Servono fondi, strutture, personale. E soprattutto serve velocizzare i processi, «ma senza rinunciare alle garanzie di difesa. La stretta sugli appelli non è la giusta via: è necessario intervenire su udienza preliminare e riti alternativi». Ne è convinto il Presidente dell’Unione Camere Penali, l’avvocato Gian Domenico Caiazza, che fa il punto sulle proposte della Commissione in un’intervista a ‘Il Messaggero’.
«La prima urgenza è ridurre i tempi del processo penale, che sono irragionevoli», spiega. «Ci sono però problemi strutturali, c’è un numero di procedimenti impossibile da gestire. Servono investimenti in strutture e personale. Sarebbe incredibile discutere di appello e riti alternativi e non di questo dato cruciale. La struttura non regge il carico del lavoro».
Per ridurre i tempi, «continua, per prima cosa occorre intervenire sulla durata delle indagini preliminari: devono avere un termine oltre il quale ci deve essere una sanzione processuale. La gran parte del tempo si perde tra la fase delle indagini e l’udienza preliminare. Quindi bisogna introdurre termini insuperabili, non sanzioni disciplinari per i magistrati, come era invece previsto ddl Bonafede. Dovremmo prevedere una sanzione processuale: se hai aperto un’indagine e non la chiudi in un determinato tempo, l’indagine decade».
Per approfondire:








