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Ecco pronta una montagna di bond | L’analisi

Al gran ballo del reddito fisso italiano di fine estate ci si muove a ritmo di rock ‘n roll.

Intesa Sanpaolo, Mps, Bper, Generali, Banco Desio, Banca Ifis e poi Eni: tra fine agosto e la prima settimana di settembre banche, assicurazioni e non solo hanno fatto a gara a emettere bond, tutti riservati a investitori istituzionali, riscuotendo un notevole successo da parte della loro platea di riferimento, composta in buona parte da grandi gestori italiani e internazionali.

Che sono stati ingolositi anche dalle cedole, le quali vanno dal 4% del covered bond da 400 milioni e durata 4,5 anni del banco Desio al 6,88% del quinquennale senior preferred da 300 milioni di Banca Ifis.

E solo un mese fa, scrive MF-Milano Finanza, era arrivata sul mercato l’emissione Tim al 7,88% (quinquennale senior unsecured da 750 milioni).

Insomma, per le società di Piazza Affari – finanziarie e non – si è aperta una delle migliori finestre possibili per emettere carta.

Banche scatenate.

Istituti di credito, compagnie assicurative e società finanziarie sono la cartina tornasole di quanto sta succedendo.

Dall’inizio dell’anno questa categoria di società (che comprende anche emittenti come Cdp o Amco) ha lanciato una quarantina di obbligazioni sul mercato istituzionale denominato in euro per un importo totale di 29,5 miliardi di euro.

Circa il 25% del totale delle emissioni è stato costituito da covered bond – quelli che hanno un portafoglio a garanzia delle emissioni, in genere composto da mutui – e il 60% da emissioni senior preferred, tipicamente più economiche.

Le emissioni garantite peraltro sono state sfruttate come strumento soltanto a partire da giugno, perché prima non potevano essere emesse in attesa del recepimento della relativa direttiva europea.

Da giugno in poi sono stati emessi 7 miliardi di euro in covered bond, che sono gli strumenti meno costosi in assoluto perché in caso di default dell’emittente può essere attaccato il portafoglio sottostante (cioè i mutui).

Morale: le banche stanno privilegiando gli strumenti di debito più economici in assoluto.

Agli istituti conviene.

Le banche optano per la scelta fin qui descritta per due ragioni, come spiega Marco Spano, managing director e co-head of Dcm and Financing Group di Mediobanca.

Primo: “Le banche stanno valutando strumenti di approvvigionamento alternativi ai meccanismi di finanziamento della Bce creati negli anni passati e adesso non più disponibili”.

Secondo: “Quest’ ultimo quadrimestre dell’anno rappresenta per le banche un’occasione per incrementare i propri requisiti patrimoniali Mrel (il cuscinetto che garantisce agli istituti una capacità sufficiente di assorbimento delle perdite e di ricapitalizzazione in caso di bail-in, ndr), in ottemperanza alla normativa, da qui la scelta di emettere obbligazioni senior, scelta in questa fase più economica”.

E conviene agli investitori.

Gli istituzionali, a cui sono rivolti questi titoli, sono molto interessati alle emissioni in corso, che infatti hanno sempre ampiamente superato il book massimo.

“L’investitore, oltre ad analizzare la componente tasso e quella spread, guarda anche al rendimento totale”, prosegue Spano.

“Ora c’è un perfetto incontro tra domanda e offerta: per la banca le emissioni rappresentano una modalità economica di approvvigionamento in virtu’ di spread relativamente contenuti, mentre per l’investitore sono una soluzione di investimento ad alto rendimento”.

E poi c’è un altro aspetto, che riguarda la tempistica dell’ultima tornata di emissioni: “Negli ultimi anni le finestre di mercato sono state molto volatili, quindi quando domanda e offerta di incontrano si può assistere a grandi cicli di emissioni come quello attuale”, conclude Spano.

Comprarli?

Con i fondi.

Una precisazione è d’obbligo: tutti i bond di cui si è parlato finora non possono essere acquistati da investitori al dettaglio.

Ma un modo assicurarsi quei rendimenti elevati c’è e passa dai fondi obbligazionari dedicati.

Si può optare per generici comparti a reddito fisso corporate, magari di tipo investment grade (cioè titoli di debito considerati più sicuri dalle agenzie di rating) oppure andare su fondi obbligazionari settoriali sulla finanza globale.

La tabella in pagina elaborata da Fida censisce dieci prodotti di questo tipo.

Da inizio anno i migliori di essi (nella fattispecie il veicolo IG Financial Credit di Algebris) rendono anche il 3,8%, ma allargando l’orizzonte a prospettive triennali o quinquennali si arriva a punte rispettivamente del 14% e 27%.

I fondi, a differenza dei titoli, permettono di esporsi a panieri diversificati di bond in grado di mitigare il rischio del singolo emittente (ad esempio il rischio banche centrali che tanto ha preoccupato il mercato dei bond lo scorso anno, oppure un eventuale rischio default), ma includono al contempo le commissioni di gestione (1,03% medio per i fondi selezionati) e non necessariamente permettono di beneficiare delle cedole, che finiscono nel patrimonio del fondo e possono o meno essere distribuite.

Per il retail.

Gli investitori al dettaglio hanno poi la possibilità di andare sui bond societari retail con taglio minimo da 1.000 o 2.000 euro.

Nella tabella in pagina sono raccolti le circa 40 emissioni bancario-assicurative acquistabili sul mercato secondario, comprensive di rendimenti effettivi a scadenza lordi e netti calcolati da Skipper Informatica.

Come si può vedere, anche per queste obbligazioni i rendimenti (calcolati alla data del 6 settembre) sono generosi, arrivando a un massimo del 7,289% lordo (5,879% netto) di un’emissione di Goldman Sachs con scadenza marzo 2028 e prezzo di 91.

L’acquisto di questi titoli è soggetto alle normali regole di domanda e offerta: va quindi considerato che possono verificarsi anche forti ondate di vendite, come quelle dello scorso anno.

Importante è poi valutare la divisa di trattazione di ciascun titolo (ci sono ad esempio titoli di Intesa Sanpaolo in dollari australiani o canadesi) perché l’effetto cambio per i bond non in euro può essere rilevante. Quanto alla tassazione, infine, quella applicata sulle cedole dei bond societari (26%) è pari a quella prevista per i fondi obbligazionari che includono al loro interno le sole emissioni societarie.

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