Sul Corriere della Sera, Paolo Mieli giudica positivamente la risposta europea alla guerra ibrida condotta dalla Russia di Putin, mostrando sinora una compattezza inimmaginabile. I Paesi dell’Europa settentrionale prendono la questione sul serio, sottolinea Mieli. Ieri la Polonia ha fatto decollare i suoi caccia e ha chiuso parzialmente il proprio spazio aereo. Oggi la Danimarca — dopo aver avvistato misteriosi velivoli che volteggiavano nei pressi di siti militari — in coincidenza con un vertice informale dei leader dell’Unione Europea, ha in progetto di vietare il volo di qualsiasi drone fino a venerdì prossimo.
Sostiene lo storico polacco Andrzej Nowak che queste stranezze verificatesi sui cieli di Polonia, Romania, Estonia, Danimarca e Norvegia in tempi sempre più ravvicinati avevano e hanno tuttora come fine quello di seminare zizzania tra i Paesi europei, all’interno della Nato, tra il nostro continente e l’America di Donald Trump.
Ma come ha evidenziato qualche giorno fa su queste pagine Giuseppe Sarcina, prosegue Mieli, l’Europa ha ormai chiaro che Trump è una «variabile imprevedibile», di quel genere che lascia tutti spiazzati, gli amici, come i nemici. Talché qualsiasi analisi che coinvolga i comportamenti di Trump, secondo Sarcina, si trasforma, invariabilmente, in una scommessa, se non in un azzardo. Un azzardo che persino Giorgia Meloni — la più restia a sottrarsi all’abbraccio del presidente degli Stati Uniti — lascia volentieri alle opposizioni.
Resteranno le opposizioni, non solo quelle italiane, a battersi contro il riarmo dell’Europa e a fare da cassa di risonanza alle teorie lavroviane sulla «nazificazione» della Germania. Non i governi che, quantomeno fino ad oggi, hanno risposto a questa guerra ibrida proveniente da Est con una compattezza inimmaginabile. Se il fine di Putin era quello di testare la resilienza europea, dobbiamo riconoscere che fino a questo momento l’UE ha dato risposte adeguate.