mostrato una contrazione del -10,7%. Questo andamento si colloca in un contesto internazionale che sconta un calo della domanda mondiale di gioielli in oro che nel primo semestre 2025 si è attestata a 724 tonnellate con una riduzione di oltre 150 tonnellate rispetto al primo semestre 2024 (-17,6%) e più rilevante nel mercato indiano (-16,7%) e cinese (-19,9%), particolarmente sensibili all’andamento del prezzo dell’oro in continua crescita.
Dopo il livello record raggiunto nel 2024, nei mercati internazionali il settore orafo italiano ha scontato la “normalizzazione” delle esportazioni verso la Turchia. Nei primi cinque mesi del 2025 le esportazioni di gioielli in oro sono state pari a 5,2 miliardi di euro con una riduzione del 16,8% in valore e del 19,4% in quantità. Un impatto rilevante è legato al ridimensionamento delle vendite verso la Turchia: così come avevano sostenuto il balzo nel 2024, nei primi cinque mesi del 2025 il fenomeno si sta ridimensionando con un calo dell’export del -42%. Al netto del contributo della Turchia le esportazioni di gioielli in oro avrebbero registrato una crescita del 2% in valore e sarebbero rimaste stabili in quantità (+0,3%). In calo anche le esportazioni verso il mercato americano che si sono attestate a 363 milioni (-24,0%). Tra gli altri mercati di destinazione si evidenzia il buon andamento verso gli Emirati Arabi Uniti (+18%) e la Svizzera (+20%).
Dal punto di vista territoriale, dove i dati sono fermi al primo trimestre, il distretto maggiormente condizionato dalle relazioni con la Turchia è quello di Arezzo, che nonostante il calo del -23% (sarebbe in crescita del 5% senza la componente turca) resta la prima provincia per valore di esportazioni. In controtendenza, invece, la provincia di Vicenza che nel primo trimestre ha realizzato 650 milioni di euro di esportazioni con una crescita del 5% (sarebbe stata del 13% al netto della Turchia) e diffusa ai principali mercati di riferimento come Stati Uniti (+4,5%), Emirati Arabi Uniti (+16,2%) e Sudafrica (+16,9%). Non risulta invece condizionato dal mercato turco il distretto di Valenza che nel primo trimestre mostra una riduzione delle esportazioni del -14%, condizionate in particolare da minori flussi verso Irlanda (-25,6%), Hong Kong (-32,2%) e Francia (-18,1%).
La lettura della congiuntura attraverso le attese delle imprese
Per cercare di cogliere l’evoluzione del settore, a integrazione delle statistiche ufficiali, è stata realizzata la nona edizione dell’indagine congiunturale presso le aziende dell’industria orafa italiana condotta dal Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo che permette di mettere a fattor comune la visione degli operatori.
Rispetto all’edizione di fine 2024, i primi mesi dell’anno non sembrano aver modificato in modo sostanziale le attese degli operatori in termini di fatturato: la quota di imprese che si aspetta un incremento nel fatturato 2025 resta pari a circa il 25% con aspettative più elevate sui mercati esteri (27% rispetto al 17% nel mercato domestico). Si è rafforzata, invece, la quota di imprese che dichiara un incremento degli investimenti: a fine 2024 era il 21% del campione che ipotizzava di aumentare le risorse destinate agli investimenti, nell’ultima rilevazione è aumentata di circa 10 punti e si è attestata al 30% fino a sfiorare la metà (46%) tra le imprese più grandi.
Questa maggior propensione a investire può essere letta come una risposta delle imprese all’elevata complessità del mercato che richiede sempre maggiore capacità di adattamento e un continuo adeguamento delle strategie ai nuovi stimoli come quelli legati ai mercati internazionali dove è sempre più necessaria una diversificazione. Gli elementi che guidano maggiormente le scelte di investimento sono legati all’evoluzione della domanda interna (55%), ma anche il rafforzamento dell’immagine (32%) e l’andamento della domanda internazionale (32%).
Le imprese mostrano preoccupazioni maggiori per l’andamento della domanda interna e il costo delle materie prime, temi indicati da più della metà dei rispondenti; a seguire, con il 38%, si colloca la minor presenza di consumatori con elevato potere di spesa percepita soprattutto dalle imprese più piccole che lo indicano nel 47% del campione. Il tema dei dazi americani è stato indicato da più di un rispondente su cinque (22%), ma con percentuali del 35% tra le medio-grandi imprese che si caratterizzano per una maggior propensione a esportare.
