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Serve una difesa comune europea | L’intervento del Governatore Fabio Panetta

Panetta-Prometeia-18-giugno-2025-Milano

Il ‘no’ deciso alle politiche commerciali degli Stati Uniti e alla ‘nuova America’ di Donald Trump, a cui l’Europa deve rispondere non isolandosi ma aggrappandosi con orgoglio ai propri valori. La necessità di un nuovo impulso all’integrazione europea, reso ancora più urgente dal proliferare della guerra e dal disimpegno americano.

L’aspirazione a dare ai cittadini europei una valuta digitale forte e sicura. La difesa dell’indipendenza delle banche centrali di fronte all’ingerenza del potere politico.

È ricchissimo di spunti e reso ancora più drammatico dal ribollire della guerra, il confronto tra sei banchieri centrali (il portoghese Mário Centeno, lo spagnolo José Luis Escrivá, l’olandese Klaas Knot, il tedesco Joachim Nagel, l’italiano Fabio Panetta e il francese François Villeroy de Galhau), a cui si aggiunge il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, e i giovani studenti della seconda giornata di ‘Young Factor’, promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori.

Il rapporto tra Europa e Usa resta al centro del confronto, in gran parte alimentato dalle domande dei ragazzi.

“Tradizionalmente gli Stati Uniti sono stati considerati una terra di libertà. Oggi, mi spiace dirlo, questo è meno ovvio, meno vero. Noi oggi in Europa siamo la terra della libertà”, attacca Villeroy. Ma l’inversione a U dell’America di Trump rende anche urgente uno scatto europeo verso una difesa comune.

“Per evitare le conseguenze avverse di un aumento della spesa dobbiamo farlo a livello europeo” così da “sfruttare le economie di scala in sinergia”, dice Panetta mentre secondo Villeroy “è tempo di agire” con gli eurobond. “Non vogliamo difendere la Polonia, la Lettonia o il Portogallo da soli, vogliamo difendere l’Europa” e per questo serve “condividere i costi”, fa eco Centeno. Anche perché, ammonisce Knot, col debito si può far fronte a “un periodo straordinario” ma “tra qualche anno ci vorranno dei finanziamenti strutturali”. Con il possibile ritorno “al Patto di stabilità” a scandire, secondo Nagel, le politiche fiscali nazionali.

Intanto “i segnali contraddittori” della politica commerciale americana da un lato e “il conflitto tra Israele e Iran” dall’altro gettano la politica monetaria della Bce in “un contesto di elevata incertezza”, con l’attesa di un’inflazione “ben al di sotto dell’obiettivi del 2% per un periodo prolungato, accompagnata da una dinamica produttiva debole”, afferma Panetta, secondo cui l’Europa non deve rispondere “ai tentativi di frammentazione del commercio internazionale isolandosi”. “Se non ci sarà un deterioramento ulteriore con un allargamento dei conflitti, la mia aspettativa è di una riduzione dei tassi di crescita” ma non di una “recessione”, dichiara Messina, secondo cui anche sui dazi la situazione “si ricomporrà” in modo meno traumatico perché Trump “è un negoziatore”.

Un aiuto arriverà dalla Germania, in cui i piani di spesa del governo possono “innescare la ripresa”, ricorda Nagel. “Forse non sarà un motore di crescita ma è in posizione migliore rispetto agli ultimi anni”, dice Nagel, reiterando le previsioni della Bundesbank per il prossimo biennio (+0,7% nel 2026 e +1,2% nel 2027). Tutti i banchieri hanno sottolineato l’importanza dell’euro digitale: non rischiose criptovalute dal valore aleatorio ma una vera e propria moneta digitale che sarà “la stessa cosa” dell’euro cartaceo “con zero rischi e la stessa possibilità di essere spesa in tutti quanti gli esercizi commerciali”, spiega Panetta. Mentre si susseguono le spallate di Trump alla Fed, da Escriva’ e Villeroy arriva infine una difesa dell'”indipendenza” delle banche centrali, un valore che “va preservato a tutti i costi” perché “ci dà credibilità”.

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