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Boom degli spettacoli teatrali in Italia, nel 2024 dati eccezionali: bene la prosa, meno l’opera, sorprende il jazz | Il rapporto Agis

Sorpresa: il comparto teatrale italiano nel suo complesso ha registrato nel 2024 risultati “eccezionali” con 153 mila rappresentazioni (+4,5% sul 2023) che hanno coinvolto 28,3 milioni di spettatori, con un incremento del 7,2% – il miglior risultato tra tutti i comparti dello spettacolo.

E all’interno del comparto, tutto interessato dalla crescita, dal balletto alla rivista e musical al teatro di prosa e teatro di figura (burattini e marionette) che aumentano sia nell’offerta sia nella domanda, solo il circo e la lirica presentano una controtendenza con partecipazione in calo.

E intanto il jazz emerge come fenomeno dell’anno: 7.100 concerti (+6,9%) che attraggono 1,2 milioni di spettatori, con una crescita del 18,6% delle presenze.

Sono alcuni dei dati che emergono dal nuovo Rapporto Agis – frutto della collaborazione tra Agis, Siae, Inps e Istat e realizzato con Economia della Cultura – Cles e l’Università di Bologna, Dipartimento delle Arti – che offre una dettagliata disamina sullo stato di salute del settore.

Il teatro di prosa si propone invece come il segmento più dinamico del comparto con 95 mila rappresentazioni nel 2024 (+4,9% sul 2023) e 16,5 milioni di spettatori, in crescita dell’8,6% – il secondo miglior risultato nel comparto teatrale dopo il balletto.

L’affluenza media si attesta a 175 spettatori per rappresentazione (+3,5%). Il volume d’affari raggiunge i 284 milioni di euro (+13,2%), con una spesa media individuale stabile a 17 euro (+4%) dove la contenuta variazione dei prezzi riflette strategie mirate di attrazione verso pubblici nuovi e più giovani, con politiche tariffarie accessibili.

Nonostante l’iscrizione a fine 2023 tra i beni Unesco, l’opera lirica presenta nel 2024 un quadro di sostanziale stabilità, con segnali contrastanti. Le 2.880 rappresentazioni segnano un calo del 2,3% rispetto al 2023, mentre i 2,13 milioni di spettatori registrano una flessione contenuta (-0,8%).

Nonostante il calo complessivo, l’affluenza media cresce a 741 spettatori per rappresentazione (+1,5%), rimanendo la più alta tra tutti i generi teatrali – circa quattro volte la media del comparto. Gli incassi si attestano a 110,5 milioni di euro, con una spesa media per spettatore di 51,76 euro (+1,2%), la più elevata nel settore teatrale.

I dati Siae 2024 evidenziano poi il ruolo trainante del settore concertistico nel comparto dello spettacolo dal vivo. Gli spettacoli musicali raggiungono quota 65.515 eventi (+6,3% sul 2023), attirando 29 milioni di spettatori (+2,9%) e generando incassi per 989,3 milioni di euro (+1,4%).

La musica pop, rock e leggera domina con 24 milioni di presenze (83% del pubblico totale dei concerti) e 898 milioni di incassi. Significativo il cambiamento se si osserva alla scelta dei luoghi di spettacolo: gli eventi nei grandi impianti (stadi e arene) diminuiscono (-22%) a favore di teatri e spazi più contenuti, segnalando una strategia orientata all’esperienza personalizzata.

Il prezzo medio del biglietto per la musica leggera si attesta a 37,23 euro, con un incremento del 33% rispetto al 2021.

Quanto al jazz (+18,6% presenze), il successo è favorito dal prezzo accessibile (15,11 euro di media) e dalla proliferazione di festival estivi in tutto il territorio nazionale, con particolare vivacità in Umbria, Sardegna, Sicilia e Piemonte.

La musica classica mantiene la sua identità distintiva con circa 20 mila concerti (+2,8%) e 3,7 milioni di spettatori (+6,1%). Il prezzo medio di 19 euro la rende uno dei generi più accessibili, con politiche tariffarie che spaziano da eventi gratuiti a concerti di prestigio internazionale.

Quanto al complesso del settore i dati generali del fatturato si riferiscono al 2022 e indicano 3,37 miliardi di euro, quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente (+91%) e superiore del 36% ai valori pre-Covid.

Sono dati che portano l’Italia a piazzarsi quarta in Europa per valore aggiunto, contribuendo al 10% del totale UE, dopo Germania (25% del valore aggiunto UE), Francia (19%) e Paesi Bassi (13%).

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