Stefano Stefanini sulla Stampa racconta il ‘neo isolazionismo’ degli Usa di Trump: “Il «più grande discorso di politica estera», anticipato da Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, è stato certamente il più lungo. Quasi un’ora. Di politica estera poca.
Ma, in religioso silenzio, l’Assemblea generale ha ascoltato da Donald Trump una lezione sui due grandi mali che affliggono la comunità internazionale: l’immigrazione e l’energia verde. «Distruggono le nazioni».
Nel magma – osserva l’editorialista – emerge il perentorio invito a tutta la comunità internazionale ad arginare l’immigrazione – accusando le Nazioni Unite di facilitare «l’invasione» dell’Occidente – e riabbracciare l’energia fossile, carbone compreso.
Ma, pur nel caos, tre punti politici importanti: disaccordo con l’Europa, crescente distanza fra Casa Bianca e Palazzo di Vetro e attacco frontale al «globalismo multilaterale» in nome del nazionalismo.
La distanza fra le Nazioni Unite e quest’amministrazione americana era plasticamente rappresentata dal seggio Usa vuoto alla sessione su Palestina e i due Stati.
Ventiquattrore dopo Donald Trump l’ha raddoppiata. La diserzione americana sulla Palestina segnava infatti un distacco, voluto, di Washington dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale sulla spinosa questione israelo-palestinese.
Ieri, tuttavia, il Presidente americano ha tracciato un percorso che allontana gli Stati Uniti, rispettivamente, dall’Europa e dalle Nazioni Unite.
Sulla questione palestinese si è rifugiato nella narrativa del riconoscimento che «premia Hamas» – il cui terrorismo ha invece esattamente per scopo di annullare la soluzione due Stati.
Sull’Ucraina ha confermato la scusa finale per non mettere sanzioni alla Russia, dopo averne parlato ormai da mesi: tocca prima agli alleati Nato interrompere tutti gli acquisti di gas e petrolio da Mosca.
Con l’Onu Trump si è scontrato su due fronti. Dell’efficienza: a cosa servono le Nazioni Unite se non riescono a mettere fine ai conflitti (a differenza delle sue sette guerre terminate)?
Ma soprattutto sulla filosofia delle relazioni internazionali.
All’appello di Guterres alla cooperazione internazionale – conclude – ha replicato dicendo che «dobbiamo, insieme, compiere il nostro sacro dovere verso il nostro popolo e i nostri cittadini».
Cioè, a cominciare dagli Stati Uniti, ognuno per conto suo”.