«Ma quale libertà di parola? È chiaro che non esiste più, gli Stati Uniti stanno diventando una repubblica delle banane». Comincia così Derrick de Kerckhove, allievo prediletto ed erede di Marshall McLuhan (intervistato da Paolo Mastrolilli su Repubblica del 20 settembre), per poi finire anche peggio: «La deriva autoritaria è già cominciata. Il problema semmai è capire se esiste una maniera efficace per resistere».
Come giudica quanto sta accadendo, dopo l’omicidio di Kirk? «Gli americani vengono licenziati a destra, sinistra e centro, solo per le opinioni che esprimono, una mail, un messaggio sui social. È una farsa: l’unica libertà di espressione rimasta è quella di elogiare Trump».
Non c’era il Primo emendamento della Costituzione a proteggerla? «Quanto accade è frutto di una lunga storia nel trascurare la frase “We the people”, con cui comincia la Costituzione. Soprattutto il Partito Democratico ha dimenticato il popolo, creando le condizioni per la rabbia che ha favorito l’elezione di Trump nel primo mandato. Lui è stato molto abile a sfruttarla, soprattutto con la comunicazione, attraverso i social. I democratici poi hanno avuto l’occasione di fermarlo con Biden, ma hanno fallito l’obiettivo, accelerando rabbia e risentimento. Lui ha sfruttato molto bene la debolezza degli avversari, ottenendo quello che loro ritenevano impossibile, ossia la rielezione».
E adesso? «Avendo ripreso il potere, Trump lo usa per completare gli obiettivi mancati nel primo mandato. Governa con la paura, all’interno dei confini americani e all’esterno, dove usa l’economia come strumento di ricatto. La rapidità e la brutalità con cui si muove ha scioccato persino i suoi avversari».
L’attacco alla libertà di parola è solo uno degli strumenti per erodere le istituzioni democratiche? «Certo, a partire da come sfrutta il sistema giudiziario, i militari nelle strade delle città, persino la sanità. Sta avendo successo nell’ignorare completamente la Costituzione».