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Il 54% degli europei è pessimista sull’economia. In Italia cambiano le spese: per il 27% c’è una minore capacità di risparmio | L’analisi di Boston Consulting Group

Il 2025 può essere definito un anno tumultuoso, caratterizzato da prezzi energetici elevati, inflazione, nuovi dazi e crescenti tensioni geopolitiche.

In questo contesto crescono le preoccupazioni per i consumatori europei, che rivalutano le priorità di spesa e riorganizzano il proprio budget, come emerge dalla nuova survey di Boston Consulting Group, European Consumers Brace for More Uncertainty, che rileva il sentiment di oltre 16.000 consumatori in nove Paesi europei.

I consumatori di tutta Europa mettono in luce un clima di incertezza: il 54% si dice pessimista circa l’andamento economico del proprio Paese e il 52% è quotidianamente preoccupato per la propria situazione finanziaria.

A gravare sulle preoccupazioni economiche, ci sono anche quelle politiche, con il 57% degli europei a dirsi pessimista su questo fronte.

Questo sentimento di ansia rispetto alla situazione politica non è però avvertito in modo uniforme: oltre il 73% dei consumatori in Francia, il 71% in Romania e il 70% in Spagna si sentono pessimisti, ma in Scandinavia la percentuale scende al 38%.

L’Italia si colloca a metà tra gli estremi europei e mostra un profilo distintivo non solo per i livelli di preoccupazione – significativi per quanto riguarda situazione politica (57%) ed economica (58%) – ma anche per la reazione concreta dei consumatori di fronte a questo clima di sfiducia: mentre in Europa si spende meno, in Italia si spende diversamente.

A fronte di un aumento dei prezzi percepito dal 73% degli italiani, di una diminuzione del reddito disponibile (21%) e di una minore capacità di risparmio (27%), le famiglie non si limitano a tagliare indiscriminatamente, ma rivedono le priorità e scelgono di riallocare il proprio budget con un approccio più consapevole: la spesa per i beni essenziali (casa, alimentazione, salute, istruzione) cresce del 15% netto, mentre quella per il discrezionale (abbigliamento, tempo libero, intrattenimento) cala di altrettanto.

A testimonianza di questa tendenza, di fronte alla possibilità di avere a disposizione il 10% in più di reddito, la maggior parte degli italiani sceglierebbe di risparmiare oppure di soddisfare bisogni discrezionali accessibili, come una cena fuori o un viaggio.

“Lo studio restituisce la fotografia di un cambiamento nei comportamenti d’acquisto degli italiani: stiamo prendendo atto dell’incertezza socioeconomica e facendo i conti con l’inflazione e le entrate stagnanti. E a questo rispondiamo di buon senso: allocando una quota più alta della spesa alle cose necessarie e sacrificando una parte del discrezionale e del superfluo”, spiega Antonio Faraldi, Managing Director e Partner di BCG, autore dell’approfondimento per l’Italia Gloomy Outlook: Italian Consumers Reallocating Their Spending, basato su un campione nazionale di circa 1.800 consumatori.

“Questo macro-trend, con tutte le sue sfaccettature nei diversi segmenti della popolazione e attraverso le diverse categorie merceologiche, ha implicazioni forti sia per le aziende produttrici che per la distribuzione. Con meno vento in poppa, cresce e vince solo chi sa navigare davvero bene. Ossia chi ha una comprensione reale della domanda e dei bisogni che determinano le scelte dei consumatori. Chi sa costruire un’offerta mirata a soddisfare questi bisogni in modo puntuale – e quindi senza restare totalmente in balia delle guerre di prezzo”, conclude Faraldi.

Tra le 12 categorie analizzate, solo i generi alimentari mostrano un saldo netto positivo tra chi intende aumentare e chi ridurre la spesa.

Tutte le altre sono in contrazione, con picchi negativi in alcolici, snack, moda e arredamento. Una tendenza che va in parallelo in tutta Europa, dove i consumatori stanno riducendo gli articoli discrezionali come l’abbigliamento (-22% di spesa netta), gli alcolici (-18%) e gli snack (-15%) e che, secondo BCG, è destinata a permanere anche nei prossimi sei mesi.

L’unica categoria in controtendenza è la moda di lusso: i consumatori ad alto reddito e gli acquirenti di lusso prevedono di aumentare la spesa in questa categoria nei prossimi sei mesi.

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