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Ecco perché l’assemblea Bankitalia non sarà una messa cantata | Lo scenario

Fra pochi giorni sapremo come sarà stato chiuso il bilancio relativo al 2023 della Banca d’Italia.

Sarà la prima assemblea di bilancio della gestione del governatore Fabio Panetta riguardante però un esercizio per soli due mesi sotto il suo governo, in un contesto di collegialità dei componenti il direttorio, essendosi egli insediato nella carica il primo novembre dello scorso anno.

Del governatore e del Direttorio, di cui fa parte la vice direttrice generale Chiara Scotti di recente nominata, scrive MF-Milano Finanza, sarà, invece, la decisione, oltreché sulla proposta di bilancio ai «Partecipanti», sulle misure che si riterrà di adottare in conseguenza dei risultati dell’esercizio.

Non è stato un caso normale quello della Bce, che ha chiuso il bilancio relativo al 2023 con una perdita di 1,3 miliardi ridotta a questo ammontare da una perdita effettiva di oltre 7 miliardi coperti dal fondo rischi per 6 miliardi circa.

Come si ricorda, è stata vent’anni fa l’altra volta in cui la Bce ha registrato una perdita.

Il quadro complessivo oggi è singolare: da un lato, un eccezionale reddito di esercizio delle banche ordinarie (dell’ammontare di 100 miliardi complessivamente da parte di quelle dell’Unione e di 25 miliardi degli istituti italiani) tassi di remunerazione dei depositi della clientela per un certo periodo inadeguati come, per motivi opposti, inadeguati quelli sui prestiti, in entrambi i casi ora, però, in corso di adeguamento mentre gli istituti verserebbero allo Stato per imposte intorno ai 7 miliardi; dall’altro lato, la Bce (ma la constatazione vale anche per diverse altre banche centrali) incorre in pesanti perdite come conseguenza della sua attività di politica monetaria con gli alti tassi di interesse e le altre connesse misure.

La Bce ha remunerato in maniera consistente i depositi detenuti dalle banche nell’Eurosistema, mentre il rendimento dei titoli che ha acquistato per l’operazione di Quantitative Easing non ha bilanciato gli oneri delle passività, in una parte dei titoli essendosi investito quando i tassi erano vicini allo zero.

Passività pesanti e attività inadeguate, dal punto di vista degli oneri e delle remunerazioni, hanno portato al risultato in perdita che si potrebbe replicare nei prossimi anni, anche se poi dovrebbero ricomparire i profitti.

L’esito in questione comporta che non saranno distribuiti utili alle banche centrali nazionali dell’Eurosistema.

Tuttavia si deve osservare che il fine di una banca centrale non è fare profitti, ma, come nel caso della Bce, conseguire con la leva della politica monetaria la stabilità dei prezzi e concorrere, una volta che la si sia raggiunta, alle politiche economiche nell’area.

Ciò può comportare che si incorra anche in perdite.

La cosa, tuttavia, non è sottovalutabile perché l’altro aspetto che una banca centrale deve curare è l’indipendenza finanziaria che è una componente essenziale dell’indipendenza tout court e, dunque, va attentamente curata anche come baluardo per la difesa del valore della moneta: è, questo, l’insegnamento dei governatori, in particolare, di Antonio Fazio per l’intensa e sapiente cura dell’indipendenza anche finanziaria della Banca d’Italia.

In ogni caso la Bce ha tra capitale e fondi vari un presidio di 46 miliardi, che non sono pochi in relazione alla sua attività.

D’altro canto, chi potrà mai sostenere che la politica monetaria avrebbe dovuto avere come priorità assoluta il non incorrere in perdite?

Tuttavia un allentamento monetario che ora si impone, è che ieri non ha trovato risposte adeguate, giova anche a un equilibrio nella gestione delle attività e delle passività.

Dovremo vedere quale sarà il bilancio della Banca d’Italia, se seguirà anche in questo caso l’impossibilità di assegnare dividendi, in particolare allo Stato, che tradizionalmente costituiscono un apporto importante per la finanza pubblica.

Sarà interessante verificare come verrà presentato dal neo governatore Panetta e se e quali misure collaterali proporrà per l’approvazione.

Insomma, l’assemblea non dovrebbe essere una messa cantata.

Sarà anche un richiamo ai problemi nazionali che debbono costituire il primo assillo, la ragion d’essere del banchiere di Palazzo Koch, poi viene la connessa azione a livello europeo e internazionale.

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