Il contesto economico ancora incerto e l’elevata instabilità geopolitica portano Abi e Cerved a stimare che nel 2025 il tasso di deterioramento del credito alle imprese – o tasso di default – si assesterà al 2,9% rispetto al 2,6% registrato nel 2024.
Nel 2026 una crescita economica modesta dovrebbe spingere questo indicatore al 3%, nonostante il minor livello dei tassi di interesse di mercato. Nel 2027 il valore è previsto in discesa al 2,9%, lo stesso livello del 2019 e di gran lunga inferiore al picco del 7,5% toccato nel 2012. Sono alcuni dei risultati dell’Outlook Abi-Cerved 2025-27.
“Le nostre stime sull’evoluzione dei crediti deteriorati mostrano uno scenario incerto per le imprese italiane, strette fra tensioni geopolitiche e incertezze economiche legate anche all’introduzione dei dazi americani,” commenta Luca Peyrano, Ceo di Cerved.
“Nel triennio previsionale, comunque, si rimane ben lontani dai livelli raggiunti nei periodi di crisi, a conferma di una migliore redditività e posizione patrimoniale delle nostre aziende,” aggiunge.
Marco Elio Rottigni, direttore generale di Abi, evidenzia come “negli ultimi dieci anni il settore bancario italiano ha compiuto enormi progressi nel rafforzamento patrimoniale e nella gestione del rischio di credito, posizionandosi oggi tra i più solidi in Europa. Il rapporto Abi-Cerved mostra, tuttavia, che vanno emergendo nuovi rischi di deterioramento del credito, seppur limitati. Si tratta di segnali da non trascurare che istituzioni, autorità di regolamentazione e attori economici devono affrontare insieme e per tempo.”
Le stime di Abi-Cerved mostrano una crescita dei tassi di deterioramento nel 2025 in tutte le classi dimensionali di impresa, con andamenti piuttosto omogenei. Le micro, le piccole e le medie imprese registrano un incremento di 0,3 punti percentuali (dal 2,8% del 2024 al 3,1% le prime; dal 2% al 2,3% le seconde; dall’1,7% al 2% le terze), mentre i tassi delle grandi imprese segnano un rialzo di 0,4 punti (dall’1,4% all’1,8%).
Le dinamiche settoriali indicano come il flusso dei nuovi crediti in default aumenti in tutti i comparti considerati. Il settore industriale evidenzia l’incremento più consistente (dal 2,3% del 2024 al 2,7%), seguito da quello delle costruzioni (dal 2,8% al 3,1%), che mantiene i tassi di deterioramento più alti, affiancato dai servizi (2,9%, contro il 2,7% del 2024) e dall’agricoltura (2,9% rispetto al 2,6% del 2024).
L’industria, pur rimanendo al livello più basso (2,7%), è l’unica a superare il valore registrato nel periodo pre-Covid (2,3% nel 2019), mentre le costruzioni, che hanno beneficiato di numerosi e significativi incentivi fiscali, restano ben al di sotto (3,1% contro 4%).








