Nel 2024 l’economia toscana è cresciuta, seppur in misura contenuta. Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale della Banca d’Italia, l’aumento del prodotto sarebbe stato pari allo 0,6%, rispetto allo 0,7% registrato a livello nazionale.
L’indicatore del ciclo economico Regiocoin Toscana, che rileva le componenti di fondo del PIL, conferma la prosecuzione della fase negativa del ciclo economico iniziata alla fine del 2022.
Sulle prospettive di ripresa pesano, tra le altre cose, l’incertezza sull’evoluzione delle politiche commerciali statunitensi e la situazione geopolitica internazionale.
La congiuntura industriale è rimasta debole nel 2024. Il settore continua a risentire della crisi della moda, con un impatto particolarmente negativo nelle aree dove il comparto è maggiormente presente.
Secondo l’indagine della Banca d’Italia, il fatturato industriale ha registrato una stagnazione: in lieve crescita per le imprese di maggiori dimensioni, in calo per quelle più piccole.
L’accumulazione di capitale è diminuita; circa la metà delle aziende ha realizzato interventi per l’efficienza energetica, mentre solo un terzo circa ha investito in tecnologie avanzate, un dato inferiore alla media italiana.
Quest’ultima tendenza è legata anche a un ritardo generale nell’integrazione digitale delle imprese toscane.
Le esportazioni hanno mostrato una crescita significativa, ma limitata ai comparti della gioielleria e della farmaceutica.
Nel settore delle costruzioni, il valore della produzione è aumentato del 3% a prezzi costanti, grazie soprattutto agli investimenti pubblici legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Al contrario, l’attività edilizia privata ha mostrato debolezza, con una riduzione delle transazioni immobiliari e una diminuzione nella costruzione di nuove abitazioni.
Per quanto riguarda i servizi privati non finanziari, il fatturato delle imprese è rimasto stabile, con una lieve crescita nei settori del commercio, dell’alloggio e della ristorazione.
Le presenze turistiche complessive sono risultate stazionarie: il calo degli italiani è stato compensato da un aumento degli arrivi stranieri, con una crescita della spesa turistica internazionale pari all’11,6% e incrementi nel traffico passeggeri nei porti (+5,1%) e negli aeroporti toscani (+10,7%).
In agricoltura, il valore aggiunto è cresciuto in misura sostenuta, oltre il doppio della media nazionale, grazie in particolare all’aumento delle quantità prodotte di olio e vino, soprattutto con marchio di qualità.
Nonostante la debole crescita economica, i risultati reddituali delle aziende nel 2024 sono stati in larga parte positivi. La liquidità delle imprese è rimasta elevata, seppure in lieve flessione nella seconda parte dell’anno.
L’occupazione regionale è aumentata del 2,5%, anche se il saldo tra assunzioni e cessazioni si è ridotto di circa un terzo rispetto all’anno precedente, in particolare nell’industria e tra le aziende più piccole.
Quasi tutto l’aumento ha riguardato contratti a tempo indeterminato, con due terzi delle attivazioni nette concentrati nei servizi, soprattutto nel commercio, trasporti e settore turistico.
Il tasso di disoccupazione è ulteriormente sceso al 4,0%, ma si è registrato un maggior ricorso agli ammortizzatori sociali, in particolare nel comparto della moda.
Le retribuzioni sono aumentate per effetto dei rinnovi contrattuali, sebbene la dinamica regionale sia rimasta inferiore alla media nazionale.
Il reddito reale delle famiglie è cresciuto dell’1,2%, anche grazie al calo dell’inflazione (dal 6,1% all’1,1%). I consumi sono aumentati moderatamente, ma il potere d’acquisto resta ancora sotto i livelli del 2019.
Il credito al settore privato non finanziario ha continuato a contrarsi nel 2024, anche se in misura più contenuta: a dicembre la riduzione su base annua è stata dello 0,5% (-2,7% a fine 2023).
A marzo i finanziamenti regionali sono tornati a crescere (+0,5%), per effetto della stabilizzazione dei prestiti alle imprese e dell’accelerazione di quelli alle famiglie.
Per le imprese, i prestiti bancari sono calati dell’1,8% a dicembre, con una flessione più marcata per quelle di piccola dimensione (-6,8%). Il costo dei finanziamenti è diminuito sia per investimenti che per operatività corrente.
I prestiti alle famiglie hanno registrato un’accelerazione (1,5% a dicembre), spinta dal credito al consumo (+7,2%) e dalla ripresa dei mutui per l’acquisto di abitazioni (+1,3%), favoriti dalla riduzione dei tassi di interesse.
Le nuove erogazioni di mutui sono cresciute in tutte le fasce di età, ma soprattutto tra i giovani. Il maggiore costo dei mutui a tasso variabile ha favorito i contratti a tasso fisso.
La qualità del credito è rimasta stabile su livelli elevati. È leggermente aumentato il tasso di deterioramento dei prestiti alle imprese (2,2%), in particolare per quelle piccole (2,8%), mentre per le famiglie è rimasto invariato (0,7%). Anche il tasso di arretrati è cresciuto lievemente, pur restando contenuto.
Il rischio percepito dalle banche è calato, pur restando sopra la media nazionale.
La spesa corrente degli enti territoriali è aumentata, trainata da acquisti di beni e servizi e dalla spesa per il personale sanitario. Le spese in conto capitale sono cresciute nettamente, sostenute dai fondi PNRR.
Alla fine del 2024, oltre il 90% del valore delle gare per lavori pubblici legate al PNRR era stato aggiudicato; più della metà dei lavori era stata avviata e un quinto completato.
Al contrario, l’avanzamento dei programmi comunitari 2021-2027 è ancora contenuto, mentre si sta chiudendo la rendicontazione finale dei progetti del ciclo 2014-2020, caratterizzati da forte frammentazione degli interventi.