Come di consueto, l’Istat ha rivisto le stime del Pil (vedere ieri il commento di Sergio De Nardis su InPiù) ed ha rivalutato il dato del 2023 e di conseguenza anche quello del 2024.
Dico come di consueto, perché da oltre 20 anni le stime del Pil vengono successivamente riviste al rialzo dall’Istat, come ha dimostrato uno studio che abbiamo pubblicato, De Nardis ed io, sulla rivista trimestrale de “Il Mulino” nel maggio 2024.
Questa sottostima costante del Pil corrente fornisce un quadro negativo del presente, mentre viene rivalutato il passato, e induce ad analisi non corrette.
Ad esempio, nei giorni scorsi si è constatato un aumento dell’occupazione che supera quello del Pil e tutte le analisi ne hanno concluso, giustamente, che era scesa la produttività (rapporto tra Pil e Occupazione).
Ma se poi il Pil viene rivalutato, questa prima analisi di debole produttività appare errata e viene contraddetta.
Ed infatti nello studio che abbiamo pubblicato, risulta che l’Italia ha avuto una produttività in linea con quella di altri grandi Paesi europei, se si guarda alle cifre rivalutate dall’Istat nel corso degli ultimi 20 anni.
Sarebbe bene che l’Istat correggesse questo errore sistemico, che comporta errori di valutazione e, quindi, anche rischi di politiche non adeguate.








