Nathalie Tocci sulla Stampa traccia un parallelo tra Israele e Sudafrica:
“Il riconoscimento della Palestina va inquadrato, da un lato, nella guerra genocidaria di Israele a Gaza e nelle minacce di esponenti del governo israeliano di annettere la Cisgiordania; dall’altro, nella crescente pressione dell’opinione pubblica globale affinché governi e istituzioni intervengano per fermare Israele”.
“Se Israele non avesse interpretato il proprio diritto all’autodifesa dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 come una licenza per la distruzione di Gaza e della sua popolazione, con la complicità di Europa e Stati Uniti negli ultimi 23 mesi, – scrive l’editorialista – questa ondata di riconoscimenti non si sarebbe verificata.
Per decenni, durante il processo di Oslo, Israele ha avuto l’astuzia di accettare in teoria l’idea dei due Stati, pur compromettendone sistematicamente e progressivamente la realizzazione pratica, soprattutto attraverso l’espansione degli insediamenti illegali nei Territori palestinesi occupati.
Ora anche la maschera è caduta: il governo israeliano, sostenuto da un’ampia maggioranza della popolazione, rifiuta non solo nella pratica, ma anche concettualmente, l’idea dei due Stati.
Di fronte a questa evidenza, esplicita e crudele, è impossibile dichiararsi favorevoli ai due Stati e al contempo negare il riconoscimento della Palestina.
Le alternative sono due: o si smette di fingere di voler due Stati e non si riconosce la Palestina, oppure si abbraccia la soluzione dei due Stati e, di fronte alle parole e soprattutto alle azioni della potenza occupante — Israele — mirate a sradicare non solo l’ipotesi di uno Stato palestinese, ma anche la presenza stessa dei palestinesi, si agisce di conseguenza.
Considerando che gli Stati non si sono dimostrati all’altezza delle proprie responsabilità, tutto dipenderà dalla capacità della pressione pubblica e della società civile di trasformare questo momento nel ‘momento sudafricano’ di Israele.
L’Occidente – conclude Tocci – si schierò contro l’apartheid in Sudafrica non per volontà di governi illuminati, ma perché questi — che sostenevano politicamente, economicamente e militarmente il regime di apartheid — furono costretti a cambiare rotta sotto la pressione crescente dell’opinione pubblica e della società civile”.