“Almeno 145 sabotaggi in meno di quattro anni – sottolinea Maurizio Molinari su la Repubblica –. È la guerra ombra di Mosca contro l’Europa, parte della strategia con cui Vladimir Putin sostiene l’invasione dell’Ucraina. Funzionari Nato e Ue tracciano la mappa delle azioni attribuite ad agenti russi in vari Paesi europei, dalla Gran Bretagna alla Romania, con un doppio obiettivo: indebolire gli aiuti a Kiev e minare la credibilità delle difese dell’Alleanza. I dati raccolti dall’Associated Press mostrano la crescente importanza che il Cremlino assegna allo scacchiere europeo.
“Si tratta di azioni clandestine, di entità apparentemente minore ma dagli effetti rilevanti. Nel novembre scorso un’esplosione ha colpito un treno polacco vicino a Mika: nessun ferito, ma Varsavia ha parlato di “gravi pericoli alla sicurezza”, inviando 10 mila uomini alla frontiera russa. Il sabotaggio, contro una ferrovia usata per gli aiuti all’Ucraina, è stato letto come prova dell’esistenza di reti di agenti di Mosca sul territorio. Il Cremlino ha negato, ma almeno 13 Paesi Nato documentano una serie di incendi dolosi — 26 nel 2024 e almeno 6 nel 2025 — soprattutto in Estonia e Polonia, ma anche in Lettonia, Gran Bretagna, Germania e Francia”.
“Quando gli autori vengono arrestati, spesso sono criminali comuni reclutati in cambio di denaro. Il fine è mettere sotto pressione le difese Nato o colpire obiettivi simbolici, come il Museo dell’Occupazione di Riga. I Paesi baltici hanno creato una task force congiunta; la polizia britannica ha affidato all’antiterrorismo l’indagine sull’incendio di un deposito londinese di forniture per l’Ucraina”.
“Rientrano nei sabotaggi anche i palloni provenienti dalla Bielorussia verso Lituania e Polonia, ritenuti un precedente pericoloso. Nel 2025 sono comparsi droni sui cieli di numerosi aeroporti europei, volando indisturbati e causando chiusure prolungate. Secondo Piotr Arak dell’Atlantic Council è una campagna russa “di lungo termine e basso costo” per colpire la vita quotidiana e far sentire i cittadini europei in guerra. Da qui la necessità di nuove difese delle infrastrutture civili, contro quella che l’Ue definisce ‘guerra ibrida’. Anche perché, avverte il generale ceco Karel Rehka, “l’obiettivo è dimostrare che l’articolo 5 non garantisce sicurezza assoluta”. Forse anche per questo tre guardie di frontiera russe hanno violato ieri il confine estone sul fiume Narva”.








