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Carlos Tavares, CEO Stellantis: “Sugli incentivi si è perso tempo, siamo aperti al dialogo con il Governo”

Gli incentivi per acquistare le macchine elettriche arriveranno, ma con nove mesi di ritardo. Se il Governo avesse ascoltato fin da subito le parole di Stellantis, “Mirafiori avrebbe potuto produrre di più” e l’Italia non avrebbe “perso tempo” prezioso. “Abbiamo un impianto dedicato solo ai veicoli elettrici e vogliamo raggiungere il traguardo di un milione di unità prodotte, ma per farlo abbiamo bisogno di un supporto nella vendita”. Lo ha dichiarato il numero uno di Stellantis in un incontro con la stampa allo stabilimento di Atessa, in Abruzzo. Il dialogo con il Governo prosegue e Tavares ha ben chiaro quali sono i fatti da portare al tavolo delle trattative.

“Saremo diretti nello spiegare la realtà dell’industria a cui si chiede una trasformazione tremenda e pericolosa che potrebbe portare a conseguenze. Se dobbiamo assorbire il 40% dei costi non ci si può aspettare che lo faremo senza nessun cambiamento nella società”. Già, i costi. Secondo il manager, il passaggio all’elettrico auspicato da Roma e Bruxelles ha un prezzo di cui Stellantis non si può fare carico da sola. “Dobbiamo assicurarci che i veicoli elettrici siano accessibili alla classe media, altrimenti l’impatto” della transizione green “sul pianeta risulterebbe ridotto. Sappiamo tutti da tempo che la tecnologia necessaria per l’elettrico è più costosa di quella per i veicoli a motore endotermico. Quindi se vogliamo renderli accessibili dovremmo assorbire un costo addizionale del 40%”.

Dalla sua, Stellantis è “sulla strada giusta per ridurre i costi di produzione dei Bev”, ma c’è una parte ingente di questi costi, l’85%, che dipende dai componenti. Dunque, “anche i fornitori dovranno fare parimenti la loro per consentirci di abbassare i prezzi”. Il punto ribadito da Tavares oltrepassa i confini nazionali. “L’Europa ha deciso di lasciare il mercato aperto ai produttori cinesi, che hanno un vantaggio sui prezzi del 30% rispetto ai veicoli occidentali”, ha puntualizzato il ceo.

“Se l’Unione è così desiderosa di accogliere quei produttori noi affronteremo la competizione, ma, per favore, capite il prezzo di questa scelta. Non aspettatevi che resteremo fermi a guardare accettando lo status quo”. A chi ha chiesto un commento sulle ultime dichiarazioni dei politici Tavares ha risposto elogiando il lavoro dei suoi. “Abbiamo più di 40.000 dipendenti in Italia che lavorano molto duramente per adattare l’azienda alla nuova realtà che è stata decisa dai politici”, italiani ed europei.

“Vorrei dimostrare il mio rispetto e congratularmi con tutti per la velocità con cui si sono adeguati. Non credo che i dipendenti italiani abbiano apprezzato i commenti” degli ultimi giorni, “non credo che siano stati corretti nei loro confronti”. E rivolgendosi alla platea: “voi giudicherete i nostri risultati e cosa porteremo alla società, siamo qui per servire la mobilità italiana, all’insegna della mobilità, della transizione ecologica e dell’accessibilità”.

Del resto Stellantis è impegnata anche in un’altra competizione, quella per il dominio nel mercato dei veicoli commerciali che le impone di superare l’avversaria Ford. In Italia il gruppo ha già raggiunto l’obiettivo nel 2023, incassando il 45,5% delle quote di mercato e in Europa procede a gonfie vele, con una market share in aumento dalla seconda parte dell’anno scorso. “Facciamo progressi anche in America Latina e nel Medio Oriente, mentre negli Stati Uniti c’è ancora del lavoro da fare. Quella che stiamo facendo è una corsa elettrizzante e siamo convinti di poterla vincere”. Atessa è l’esempio lampante dei progetti del ceo. Nei suoi quarant’anni di vita l’impianto ha prodotto oltre 7,3 milioni di veicoli e oggi dà lavoro a circa 5 mila persone.

Lì si costruiscono Van, basi per camper e veicoli adattabili alle esigenze dei clienti. Con l’85% dei veicoli prodotti venduti all’estero, “l’impianto di Atessa è centrale per l’Italia”. Ma per diventare totalmente competitivo “ha bisogno di due cose da parte del Paese: un accesso al Mediterraneo”, possibilmente ferroviario, “per assicurare l’efficienza nelle esportazioni e costi dell’energia competitivi. Due cose che oggi non vediamo”. Infine, il ceo ha speso qualche parola sugli altri impianti italiani finiti al centro della cronaca.

“Il futuro di Melfi non è a rischio a prescindere dei modelli che vi produrremo”, ha detto commentando le indiscrezioni relative alla possibilità che non si produca più nello stabilimento lucano la Opel Manta. “Questa società prenderà tutte le decisioni che ritiene opportune per garantire la sua sostenibilità”. Nell’arco del piano poi Stellantis investirà oltre 40 miliardi a livello mondiale nelle gigafactory, come lo stabilimento italiano di Termoli.

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