Come restituire prestigio alla scuola.
Se lo chiede sul Messaggero Paolo Balduzzi, commentando il caso del dirigente “anti-occupazione” del liceo classico Tasso di Roma, costretto ad alzare bandiera bianca e a cambiare istituto.
Il rapporto tra personale docente, alunni e famiglie si è ribaltato: se una volta un richiamo a scuola equivaleva a un castigo casalingo, ora non è così infrequente che ad una nota sul registro seguano difese a spada tratta, giustificazioni o addirittura denunce da parte dei genitori.
Questo clima difficile ha conseguenze sul livello di preparazione degli alunni?
La risposta è probabilmente negativa in riferimento a singoli episodi; però la graduale perdita di autorevolezza che il personale scolastico e la scuola come istituzione stanno sperimentando, agli occhi degli alunni, delle loro famiglie, della società e a volte purtroppo anche della politica, un impatto lo ha di certo.
A certificare una situazione non ottimale nelle performance scolastiche sono i risultati del test Invalsi, pubblicati proprio ieri.
Seppur siano visibili segnali di miglioramento rispetto al terribile periodo Covid, il livello generale di preparazione degli studenti italiani risulta troppo basso, specialmente in matematica.
Al sud, oltre il 50% degli studenti di terza media non raggiunge un livello di competenze considerato come “di base”.
E altre difficoltà si registrano in italiano.
Cosa dovrebbe servire alla scuola italiana per tornare ad avere l’autorevolezza di un tempo?
Non certo maggiore severità: non si sente certo la mancanza delle bastonate sulle mani o delle punizioni dietro la lavagna.
Quello che invece la scuola dovrebbe provare a offrire ai ragazzi è un coinvolgimento maggiore in esperienze e una riduzione del nozionismo fine a sé stesso.
L’ideale sarebbe avere docenti appassionati che fanno innamorare gli alunni della propria materia e dello studio in generale.
Quando ci sono, questi professori andrebbero peraltro premiati, se non vogliamo lasciare che quello del “merito” sia solo uno spot elettorale.








