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Il governo chiederà all’Ue di modificare la 5a rata del PNRR | Lo scenario

Il Pnrr si presenta camaleontico e Giorgia Meloni torna a presiederne la cabina di regia. Dovrà prendere atto, davanti ai suoi ministri e ai rappresentanti degli enti locali, che nelle prossime settimane sarà necessario bussare di nuovo alle porte della Commissione europea per chiedere di rivedere gli impegni. Aggiungendo la revisione di alcuni obiettivi della quinta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza alla lunga lista delle questioni che affolleranno le trattative d’autunno tra Roma e Bruxelles. Già di per sé scivolose – eufemismo – dato che sul tavolo ci sono già il Patto di stabilità, la manovra e il Mes.

La richiesta aggiuntiva, scrive Repubblica, è imposta dall’ennesima rincorsa ai target del Piano. E per questo alla cabina di regia toccherà a Raffaele Fitto, il fedelissimo ministro a cui la premier ha affidato il Pnrr, dare i primi numeri sulle nuove modifiche. E a chiedere ai suoi colleghi di fare bene, ma anche in fretta perché gli obiettivi agganciati alla quinta rata, che vale 18 miliardi, vanno portati a traguardo in meno di tre mesi. qui che si innesta il ridimensionamento dell’impegno, che si tradurrà nella richiesta a Bruxelles di cambiare in corsa alcuni dei 69 obiettivi in calendario.

Come è già successo con la terza rata, che ha portato alla cancellazione dei progetti per gli stadi di Firenze e di Venezia, ma anche alla rimodulazione dell’obiettivo sugli alloggi universitari. E come è accaduto qualche settimana dopo, con la correzione di 10 dei 27 target collegati alla quarta tranche. Interventi che hanno rallentato l’incasso di 35 miliardi: i 18,5 miliardi del terzo pagamento arriveranno solo all’inizio di ottobre; i 16,5 della quarta devono aspettare il via libera di Bruxelles al raggiungimento degli obiettivi.

Ora tocca a quelli della quinta rata. Per numero secondi solo ai 120 che l’Italia dovrà mettere in fila nel primo semestre del 2026, per l’ultimo atto del Pnrr. Ma – e qui si innestano le correzioni – gli obiettivi saranno molti di meno dei 69 indicati nello schema lasciato in eredità dal governo Draghi. Quindici target sono stati rinviati o eliminati con la proposta di revisione generale del Piano, inviata il 7 agosto alla Commissione europea. A farne le spese, ad esempio, le risorse per la lotta al dissesto idrogeologico e i finanziamenti per la riqualificazione delle periferie.

Un’iniziativa che ha diluito e ridimensionato il lavoro per il secondo semestre di quest’anno, a cui fa riferimento la quinta rata. Gli obiettivi sono perciò scesi da 69 a 54. Nel frattempo, il governo ha chiesto di inserire l’obiettivo per la costituzione di una Zes (Zona economica speciale) unica, portando l’asticella a 55. Alcuni di questi obiettivi, come si diceva, subiranno modifiche. Ai ministri il compito di indicare i target più a rischio, tra i quali potrebbero rientrare quelli delle Case delle comunità per l’assistenza sanitaria territoriale.

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