La variante Delta ha rallentato la crescita dell’Europa. L’indice Pmi elaborato da Ihs Markit che misura le aspettative delle imprese ad agosto è sceso da 60,2 punti, che rappresentavano il record degli ultimi quindici anni a 59,5. È lo stesso livello di giugno che realizzava comunque il secondo miglior risultato dal 2006. In realtà più che un rallentamento sembra una rotazione. All’inizio dell’estate è cresciuta soprattutto l’industria manifatturiera sfruttando lo slancio delle riaperture. Nell’ultimo mese è toccato ai servizi dove la ripresa è stata più cauta.
Nell’ultimo mese dell’estate, poi, c’è stata l’esplosione del turismo. Si tratta, comunque di spostamenti ancora minimi. Il solo indice della manifattura è sceso ad agosto a 61,5 punti dai 62,8 precedenti, risultando inferiore ai 62 attesi dagli analisti. L’indice dei servizi è rimasto sostanzialmente stabile attestandosi a 59,7 punti dai 59,8 precedenti. L’espansione dei servizi è stata marginalmente più lenta rispetto al picco di 15 anni toccato a luglio, dal momento che alcune aziende hanno nuovamente subito la pressione del rialzo dei contagi.
La produzione manifatturiera, invece, ha continuato ad aumentare dopo risveglio della domanda dagli abissi dell’emergenza sanitaria. Il tasso di espansione ha tuttavia indicato un rallentamento per il secondo mese consecutivo, legato ai disagi sulla catena di fornitura.
Fra le maggiori economie europee, la Germania mostra un peggioramento del Pmi manifatturiero a 62,7 da 65,9 che rappresentava comunque il record degli ultimi ventitre anni (le stime degli analisti indicavano 65 punti). In calo anche i servizi a 61,5 da 61,8 (sopra il 61 atteso). In Francia, la manifattura si porta a 57,3 da 58 (in linea con il consensus) ed i servizi a 56,4 da 56,8 (era atteso 57).
«Ad agosto, la ripresa economica dell’eurozona ha mantenuto uno slancio eccezionale, con un indice Pmi indebolito solo di poco rispetto al recente record di luglio», commenta Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, imputando il rallentamento soprattutto alla diffusione della variante Delta ed ai ritardi della catena di distribuzione che» afferma «hanno lasciato spesso le aziende incapaci di soddisfare la domanda e facendo innalzare i prezzi».
«Sicuramente incoraggiante» aggiunge l’esperto «è il secondo mese di creazione occupazionale al tasso più forte in 21 anni, che rispecchia gli sforzi delle aziende di potenziare la capacità operativa e soddisfare la domanda, che in ultima analisi dovrebbe ulteriormente contribuire a far abbassare la pressione dei prezzi».
«Preoccupano alcuni segnali di incremento dei salari dovuti all’aumento del mercato del lavoro» conclude Williamson «che potrebbero tradursi in un aumento dell’inflazione, e i ritardi delle forniture soprattutto asiatiche che sembrano destinati a persistere ancora per qualche tempo».
Anche se nel manifatturiero si è notato un rallentamento del tasso di creazione di lavoro, in parte dovuto alla carenza di manodopera, la crescita degli organici del terziario ha toccato il valore più alto da settembre 2018. L’ulteriore aumento degli occupati ha contribuito a rinvigorire la capacità produttiva e a limitare la crescita di lavoro inevaso nel mese di agosto, sebbene l’aumento delle commesse in giacenza sia rimasto comunque il terzo più alto nella storia dell’indagine, successivo a quelli di giugno e luglio.
Resta il fatto che l’aumento sostenuto della domanda e le migliorate prospettive dovute alle vaccinazioni danno spazio ad un vigoroso ottimismo per l’anno a venire. Il livello di fiducia è rimasto tra i maggiori dal 2012 Tuttavia, viste le preoccupazioni sulla variante Delta, l’ottimismo è diminuito per il secondo mese consecutivo fino a toccare il valore minimo da marzo.
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