L’attuale scenario macroeconomico e geopolitico suggerisce che i prezzi dei metalli preziosi possano continuare a crescere. Il contesto di grande incertezza sull’implementazione delle politiche commerciali statunitensi, le prospettive di un deficit americano in espansione, l’aspettativa di un prossimo ribasso dei tassi da parte della Federal Reserve e le pressioni dell’Amministrazione Trump sui vertici della banca centrale contribuiscono a sostenere la domanda di oro e argento come beni rifugio ed efficaci strumenti di diversificazione nei portafogli.
Il posizionamento del settore orafo italiano nei mercati internazionali
Il settore orafo italiano conferma un ruolo di primo piano nel contesto europeo in termini di esportazioni: nel 2024 più della metà delle vendite all’estero di gioielli in oro dei paesi dell’UE 27 era italiano. Anche ampliando il perimetro di analisi e considerando operatori come Svizzera e Turchia, l’Italia mostra un valore più elevato di esportazioni con un tasso medio di crescita tra 2019 e 2024 del 19%, nettamente superiore a quanto realizzato dai principali concorrenti come Svizzera (3%), Turchia (13%) e Francia (1%).
La crescita ha interessato diversi partner commerciali (trainata nel 2024 dalle maggiori vendite verso la Turchia) come Emirati Arabi (8%), Stati Uniti (12%) e Irlanda (45%), anche se con una progressiva riduzione della diversificazione dei mercati di sbocco tra 2019 e 2024.
Se si focalizza l’analisi sul mercato americano, emerge che l’Italia rappresenta il terzo partner commerciale per gli Stati Uniti e nel primo semestre 2025 ha coperto il 13% delle importazioni americane dopo India (24%) e Francia (16%). Nel periodo gennaio-giugno le importazioni americane di gioielli in oro sono state pari a 5,4 miliardi di dollari e hanno mostrato una riduzione del 6,8% che si è generata soprattutto nella seconda parte del semestre, legata principalmente all’incertezza indotta dalla politica commerciale statunitense.
Dal punto di vista territoriale, dove i dati sono fermi al primo trimestre, il distretto di Vicenza mostra risultati in controtendenza con una crescita dell’export verso gli Stati Uniti, mentre Arezzo e Valenza hanno segnato un calo. In termini di rilevanza, i territori maggiormente inseriti per i quali l’export verso gli Stati Uniti ha un peso maggiore sul totale vendite all’estero sono Torino (22%), Treviso (18%) e Vicenza (17%), più contenuto per Arezzo, Valenza e Milano dove gli Stati Uniti non raggiungono il 10% del totale esportazioni di oreficeria della provincia.
I processi di internazionalizzazione visti dalle imprese
In un contesto così mutevole, diventa ancora più rilevante cercare di cogliere le reazioni delle imprese e approfondire le strategie che stanno valutando e implementando. Nel mese di luglio è stata realizzata dal Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo un’indagine ad hoc sui processi di internazionalizzazione delle imprese e sulle dinamiche che si stanno delineando. Il 30% del campione intervistato ha dichiarato che sta valutando nuove attività sui mercati internazionali con un interesse elevato per il 20% delle imprese Medio-Grandi. In particolare, le attività di maggiore interesse sono legate al canale e-commerce (44%) e alla partecipazione a fiere internazionali (44%) che interessano un’impresa su due tra le realtà di dimensioni minori. Tra i mercati, cresce l’attenzione a servire le controparti dell’Europa occidentale (48%), oltre a potenzialità nel rivedere il modo di relazionarsi con gli Stati Uniti (39%).
I bisogni delle imprese risultano articolati e richiedono soprattutto supporto per ricercare nuovi clienti e partner (52%), per partecipare a fiere internazionali (43%), ma anche affiancamento per finanziamenti (35%) e consulenza evoluta in termini di analisi strategiche e di mercato (30%), fiscale, legale e societario (26%) e formazione dedicata (26%).
In risposta ai dazi le imprese si stanno orientando verso nuovi clienti in altri mercati (38%) e in parte hanno anticipato nei primi mesi le consegne (38%); è interessante osservare come il campione intervistato abbia indicato nella qualità delle produzioni una possibile leva per affrontare queste tensioni (31%) grazie all’unicità e alla difficoltà nel sostituire i gioielli italiani.








