Vladimir Putin ha già perso la guerra al cuore dell’Europa.
Il cerchio intorno a lui si stringe.
E la via di fuga che serve all’Ucraina per un cessate il fuoco dopo sei giorni di vittime e distruzioni, ora forse serve anche a lui.
Ne sono convinti diversi osservatori internazionali.
Tre si possono considerare gli errori di calcolo fatali da parte dell’autocrate russo.
I tre grandi errori
Il primo: valutare militarmente l’invasione dell’Ucraina come una operazione semplice, con un governo che si arrende e un popolo che non si ribella.
Ed invece è successo – inaspettatamente – l’esatto contrario.
Poi il secondo errore: ritenere gli Usa in difficoltà dopo la fuga dall’Afghanistan. Come se gli Stati Uniti non avessero più interesse a vigilare sugli scenari di guerra nel resto del mondo.
E che quindi – secondo un possibile ragionamento di Putin – avrebbero lasciato l’Ucraina al suo destino.
E infine il terzo: immaginare una Europa divisa, penetrata e scollegata da interessi economici sul gas – e non solo sul gas – che apparivano contrapposti.
Invece americani e europei hanno reagito all’invasione con forza e unità. Con delle misure finanziarie senza precedenti.
Misure che hanno messo in ginocchio in poche ore l’economia russa.
Con tanto di manifestazioni contro la guerra dentro il suo stesso Paese.
Ora Putin è all’angolo, vittima di una sua stessa scelta folle, frutto non di valutazioni militari e politiche ma di speranze personali e false percezioni.
Non può radere al suolo Kiev
Certo ora potrebbe bombardare Kiev e radere al suolo diverse città dell’Ucraina, ha la potenza militare per farlo. Ma anche questa strada adesso per lui è diventata difficile, se non impossibile.
Dopo aver propagandato la guerra in Ucraina come una “missione” per liberare il popolo “ostaggio” di “una banda di drogati e neonazisti“ non può attaccare i civili. E il popolo russo – che li considera “fratelli” – non glielo perdonerebbe.
Lo schiaffo alla sua intelligence
Le stesse immagini del capo dei servizi di intelligence russi Sergei Naryshkin umiliato in una finta diretta tv per aver accennato di voler concedere prima dell’invasione una chance all’Occidente per i negoziati, può diventare un boomerang anche per l’oligarca fino a ieri capo indiscusso e indiscutibile.
Naryshkin – e non solo lui – avrà ora buon gioco nel dimostrare che aveva tentato di fermarlo e di farlo ragionare.
Certo, dopo appena sei giorni di guerra non era prevedibile che lo scenario prendesse questa piega e che Putin potesse risultare già sconfitto in un contesto che considerava evidentemente facilmente alla sua portata.
L’armageddon finanziario
L’armageddon finanziario contro la Russia è stato sganciato dai Paesi Nato sul mercati nemmeno da due giorni. La prima vittima è stata il rublo: ha perso inizialmente il 30% contro il dollaro Usa per poi recuperare a -20%. La seconda vittima è stata Sberbank Europe AG con sede in Austria e le sue sussidiarie in Croazia e Slovenia. Bce/SSM e Single Resolution Board hanno comunicato ieri mattina che queste banche «stanno fallendo o sono in via di fallimento» per problemi di liquidità: la casamadre Sberbank of Russia, al 51% posseduta dallo Stato russo, non avrebbe trasferito alle controllate la liquidità necessaria, evidentemente per far fronte al ritiro di depositi in valuta estera, come spiega in una documentata analisi Il Sole 24 Ore.
Putin può solo trattare
E ora le parti sono rovesciate. Putin può solo sedersi al tavolo e trattare con l’Ucraina una via d’uscita dal conflitto. Non può fare molto di più se non procedere l’avanzata militare. Putin in persona ha promesso al leader francese Emmanuel Macron che non bombarderà obiettivi civili. Anzi ha replicato che è il Governo ucraino a utilizzare i civili come “scudi umani” contro l’avanzata russa. E almeno su questo punto può avere ragione, considerando la pioggia di fake news su vittime e bombardamenti che hanno inondato i social media.
L’escalation finanziaria della Nato
La Nato invece è l’unica che può fare escalation, l’escalation finanziaria che può definitivamente far fallire la Russia.
L’effetto-domino delle sanzioni finanziarie varate dalla Ue e dagli Usa è appena iniziato, ci saranno altre ramificazioni con un default per ora imponderabile.
La banca centrale di Russia non può effettuare operazioni finanziarie di nessun genere sui mercati occidentali, non può vendere titoli, né oro né qualsiasi valuta di denominazione delle sue riserve e delle sue attività, con eccezione della valuta della Cina, perché quasi la totalità delle sue controparti bancarie non russe è soggetta al divieto di Ue, Usa, Regno Unito, Canada e Giappone.
La banca centrale russa può dare liquidità illimitata in rubli al sistema bancario russo che a sua volta trasferisce la liquidità a imprese e famiglie: ma la liquidità in valuta estera da ieri è prosciugata. Un forte aumento dell’inflazione sembra inevitabile.
Inevitabilmente è anche in arrivo la lista Ue delle banche russe che saranno bandite da Swift: sui mercati si additano Sberbank e VTB, spiega ancora il Sole.
Questa misura non renderà i pagamenti impossibili del tutto ma li rallenterà, alzerà i costi e le complessità delle transazioni finanziarie all’estero delle banche russe. Intanto il rublo potrebbe continuare a perdere valore perché la banca centrale non potrà difenderlo adeguatamente.
Correntisti russi
I correntisti delle banche russe tutte avranno grandi difficoltà a ritirare i depositi in valuta estera oppure a convertire il rublo, che si deprezza, in valuta estera. Le imprese russe potrebbero non essere più nella condizione di onorare i propri contratti finanziari, non potranno rimborsare prestiti bancari o bond in valuta estera, non riusciranno a versare i margini su swap e derivati in dollari oppure euro.
E queste inadempienze inevitabilmente avranno ripercussioni sulle controparti europee e americane. Deutsche bank ieri ha aperto sul suo portale web uno spazio dedicato alle sanzioni contro la Russia perché «in mezza giornata abbiamo ricevuto 100 domande dalla nostra clientela corporate».
Le molotov dei bambini
Fanno male, anzi malissimo le immagini dei bambini ucraini che preparano le molotov a Dnipro e fa molto bene Save The Children a considerare quelle scene orribili. Ma sono diventate il simbolo di una disperata resistenza che sta commuovendo il mondo. Di un coraggio del popolo ucraino che resterà nelle pagine di storia. Fiero e orgoglioso di aver respinto l’assurda invasione di un autocrate fuori controllo.
E comunque finirà lo scontro militare Putin ha già perso.








